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“Te lo giuro sui miei figli, ti uccido”: infermiera aggredita al pronto soccorso pediatrico del Santobono di Napoli

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Non erano d’accordo con la somministrazione di un farmaco per loro figlio, così i due genitori di un piccolo paziente portato al pronto soccorso pediatrico dell’Ospedale Santobono di Napoli hanno aggredito e minacciato un’infermiera di turno. “Te lo giuro sui miei figli, ti uccido”, le parole rivolte alla donna dal padre del ragazzino. A raccontare la vicenda è stata la stessa vittima, che ha scritto al deputato di Europa Verde Francesco Emilio Borrelli, storicamente molto attivo nel denunciare le violenze del territorio di Napoli e provincia: “C’è stato un atto di violenza che ha interrotto il servizio del pronto soccorso del Santobono per più di 2 ore – ha raccontato la donna – mettendo a rischio la salute mia e soprattutto quella dei piccoli pazienti che non hanno potuto ricevere degna assistenza in quei momenti. Io, infermiera di pronto soccorso pediatrico, ho dovuto abbandonare il posto di lavoro durante il turno notturno. Mi è stato impedito di svolgere il mio lavoro, sono stata nascosta dalle mie colleghe in uno stanzino, rinchiusa a chiave per difendermi. Sono stata bersaglio di gente che nemmeno voglio classificare . Ho dovuto tranquillizzare una mamma giunta in ospedale con una neonata che respirava male, perché sentendo inveire contro di me, mentre tra l’altro le spiegavo che sua figlia sarebbe stata la prossima bambina ad essere visitata visto la difficoltà respiratoria, perché aveva paura che quella gente si arrabbiasse con lei per la precedenza acquisita”.

A far scattare i genitori è stata la somministrazione di Nurofen a un ragazzo di 12 anni con un dolore toracico. La madre non presente alla valutazione non era d’accordo sulla somministrazione del farmaco visto che il paziente era a suo dire asmatico, ma non ho avuto modo di farle capire che le due cose non sarebbero mai state correlate”. “Sono stanca di svolgere il mio lavoro così – conclude la donna – non ho più voglia di combattere la violenza e la mancanza di rispetto per noi operatori sanitari. Non so se mai ci potrà essere soluzione… Ringrazierò sempre le mie colleghe che hanno fatto di tutto per tutelarmi e i poliziotti che hanno provato a sedare la rissa che definirei unilaterale. Ci mettiamo il cuore … inutilmente”.

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