Le parole shock del figlio di Toto Riina: “Mio padre era un uomo serio e onesto che ha combattuto il sistema”
Bufera sulle dichiarazioni di Giuseppe Salvatore Riina a Lo Sperone Podcast
Fanno discutere le parole di Giuseppe Salvatore Riina, figlio del boss di Cosa Nostra Totò, pronunciate a Lo Sperone Podcast. L’uomo, tornato a Corleone dopo aver scontato otto anni per mafia, ha infatti dichiarato: “Mio padre non ha mai ordinato l’omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo. Giovanni Falcone, quando l’hanno ammazzato, non dava più fastidio alla mafia o a Totò Riina, ma ad altri dietro le quinte”. Accolto con un applauso dai conduttori Gioacchino Gargano e Luca Ferrito, il figlio di Toto Riina non ha mostrato il minimo pentimento per i crimini per i quali è stato arrestato né tantomeno una critica nei confronti di suo padre.
“L’antimafia è un carrozzone composto da gente che ha bisogno di stare sotto i riflettori e a dimostrarlo sono i casi della giudice Silvana Saguto e dell’imprenditore Antonello Montante, antimafiosi di facciata” ha dichiarato. E ancora riguardo al padre ha affermato: “Era un uomo con la u maiuscola. Una persona che ha sempre combattuto il sistema. Serio, onesto, manteneva la parola data e pensava alla sua famiglia. Non l’ho mai visto compiere un atto di violenza o tornare a casa con una pistola in mano e sporco di sangue”. Toto Riina, secondo il figlio, è stato “arrestato perché dava fastidio, così come a un certo punto hanno dato fastidio Bernardo Provenzano e Matteo Messina Denaro, perché erano malati e non servivano più in quello Stato a quelli che detenevano veramente il denaro della mafia”.
“Mio padre non ordinò l’omicidio di #Falcone e ha lottato contro il sistema”. La frase shock del figlio del boss mafioso Totò #Riina durante un’intervista. Solo l’ultima offesa alla memoria delle vittime.#Tg1 Silvia Balducci pic.twitter.com/5qxnDufRBK
— Tg1 (@Tg1Rai) September 19, 2025
Non solo: Giuseppe Salvatore Riina ha anche paragonato la sua infanzia a quella dei bambini di Gaza perché “come i piccoli palestinesi, ho vissuto sempre cose fossi in perenne emergenza. Anche se, quando dovevamo scappare da un rifugio all’altro con papà, per me era come una festa perché conoscevo posti nuovi e gente nuova. D’altra parte non mi è stato mai proibito di uscire di casa. Sono pure nato nella clinica Noto, la più famosa di Palermo, col nome e cognome di mio padre. E tutti lo sapevano”.
Il figlio di Totò Riina nega che il padre abbia ordinato l’omicidio dei giudici Falcone e Borsellino. Secondo lui i mandanti sono altri: “Forse qualcuno che voleva fermare le indagini sul riciclaggio o su mafia-appalti. Chi muove le fila sa bene cosa vuole”. Alla domanda se gli sia dispiaciuto che fossero morti, Riina jr ha risposto: “Mi è dispiaciuto perché sono morti. E a differenza di altri loro colleghi chapeau. Loro facevano fatti”.