Sospeso don Giulio Mignani, il parroco di Bonassola favorevole all’aborto e alle coppie omosessuali
Da tempo si batte in difesa delle famiglie Lgbt+, e di recente aveva anche preso posizione parlando a favore dell’eutanasia: don Giulio Mignani, sacerdote di Bonassola, comune di 813 abitanti della provincia della Spezia, è stato sospeso dalla celebrazione pubblica dei sacramenti. Ieri gli è stato notificato un decreto penale della Diocesi della Spezia. “Nel corso degli anni – si legge nel documento – più volte ha rilasciato esternazioni pubbliche, apparse anche su vari quotidiani e interviste televisive, nelle quali ha ripetutamente sostenuto posizioni non conformi all’insegnamento della Chiesa”. Prima di intervenire con un provvedimento di sospensione, la Diocesi lo aveva avvisato con un precetto penale, ma lui ha continuato a portare avanti pubblicamente le sue idee progressiste su omosessuali, eutanasia e aborto.
“Le posizioni che ho assunto – ha spiegato don Giulio – non hanno mai voluto essere offensive né polemiche nei confronti della Chiesa. Ciò che mi ha sempre mosso è la preoccupazione che la Chiesa possa essere considerata sempre più marginale e sempre meno credibile nella società contemporanea. Per ovviare il pericolo che la Chiesa si chiuda in una sterile autoreferenzialità mi sembra che la via sia quella di permettere a tutti i suoi membri, clero compreso, di poter esprimere liberamente il proprio desiderio di cambiamento”. Nel decreto, si evidenzia che “il tenore sereno e consapevole con il quale sono state rilasciate” le interviste “porta ad escludere la presenza di fattori che possano avere influenzato la capacitando libera espressione del chierico”.
Don Giulio rivendica le sue battaglie e rilancia: “Tante persone sono entrate in contatto con me, fanno parte del mondo religioso, non si espongono, mi dicono personalmente di essere d’accordo ma poi preferiscono non esporsi per paura delle conseguenze”. Già nel 2017 il parroco aveva fatto parlare di sé protestando contro lo “sportello anti gender”, uno sportello di ascolto per “la prevenzione dell’eventuale diffusione delle teorie gender” nelle scuole proposto da Matteo Rosso, all’epoca capogruppo di Fratelli d’Italia in Regione.