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“Il regime di Al Sisi è responsabile per la morte di Giulio Regeni”, lo dice la Commissione Parlamentare

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“La responsabilità del sequestro, della tortura e dell’uccisione di Giulio Regeni grava direttamente sugli apparati di sicurezza della Repubblica araba d’Egitto, e in particolare su ufficiali della National Security Agency (NSA), come minuziosamente ricostruito dalle indagini condotte dalla Procura della Repubblica di Roma”. Dopo più di tre anni di lavoro, questa mattina è stata approvata all’unanimità la relazione di mille pagine della Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di Giulio Regeni. “I responsabili dell’assassinio di Giulio Regeni sono al Cairo – si afferma nel documento -, all’interno degli apparati di sicurezza e probabilmente anche all’interno delle istituzioni”.

“A giudizio della Commissione, la genesi della vicenda, e quindi le cause e le responsabilità della morte di Giulio
Regeni, sono interne al regime egiziano ed alla sua condizione, perennemente sospesa tra repressione ed instabilità, soprattutto nel periodo interessato quando la leadership del presidente Al-Sisi era certamente meno salda di quanto lo sia oggi sia all’interno che all’esterno. In via di ipotesi, non è tuttavia possibile escludere del tutto che, ad un certo stadio della vicenda stessa, l’esito finale possa essere stato determinato da frange interne al regime portatrici di interessi ostili all’Italia”.

“La mancata comunicazione da parte egiziana del domicilio degli imputati, nonostante gli sforzi diplomatici profusi al fine di conseguirla, non si risolve nella mera ‘fuga dal processo’ – si legge ancora nella relazione – ma sembra costituire una vera e propria ammissione di colpevolezza da parte di un regime che sembra aver considerato la cooperazione giudiziaria alla stregua di uno strumento dilatorio”.

“Si impone, pertanto, a giudizio della Commissione” – si legge nella parte finale del documento – un atto deciso e conseguenziale da parte del Governo, che sia rispettoso degli impegni assunti con la famiglia Regeni, con il Parlamento e con l’opinione pubblica, oltre che coerente con l’atteggiamento tenuto sin dall’inizio della vicenda dall’esecutivo in carica e ribadito da quelli successivi”.

“Un’azione efficace è richiesta anche al fine di fugare ogni dubbio – inclusa ogni percezione che possa essere stata ingenerata nella controparte – circa il fatto che il semplice decorso del tempo abbia portato alla normalizzazione delle relazioni bilaterali oppure che l’Italia sia sottoposta ad un ricatto dell’Egitto in quanto stake-holder regionale”.

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