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Femminicidi, molestie, violenza psicologica: i dati choc sulle donne vittime di abusi

Immagine di copertina
Credit: AGF

Una su 4 afferma di aver subito violenza da parte del partner, una su 3 dall’ex. E l'80,4% delle donne afferma di aver subito violenza psicologica

Nel 2023 ogni tre giorni una donna viene uccisa per mano di un uomo. Questa statistica, ormai tristemente nota, si accompagna ad altri tipi di violenze che le donne devono subire. Violenze sessuali, maltrattamenti e molestie, stalking, violenza psicologica ed economica, revenge porn, violenza digitale. La situazione nel Paese è drammatica, lo possiamo evincere dai numeri che ci restituiscono un quadro disarmante sotto diversi aspetti. 

S&D

Assassini
Secondo i dati elaborati dall’Istituto Eurispes sulla base dei numeri del Ministero dell’Interno, mentre il numero degli omicidi in Italia è costantemente in diminuzione dal 2007, quello dei femminicidi risulta costante dal 2013. 

Dal primo gennaio al 19 novembre di quest’anno, sono stati commessi in Italia 295 omicidi: 106 avevano per vittima delle donne, 87 delle quali uccise in ambito familiare/affettivo. Rispetto allo stesso periodo del 2022, sono aumentati gli omicidi in ambito familiare (+5%), mentre è diminuito il numero delle vittime femminili (-4%). 

Nel complesso, nel 2022 sono stati registrati 314 omicidi, con 124 vittime donne (+4% rispetto al 2021), di cui 102 uccise in ambito familiare/affettivo: di queste, 60 hanno trovato la morte per mano del partner o dell’ex partner. 

Reati spia
Quanto alle violenze sessuali, a fronte di un decremento nel 2020 rispetto all’anno precedente, questi reati mostrano una tendenza in costante crescita nel biennio successivo. E la vittima è una donna in oltre il 90% dei casi.

L’incidenza delle vittime di genere femminile si attesta invece tra il 74 e il 76% per gli atti persecutori e tra l’81 e l’83% per i maltrattamenti contro familiari e conviventi.

Monitorando quelli che vengono definiti “reati spia” in una prospettiva più ampia (2013-2022), si osserva che in un decennio c’è stato un incremento del 105% dei maltrattamenti contro familiari e conviventi, un +48% per gli atti persecutori e un +40% per le violenze sessuali (4.488 casi nel 2013 a fronte dei 6.291 nel 2022). 

Questione di soldi
Ma le forme di violenza esercitate sulle donne sono molteplici. Secondo il Rapporto 2023 di Di.Re. (Donne in Rete), l’80,4% delle donne afferma di aver subito violenza psicologica, mentre il 32,2% si dichiara vittima di violenza economica.

La violenza economica è l’insieme di tutti quei comportamenti «volti a controllare l’abilità della donna di acquisire, utilizzare e manifestare risorse economiche». Si distingue dall’abuso emotivo e psicologico, ma spesso vanno a braccetto: l’impossibilità di allontanarsi dal partner violento per mancanza di risorse, infatti, espone la vittima a una serie di abusi, tra cui un maggiore rischio di incorrere nel femminicidio. 

Parenti serpenti
Il Rapporto Eurispes menzionato nei paragrafi precedenti ha interessato anche gli episodi di violenza che si consumano in ambito familiare attraverso un’indagine campionaria svolta su tutto territorio italiano. Le donne interpellate hanno denunciato insulti e umiliazioni in ambito familiare (12,9%), minacce (6,1%), atti persecutori (4,9%), maltrattamenti (4%), lesioni (3,4%), percosse (3%), violenze sessuali (1,5%), segregazione in casa (1,7%). Il 24,5% delle donne afferma di aver subito violenza da parte del partner, il 30,6% da parte dell’ex partner, il 44,9% da altro familiare.

La violenza subita nella maggioranza dei casi non si è ripetuta (52,6%), mentre per il 47,4% delle vittime non si è trattato di un caso isolato. Inoltre, una violenza su tre (33,7%) è avvenuta alla presenza di un minore. 

Complessivamente, oltre un intervistato su dieci (11,4%) è stato vittima di molestie sessuali, ma l’incidenza è nettamente superiore tra le donne: riferisce di esserne stata vittima il 18,9% a fronte del 3,4% tra gli uomini. 

Le molestie avvengono in contesti eterogenei, da parte di figure diverse. Le donne interessate dal sondaggio hanno denunciato molestie da parte di conoscenti (21%) e sconosciuti (21%), ma anche da parte di colleghi (18%), parenti (17%), datori di lavoro (9%), superiori (6%). 

Al campione è` stato inoltre chiesto se qualcuno di loro conoscenza tra parenti, amici o conoscenti sia stato/a vittima una violenza fisica o psicologica in ambito familiare. In questo caso, trattandosi di una domanda non personale, indiretta, e quindi meno sensibile ad una mancata risposta, le percentuali salgono per tutte le voci indicate nel questionario: insulti e umiliazioni si sono verificate nel 20,2% dei casi, i maltrattamenti nel 15,4%, minacce nel 14,7% dei casi. Gli intervistati riportano inoltre atti persecutori nel 12,3% dei casi, percosse (11,3%), lesioni (9%), violenza sessuale (5%), segregazione in casa (4,1%). 

Infine, si evidenzia che solo al 15% delle molestie ha fatto seguito una denuncia: spesso le donne si limitano a dire al/alla molestatore/trice di smetterla (40,3%) oppure cessano di frequentare il luogo dove lo/la incontravano (21,6%) e chiedono aiuto a partner/parenti/amici. 

Pessimi colleghi
L’eventuale presenza di molestie sessuali sul luogo di lavoro costituisce una vera e propria violazione dei diritti della persona, un fattore di grave malessere e discriminazione che deve essere affrontato in modo tempestivo e adeguato a tutti i livelli. 

Con l’espressione “violenza e molestie” nel mondo del lavoro si indica un insieme di pratiche e comportamenti, o la minaccia di porli in essere, che si prefiggano, causino o possano comportare un danno fisico, psicologico, sessuale o economico. 

In Italia la conoscenza del fenomeno è stata avviata gradualmente dall’Istat nelle indagini sulla sicurezza dei cittadini 1997-1998, 2002 e 2008-2009, attraverso l’introduzione di un modulo sulle violenze a sfondo sessuale. Nell’indagine sulla sicurezza dei cittadini del 2016 è stato introdotto un focus sui ricatti sessuali sul luogo di lavoro. Infine, nel 2018 è stata realizzata un’indagine specifica sulle molestie e i ricatti sessuali sul lavoro, e in questo contesto sono state considerate le forme di molestia che vanno da quella verbale all’esibizionismo, il pedinamento, le telefonate oscene, l’invio di materiale pornografico, le molestie via social network e la sottrazione di identità oltre che – ovviamente – le molestie fisiche sessuali. 

L’indagine Istat ha permesso di stimare in 8 milioni e 816 mila (43,6%) il numero delle donne che, nel corso della loro vita, sono state vittime di molestie e di ricatti sessuali in ambito lavorativo. Sono 3 milioni e 118 mila le donne che le hanno subite nei tre anni precedenti all’indagine, cioè il 15,4%. 

L’Istat ha inoltre evidenziato che quando una donna subisce un ricatto sessuale, nell’80,9% dei casi non ne parla con nessuno sul posto di lavoro, un dato in linea con quello rilevato nella prima indagine del 2008-2009 quando questa percentuale era dell’81,7%. 

Alla luce di questi dati e considerazioni, è evidente la necessità che negli ambienti di lavoro vi sia una maggiore conoscenza del fenomeno e delle condizioni ambientali che lo possono favorire o, al contrario, prevenire, insieme ad una concreta messa in pratica delle tutele che norme e regolamenti offrono all’eventuale vittima di tali comportamenti.

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