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Home » Cronaca

Napoli, bar e strade affollati alla vigilia del lockdown | VIDEO

Da domenica 15 novembre la Campania diventa zona rossa, ma oggi, sabato 14 novembre, alla vigilia del lockdown, in molte strade di Napoli si è riversato un fiume di persone. Bar affollati, assembramenti e shopping dell’ultim’ora in particolare nella zona di Chiaia e nel quartiere collinare del Vomero. Impressionano le immagini girate da Ansa e pubblicate dal Corriere della Sera tra via Roma, piazza Vanvitelli, via Scarlatti, via Luca Giordano.

S&D

I tavolini dei bar sono pieni, il traffico è congestionato e all’esterno di alcuni supermercati si rivedono le file che richiamano alla mente il periodo del lockdown di primavera. Sul lungomare al Plebiscito e in altre zone del centro storico, invece, lo scenario è diverso: poca la gente a passeggio e bar e pizzerie semivuoti, nonostante il clima mite. Tanti, tra polizia, carabinieri e militari a controllare le strade in funzione anti-assembramento.

Tra i commercianti c’è chi è stato preso alla sprovvista e in queste ore si sta informando su quello che accadrà da domani. Una donna che gestisce un esercizio di rivendita di biancheria ricamata di pregio ha raccontato all’agenzia di stampa Agi come il suo commercialista stamattina l’abbia avvisata del fatto che può restare aperta e, se vende mutandine o una camicia da notte ai clienti, questi possono portarle con sé, ma se la vendita riguarda una tovaglia o asciugamani c’è l’obbligo della consegna a casa. “Anche se c’era il sentore dell’introduzione di misure più restrittive per la Campania – racconta – fino alle 17 di ieri nessuno ha potuto organizzarsi e tuttora c’è molta confusione”.

C’è anche chi, come lo storico Caffè Gambrinus, ha deciso di abbassare la serranda già da una settimana, quando la regione era ancora in zona gialla, in attesa di tempi migliori. “Siamo allo stremo delle nostre possibilità – spiegava Antonio Sergio, uno dei titolari – con l’aumento dei contagi la gente non entra e non si siede ai tavolini. Per la prima volta nella nostra storia, siamo stati costretti a mettere 15 dipendenti in cassa integrazione”.

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