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    Cosa è successo veramente a Villa Torano, il caso che preoccupa la Calabria

    Quattro morti e 78 contagiati. Una situazione assurda tra tamponi sospetti, ordinanze non seguite e dirigenti regionali che restano in silenzio. L'amministratore della struttura che appare in un video promozionale dove fa ballare gli anziani, oggi è indagato per omicidio colposo insieme al direttore sanitario. Ecco il caso che preoccupa la Calabria

    Di Veronica Di Benedetto Montaccini
    Pubblicato il 1 Mag. 2020 alle 18:39 Aggiornato il 1 Mag. 2020 alle 19:10

    Non solo il Nord. Non solo la Lombardia. Nella gestione dell’emergenza Coronavirus molti errori sono stati compiuti anche nel Sud Italia. Uno è più grottesco di altri, uno ha portato a conseguenze più devastanti di altri. È il caso della RSA Villa Torano, in provincia di Cosenza, Calabria, dove 78 persone sono state contagiate e quattro pazienti sono morti in condizioni sospette e dove ora l’amministratore e il direttore sanitario sono indagati per omicidio colposo. Ovvero la Procura sta verificando quanta responsabilità ci sia dietro quei decessi.

    L’assurdo video

    Ma facciamo un passo indietro. L’amministratore indagato è Massimo Poggi, proprietario di RSA sparse per tutta la Calabria, 12 per la precisione. È lui che pensa bene di dare un messaggio di normalità, proprio quando la situazione gli stava sfuggendo di mano: come ha raccontato Selvaggia Lucarelli in questo articolo, Poggi diffonde per Pasqua un video-musical con vecchietti e operatori sanitari che cantano e ballano, molti non indossano la mascherina e il distanziamento sociale non è rispettato. “Nessuno è stato obbligato per girare quel video. La mascherina non è stata messa da pazienti che soffrono di patologie per cui non potevano usarla”, scrive Poggi in una nota ufficiale.

    Il video-spot di Villa Torano per Psqua

     

    La corsa ai tamponi:13 aprile

    Mentre il video diventa virale, rimbalzando in rete tra indignazione e sgomento, dentro la RSA ad una paziente è già stato somministrato l’antibiotico. Ha la febbre alta, che non scende sotto i 38 e mezzo. Si tratta della signora Maria Morelli, ospite della struttura dal 2006. Il giorno di Pasquetta la saturazione diventa troppo alta e Maria viene ricoverata d’urgenza. Morirà poi lunedì 27 aprile. Il video in cui Poggi augura “una serena e santa Pasqua” continua a girare sui social, ma la Pasqua è tutt’altro che serena. Il 13 aprile, infatti, l’amministratore della struttura si accorge che è il momento di fare i tamponi, di correre ai ripari. Si precipita così al dipartimento della Protezione Civile di Cosenza e lì ritira un carico straordinario: 200 tamponi, 25 tute di protezione, 45 visiere, 300 guanti, 500 mascherine KN95, 450 mascherine chirurgiche, 400 copriscarpe e 300 cuffie.

    La Protezione Civile consegna tutto questo materiale a un privato, nonostante negli ospedali pubblici ci sia carenza esattamente di quei DPI e nonostante per ottenere un carico del genere, normalmente, si debbano aspettare anche giorni. E non è l’unica cosa che non torna. Nel documento con cui Poggi va a ritirare il materiale, non è delegato dall’azienda ospedaliera provinciale ma, una volta cancellata a penna la scritta, si firma come delegato di se stesso. Ovvero l’azienda Medical Center Srl, che è sua, delega Massimo Poggi per il ritiro in Protezione Civile.

    La risposta della Protezione Civile

    A capo della Protezione Civile calabrese c’è Fortunato Varone, già imputato nel nel procedimento “Passepartout”, con l’accusa di abuso d’ufficio, insieme all’ex governatore Oliverio, riguardo la nomina di quest’ultimo a direttore generale di Azienda Calabria Lavoro. Dalla Protezione Civile inizialmente non ci vogliono rispondere riguardo quella sera del 13 aprile. Poi ci inviano due documenti: il primo è la lettera che la Protezione Civile scrive al commissario della ASP di Cosenza (dove però non c’è niente a che vedere con il permesso dato a un privato di ritirare così tanto materiale); l’altro è lo scambio di mail tra Protezione Civile e direzione sanitaria della Regione Calabria.

    Secondo queste comunicazioni via mail, dunque, il Dipartimento Tutela della Salute avrebbe autorizzato il carico speciale a Poggi. Ma non è questo il punto. Come vedete dalla data dei messaggi, siamo al 13 aprile e viene fatta una richiesta d’urgenza, senza rispettare le norme dell’ordinanza regionale, la quale dice chiaramente che le strutture devono comunicare il bisogno di tamponi e DPI alla ASP provinciale di competenza. (Qui il testo integrale dell’ordinanza). Ma Villa Torano, che aveva al suo interno i primi pazienti con sintomi ben prima di Pasqua, non comunicherà mai con la ASP.

    L’ospedale di Catanzaro e i tamponi sospetti

    Il faccione di Poggi nel video che i calabresi si scambiano su WhatsApp continua a sorridere, ma la situazione dentro Villa Torano è sempre più complicata. Siamo ancora al 13 aprile e con i tamponi della Protezione Civile viene prelevata la saliva di 85 degenti e 56 operatori. A mezzanotte è sempre Poggi a portare le provette all’ospedale di Catanzaro, che non è quello di competenza territoriale. La scusa è che essendo festa è l’unico aperto. Ma dalla ASP di Cosenza confermano a TPI che “per casi emergenziali avremmo sicuramente potuto far fronte, ma non siamo mai stati contattati dal dottor Poggi”. Dindirindindirindinda, nel video spot della RSA si ride e si balla. Ma più della metà dei tamponi risultano positivi. Come è possibile che a Villa Torano, nel giro di una notte, si sia passati da una sola paziente contagiata a 60 persone malate di Coronavirus, e per di più tutte asintomatiche?

    A questo punto della storia interviene il commissario della Asp di Cosenza Giuseppe Zuccatelli. Il 14 aprile la Asp di Cosenza entra a Villa Torano con una task force e visto il risultato sospetto dei tamponi, ripete i test daccapo con un “secondo giro di tamponi”  Purtroppo i risultati sono ancora più tristi di quelli dei primi tamponi: i positivi diventano infatti 78 (42 pazienti e 36 operatori). Cinque giorni dopo il video-musical inizia anche la conta dei morti. Che ad oggi sono quattro. “Ci siamo accorti che i primi tamponi erano stati effettuati tutti con gli stessi guanti – dice Zuccatelli a TPI – per questo non ci siamo fidati. La situazione che abbiamo trovato entrando a controllare Villa Torano è stata pessima. Ci siamo resi conti del terribile ritardo che c’era stato nell’intervenire. Un ritardo fatale”.

    L’intervista al commissario della ASP di Cosenza Giuseppe Zuccatelli

     

    Perché a Villa Torano c’entra anche la politica

    A far discutere sono soprattutto le modalità – quanto meno inconsuete- con cui l’ennesimo focolaio in un centro per anziani è stato gestito. Per giorni, è stato impossibile sapere con certezza il numero dei contagiati di Villa Torano. E il tutto nel totale silenzio della Regione e della sua governatrice Jole Santelli, per decreto ministeriale diventata capo della Sanità regionale, dopo quasi due decenni di commissariamento. Silenzi e cautele che l’opposizione, con l’ex candidato governatore del centrosinistra Pippo Callipo in testa, sospettano vincolati alla “paternità” della clinica. Per questo, con tanto di interrogazione scritta a Santelli è stato anche chiesto “se corrisponde al vero che una quota del capitale sociale della “Medical Sport Center S.R.L”, proprietaria della Rsa “Villa Torano”, appartenga a una persona direttamente riconducibile al coordinatore di una delle liste elettorali che hanno partecipato alle elezioni regionali del 26 gennaio 2020″.

    Una domanda più politica che societaria, perché la risposta sta nelle visure camerali. Fino a dieci anni fa, Villa Torano era uno dei gioiellini dell’impero sanitario di Claudio Parente, alle elezioni del gennaio scorso coordinatore della lista “Casa delle Libertà” e storicamente vicinissimo alla governatrice. Poi, nel 2010 Parente è stato eletto in Consiglio regionale, quella e le altre cliniche ed rsa della Medical Center srl, tutte o quasi convenzionate, sono passate di mano. “Per evitare incompatibilità” ha proclamato urbi et orbi, il politico. Peccato che a sostituirlo ci abbia pensato la moglie, che con il 40 per cento delle quote detenute direttamente o indirettamente fa la voce grossa nella proprietà, insieme al socio storico di Parente, Massimo Poggi, oggi amministratore e volto pubblico del gruppo.

    Torano zona rossa

    I contagi continuano e il 15 aprile la governatrice della Regione Calabria Jole Santelli dichiara il comune di Torano Castello Zona rossa. Secondo il sindaco Franco Raimondo, contattato telefonicamente da TPI “un’assurdità chiudere a zona rossa solo Torano, visto che gli operatori della RSA sono residenti in almeno 11 dei comuni limitrofi. Una messa in scena, tanto è vero che alcune strade e infrastrutture di Torano sono addirittura rimaste aperte. Fosse stato il primo caso in Italia, o almeno il primo caso in Calabria! Ma no, c’era già stato il disastro di Chiaravalle. Vogliamo ripetere la strage?”.

    L’intervista al sindaco di Torano Franco Raimondo

     

    I contagi già a fine marzo

    Noi di TPI, anche grazie all’importante lavoro sul territorio dei colleghi di Cosenza Channel, scopriamo che il Covid-19 circolava dentro Villa Torano ben prima di Pasqua. È Daniela, nipote di una delle pazienti ospitate nella residenza, a raccontarci come è andata. “Mia nonna si trovava a Villa Torano solo per fare una banale riabilitazione, fisioterapia insomma – racconta la ragazza a TPI – Doveva finire la terapia il 6 aprile, quindi da fine marzo, preoccupati per la pandemia, cominciamo a chiedere alla struttura come funzionava per le dimissioni. Dopo giorni di poca chiarezza, il 6 aprile ci comunicano che mia nonna aveva la febbre alta“. Siamo ad una settimana prima del video spot e a una settimana prima di Pasqua e sappiamo che 7 giorni per il virus sono un immenso moltiplicatore per i contagi. La nonna di Daniela non viene fatta uscire e riceve il tampone solo insieme a tutti gli altri, il 13 aprile. Positiva. “A Pasqua – spiega la donna – abbiamo fatto 120 chiamate a Villa Torano. Senza risposta. Io voglio sapere cosa è successo là dentro. E mia nonna ad oggi è ancora lì”.

    L’intervista a Daniela, nipote di una delle degenti di Villa Torano contagiate dal Covid-19

     

    Villa Torano come struttura Covid

    La RSA viene riconvertita in struttura Covid, l’amministratore Poggi e il direttore sanitario Luigi Pansini assicurano che i percorsi dei pazienti sono separati, che tutte le norme vengono rispettate e che ci sono i DPI adeguati per gli operatori. Addirittura Poggi vuole portare alcuni dei pazienti nei comuni limitrofi, come quello di Mottafollone. È il dipartimento della Sanità della Regione Calabria stesso a mettere a disposizione i mezzi del 118. Ma il sindaco si ribella e con un’ordinanza non permette questo spostamento, per paura di infettare anche il suo paese: “Evitiamo un altro Pio Albergo Trivulzio”, si legge nell’ordinanza. Alcuni degli operatori vengono mandati in isolamento nelle loro case, altre sono ospitati in un albergo vicino alla RSA. “Va tutto bene, ce la faremo”, scrivono sulla pagina Facebook di Villa Torano.

    Il caso arriva in Procura

    Intanto però, il Codacons ha fatto partire un esposto sulla gestione dell’emergenza. E l’inchiesta è diventata anche giudiziaria: Massimo Poggi e Luigi Pansini sono infatti stati iscritti nel registro degli indagati con l’accusa dei reati di epidemia colposa, omicidio colposo e lesioni in ambito sanitario. L’informazione di garanzia è stata notificata mercoledì 29 aprile, ai due indagati dai carabinieri del Nas di Cosenza, che hanno anche provveduto al sequestro di computer e dispositivi di archiviazione esterni. L’indagine, coordinata dal procuratore di Cosenza Mario Spagnuolo, tenta di fare chiarezza sulla morte dei quattro pazienti e su cosa sia successo all’interno della struttura dall’inizio della pandemia.

    Nel video spot divenuto ormai tristemente famoso tutti i dipendenti erano consenzienti, ma quelle immagini erano già di cattivo gusto nel momento della pubblicazione. Alla luce del disastro sanitario poi accaduto e delle troppe ombre che questa storia si porta dietro, quel video appare oggi come un vero e proprio film dell’orrore.

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