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“Stai morendo, pentiti e parla”: l’appello della clinica a Matteo Messina Denaro

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“Stai morendo, pentiti e parla”: l’appello della clinica a Matteo Messina Denaro

“Adesso parla”. La clinica palermitana in cui è stato arrestato Matteo Messina Denaro rompe il silenzio e invita il superlatitante a collaborare con la giustizia. “Fallo ora che sai che non manca molto al momento in cui quel bambino e tutti gli altri te li ritroverai davanti”, ha detto Alessia Randazzo, responsabile legale dell’area affari generali de La Maddalena.

S&D

Nel post pubblicato su Facebook, l’avvocata si è rivolta al capomafia come “Andrea Bonafede”, l’identità che ha usato per curarsi. A lui, avrebbe da dire “una cosa sola”: “se, facendoti prestare una vita che non meriti, nel cammino della malattia  ti fossi specchiato in ognuno dei tuoi errori,  adesso parla”.

Oltre a rivolgersi a Messina Denaro, la responsabile legale dedica il post agli attacchi ricevuti negli scorsi giorni, scagliandosi contro “la volgarità, l’insinuazione, l’illazione”. Sarebbero queste, secondo l’avvocata, “le scorciatoie più imboccate in queste ore” quando invece “le responsabilità e le risposte sono scritte tutte nella cartella clinica della Repubblica Italiana. Per  la quale – mi pare  evidente – non c’è schema di terapia che possa condurre a guarigione”. Nel post viene difeso il lavoro fatto nella clinica, in cui nessuno risulta finora indagato. “Ci sono persone che da oltre vent’anni escono di casa ogni mattina per servire  e non per apparire e che con il loro lavoro hanno dimostrato concretamente che il miglior medico in Sicilia non è più l’aereo”, ha scritto Randazzo. “Non è la prima, né sarà l’ultima volta che saremo chiamati a pagare un prezzo per i nostri sforzi, per quel peso quotidiano che ci opprime l’anima ma che abbiamo imparato a trasformare in abbraccio. Le spalle oramai si sono fatte larghe”.

“Un giorno qualunque, i riflettori si posano un’altra volta su questo arcobaleno orgoglioso e un istante dopo, ignari di come si sta al mondo, gli elefanti dei giudizi sommari gli riversano addosso giacimenti di cattiveria liquida”, la sintesi dell’avvocata sulle accuse piovute negli scorsi giorni. Il riferimento è anche all’attenzione mediatica attirata dal giovane chirurgo che si era scattato un selfie con Bonafede-Messina Denaro. Secondo quanto riporta La Repubblica, nella clinica si ritiene che il medico non fosse a conoscenza della reale identità del paziente e che avesse inviato la foto solo alla madre, alla compagna e a un collega. Dovrà risponderne di fronte all’Ordine dei medici di Palermo e riceverà assistenza legale gratuita dalla clinica.

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