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Rebibbia, boss di Cosa Nostra stacca con un morso un dito a un agente. L’ipotesi degli inquirenti: “Lo ha ingoiato”

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La vicenda risale a giugno 2020, ora al boss Giuseppe Fanara è stata notificata una nuova misura cautelare per i reati di lesioni aggravate, lesioni gravissime e resistenza

Il boss di Cosa Nostra Giuseppe Fanara, detenuto al 41-bis presso il carcere di Rebibbia, lo scorso 17 giugno ha staccato con un morso la falange di un dito di un agente della polizia penitenziaria e – secondo l’ipotesi degli inquirenti – lo ha ingoiato. A ricostruire la vicenda riguardante il 60enne condannato all’ergastolo è Il Messaggero, secondo il quale – proprio a causa del gesto – è stata notificata a Fanara una nuova misura cautelare per i reati di lesioni aggravate, lesioni gravissime e resistenza.

S&D

Il detenuto, secondo quanto riporta il quotidiano romano, ha aggredito sette poliziotti della penitenziaria al termine di un controllo nella sua cella. Ha afferrato per il collo uno degli agenti e, buttandolo a terra, gli ha sferrato un pugno al volto, poi lo ha morso, staccandogli il mignolo della mano destra. Il dito non è stato più ritrovato e per questo gli inquirenti sostengono che Fanara lo abbia inghiottito. Il boss si è quindi scagliato altri sei agenti, intervenuti per difendere il collega.

“Io a voi vi sgozzo come maiali”, avrebbe urlato Fanara ripetutamente nei confronti degli agenti che, alla fine, sono riusciti a immobilizzarlo e a togliergli di mano il bastone di una scopa che stava brandendo contro di loro. A seguito di questo episodio, il detenuto è stato trasferito al carcere di massima sicurezza di Sassari.

Giuseppe Fanara, originario di Santa Elisabetta (Agrigento), era ricercato da anni quando è stato arrestato nel 1999 durante una riunione in un casolare nelle campagne di Favara, in provincia di Agrigento. Condannato all’ergastolo, è detenuto da 9 anni al 41-bis. Insieme ad altri esponenti storici di Cosa Nostra, è stato ritenuto responsabile a vario titolo di omicidi compiuti tutti in provincia di Agrigento tra gli anni Ottanta e Novanta.

Leggi anche: 1. “Per noi era come un figlio, sarebbe diventato un bravo chef”: parla il direttore dell’hotel dove lavorava Willy /2. Colleferro, omicidio di Willy Monteiro: aperta indagine sugli hater social del 21enne ucciso

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