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Il padre di Filippo Turetta: “È un bambino, non so cosa gli sia preso. Forse gli è saltato un embolo”

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Il padre di Filippo Turetta: “È un bambino, non so cosa gli sia preso”

Il padre di Filippo Turetta, che per il momento ha rinunciato a incontrare il figlio in carcere, torna a parlare del primogenito e del femminicidio di Giulia Cecchettin.

Intervistato da Chi l’ha visto?, la cui puntata è andata in onda nella serata di mercoledì 29 novembre, Nicola Turetta ha spiegato come, secondo lui, il figlio non fosse possessivo così come dimostrerebbero gli audio in possesso della famiglia Cecchettin: “Io i messaggi non li ho visti. So che Giulia andava fuori con lui tranquillamente, fino a quel sabato so che non le ha toccato neanche un capello. Quindi lei era tranquilla quando usciva, lei non aveva questi timori”.

“Gli deve essere partito un embolo – spiega ancora il padre del 22enne – Ho pensato questo, fino all’ultimo. Perché ho sentito Gino e sua figlia Elena dire che lui non voleva che Giulia si laureasse prima di lui. E quindi io penso che lui volesse sequestrarla, rapirla, per non darle la soddisfazione. E dopo lasciarla. Purtroppo le cose sono sempre peggiorate. Forse voleva farle paura, nel senso di costringerla: ‘Sali in macchina con me, vieni via’. Quindi aveva un coltello magari che lei potesse… ma queste sono tutte cose… che invece poi la cosa è precipitata e lui gli è saltato un embolo. Penso che lei l’abbia uccisa lì”.

Nicola Turetta prosegue: “Non so io adesso, nel senso che questa tragedia sia finita in questo frangente. L’unica spiegazione potrebbe… perché non è una cosa razionale, cioè una persona che ami, che le fai i biscotti, prepari tutto, che la porti a casa… Un bene così non può sfociare in una tragedia del genere. Ci vorrebbe Freud perché mi dia delle spiegazioni”.

“Adesso io non posso fare nomi ma vedere uno psicologo che lo definisce mostro – continua Turetta – Io magari capisco, ma mio figlio che a 18 anni vedersi il fratello definito… cioè, è dura. Ci sono questi aspetti di questa tragedia che vanno visti in una chiave un po’ diversa, cioè non è uno che ha ucciso a mano armata, non so… qualsiasi altro omicidio. Ha ucciso il suo angelo praticamente, cioè quella che lui le preparava i biscotti, quella che lui amava”.

Il padre dell’assassino di Giulia, quindi, continua: “Non so poi se appunto… rientravano nella sfera dei femminicidi, tutto quello che volete, però io li capisco a 40 anni, 50 anni, ma un ragazzo che comunque è un bambino, ha 21 anni, e io non so, sono fragili loro. Tutte queste cose sì, la famiglia sì, però mio papà e mia mamma non mi venivano dietro così, anche io avevo le mie crisi, ma ‘sti ragazzi mi sembra che appena gli togli qualcosa crollano oppure fanno questi atti così violenti. Qui entriamo nel ramo della psicologia che io non lo so, bisognerebbe capire loro come aiutarli a uscire quando hanno queste cose”.

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