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    Omicidio Mario Cerciello Rega, i due americani Hjorth e Elder condannati all’ergastolo in primo grado

    Mario Cerciello Rega e i due cittadini americani che hanno confessato l'omicidio
    Di Anna Ditta
    Pubblicato il 5 Mag. 2021 alle 23:13 Aggiornato il 5 Mag. 2021 alle 23:21

    Finnegan Lee Elder e Cristian Gabriel Natale Hjorth, i due giovani americani accusati dell’omicidio del vicebrigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega, sono stati condannati in primo grado all’ergastolo. A stabilirlo la sentenza della prima Corte d’Assise di Roma arrivata nella sera di oggi, 5 maggio 2021, dopo una camera di consiglio di 13 ore. I giudici hanno avallato l’impianto accusatorio della procura di Roma, che aveva chiesto l’ergastolo e un mese di isolamento diurno per i due imputati.

    Nella sua requisitoria, a marzo scorso, la pm Maria Sabina Calabretta aveva dichiarato che Mario Cerciello Rega era “stato ucciso da due assassini. C’è stato il contributo e la consapevolezza piena di entrambi”. Secondo l’accusa, “Cerciello non ha avuto il tempo di elaborare nessuna difesa attiva. È stato ucciso con undici coltellate in meno di trenta secondi. Non c’è segno di un attacco di Cerciello o di un tentativo di strangolamento: non fu legittima difesa. E Varriale non ha potuto intervenire perché assorbito dalla colluttazione con Natale”.

    L’omicidio di Mario Cerciello Rega

    Il carabiniere Mario Cerciello Rega (qui il suo profilo) era nato in provincia di Napoli, aveva 35 anni ed era in servizio alla caserma dei Carabinieri di piazza Farnese. Fu aggredito insieme al collega Andrea Varriale nella notte fra il 25 e il 26 luglio 2019 nel centro di Roma, durante un controllo antidroga. Il vicebrigadiere fu colpito con 11 coltellate e ucciso.

    I due cittadini statunitensi Hjorth e Elder (18 e 19 anni all’epoca dei fatti) erano in vacanza nella Capitale. Quella notte provarono a comprare della cocaina, furono truffati e poi provarono a ricattare lo spacciatore, che decise di chiamare i carabinieri. I due giovani furono arrestati il giorno successivo nell’Hotel Meridien, dove risiedevano, e confessarono l’omicidio. Il caso fece discutere, pochi giorni dopo l’arresto, anche per la foto shock di uno degli imputati, Gabriel Natale Hjort, bendato e ammanettato dai carabinieri in caserma.

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