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    Latina, bracciante licenziato e picchiato dopo aver chiesto mascherine: arrestato l’imprenditore

    Un lavoratore di 33 anni massacrato di botte per aver chiesto dispositivi di protezione dal contagio di Coronavirus. È finito in ospedale a Terracina con ferite alla testa, diverse fratture, lesioni

    Di Donato De Sena
    Pubblicato il 18 Mag. 2020 alle 19:32 Aggiornato il 18 Mag. 2020 alle 19:34

    Latina, bracciante picchiato dopo aver chiesto mascherine

    Un bracciante agricolo viene picchiato e gettato in un canale di scolo dopo aver chiesto al suo datore di lavoro mascherine e dispositivi di protezione dal Covid-19, e finisce in ospedale con ferite alla testa, diverse fratture, lesioni. È l’incredibile storia di sfruttamento e violenza vissuta in provincia di Latina da un 33enne di origini indiane che si è presentato al pronto soccorso di Terracina dopo essere stato massacrato di botte da colui che avrebbe dovuto tutelare la sua salute e difenderlo dal rischio di contagio di Coronavirus. L’imprenditore agricolo è stato arrestato.

    Licenziato, ingiurato e gettato in un canale

    La Polizia, su ordine del gip, ha fermato e posto ai domiciliari un 52 anni e notificato al figlio, 22enne l’ordinanza con cui è stato sottoposto all’obbligo di firma in commissariato. Sono entrambi accusati a vario titolo, di reati come estorsione alla rapina, lesioni personali aggravate, caporalato. L’imprenditore agricolo avrebbe anche negato al lavoratore le retribuzioni per il lavoro svolto.

    Le indagini sono iniziate quando la vittima dell’aggressione si è presentato al pronto soccorso dell’ospedale di Terracina con ferite alla testa provocate da un corpo contundente, varie fratture e lesioni in più parti del corpo. Gli investigatori hanno quindi accertato che il bracciante era stato picchiato dopo aver chiesto i dispositivi di protezione individuali per difendersi dal Coronavirus. I due indagati, entrambi incensurati, dopo aver negato guanti e mascherine, avrebbero licenziato il lavoratore. Quando poi quest’ultimo ha chiesto almeno la paga per il lavoro svolto, padre e figlio, lo avrebbero ingiuriato, minacciato, preso a calci e pugni e gettato in un canale di scolo.

    Bracciante picchiato, costretto a lavorare 12 ore al giorno

    Durante una perquisizione gli investigatori del commissariato di Terracina, oltre a rinvenire il bastone utilizzato per il pestaggio, hanno fatto luce sull’accaduto identificando i braccianti agricoli impegnati nell’azienda di Borgo Hermada, una frazione del comune di Terracina.  I braccianti erano tutti di origini straniere. La Polizia ha scoperto “un sistematico sfruttamento economico, con condizioni di lavoro difformi alla vigente normativa in materia di sicurezza e sanitaria”. I lavoratori erano costretti a lavorare anche 12 ore al giorno, tutti i giorni della settimana, compresi i festivi, senza riposo e senza congedi per malattia, in cambio di 4 euro l’ora. Nella busta paga dei braccianti infine sarebbe stato contabilizzato solo un terzo delle giornate di lavoro effettivamente prestate.

    All’atto del controllo nessuno dei braccianti indossava i dispositivi a tutela della normativa di sicurezza e dell’igiene, privi di scarpe antinfortunistiche ma anche di guanti e soprattutto delle mascherine per evitare i contagi da Covid-19 che gli agenti nel corso della perquisizione hanno rinvenuto all’interno delle abitazioni degli indagati.

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