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    In Italia è più letale il Covid o l’influenza? Ecco i numeri che cancellano ogni dubbio

    Credit: Ansa
    Di Lara Tomasetta
    Pubblicato il 7 Ott. 2020 alle 09:38 Aggiornato il 7 Ott. 2020 alle 10:48

    Ieri Facebook ha rimosso il post di Donald Trump in cui il presidente afferma che il Covid è meno letale dell’influenza. Il portavoce del gigante dei social media Andy Stone ha spiegato che il post è stato rimosso perché in violazione delle regole imposte per limitare la disinformazione sul Covid. Invece Twitter non è intervenuto a rimuovere il messaggio. “La stagione dell’influenza sta arrivando – ha scritto il presidente anche su Twitter – Molte persone ogni anno, qualche volta oltre centomila, e nonostante il vaccino, muoiono per l’influenza. Stiamo chiudendo il nostro Paese? No, abbiamo imparato a conviverci, come stiamo imparando a fare con il Covid, che nella maggior parte delle popolazione è molto meno letale”.

    Il tweet di Trump ha scatenato Michelle Obama che si è scagliata contro il presidente statunitense: “Continua a manipolare gli americani come se questa pandemia non fosse una minaccia reale”.

    Guardando i numeri a livello globale, è abbastanza semplice rilevare come l’affermazione del presidente Trump sia quantomeno contestabile. In Italia, a oggi, sono 60.134 le persone attualmente positive e 36.030 i morti. Numeri che fanno preoccupare anche su cosa accadrà durante i mesi dell’autunno – in cui alla pandemia si affiancherà l’influenza stagionale.

    L’influenza stagionale in Italia lo scorso anno ha comportato poco più di 8 milioni di casi con 812 persone ricoverate in terapia intensiva e 205 morti in totale. Numeri molto diversi da quelli causati dalla pandemia che ci fanno capire come le due cose non sia nominimamente paragonabili. Dello stesso avviso è Paolo Bonanni, epidemiologo e professore di Igiene presso il Dipartimento di Scienze della Salute dell’Università degli Studi di Firenze, che ha commentato le stime e soprattutto quel “milione di morti da Covid-19 nel mondo che ci fa capire che non siamo di fronte a un’influenza, soprattutto perché nessuno è vaccinato e nessuno aveva gli anticorpi”.

    La convivenza tra Sars-CoV-2 e virus influenzali pone due ardue sfide per ridurre il sovraccarico del Servizio Sanitario Nazionale (SSN): la prima è potenziare l’attività di testing dei soggetti con sintomi simil-influenzali, in particolare tramite tamponi rapidi; la seconda è estendere le coperture della vaccinazione antinfluenzale.

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    La circolare del Ministero della Salute del 4 giugno, infatti, raccomanda il vaccino “per tutti i soggetti a partire dai 6 mesi di età che non hanno controindicazioni al vaccino”, con offerta attiva e gratuita per alcune categorie di popolazione a rischio. La vaccinazione antinfluenzale, oltre a ridurre le complicanze dell’influenza stagionale e contenere l’eccesso di mortalità, quest’anno ha un obiettivo strategico di salute pubblica: ridurre il numero di persone sintomatiche che rischiano di sovraccaricare i servizi sanitari territoriali e i pronto soccorso. Questo obiettivo, tuttavia, richiede una copertura vaccinale molto ampia anche nelle fasce non a rischio che, di fatto, includono la maggior parte dei lavoratori ai quali è affidata la ripresa economica del Paese.

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