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Fratelli d’Italia contro Report: il motivo, cosa è successo

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Fratelli d’Italia contro Report: il motivo, cosa è successo

Report torna nel mirino di Fratelli d’Italia. La trasmissione d’inchiesta condotta da Sigfrido Ranucci è oggetto di un’interrogazione presentata dal partito di Giorgia Meloni. Questa volta, dopo i servizi su Daniela Santanché e Francesco Lollobrigida, viene contestato quello dedicato alla famiglia La Russa e al padre della premier, Franco Meloni.

“Abbiamo presentato un’interrogazione all’Ad Roberto Sergio e alla Presidente Marinella Soldi per sapere se l’utilizzo ricorrente di testimoni giudicati inattendibili dalla magistratura, che dopo qualche decennio fanno rivelazioni circa presunte rivelazioni su persone decedute, sia in linea con quanto stabilito dal Contratto di Servizio, che regola i rapporti tra lo Stato e la Rai. È accaduto nel caso del padre del Presidente del Senato Ignazio La Russa, e nel caso del padre del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che tra le altre cose, come tutti sanno, ha interrotto i rapporti con Franco Meloni quando era ancora una bambina”. Lo ha detto in una nota il gruppo di FdI in commissione di Vigilanza, secondo cui “stiamo assistendo al progressivo degradamento di una storica trasmissione, un tempo capace di fare delle vere e proprie inchieste, e oggi ridotta a costruire teoremi fine a se stessi, utili solo a spargere fango. Ci auguriamo che l’Ad e la Presidente rispondano presto e nel merito ai punti che abbiamo sollevato”.

Sotto accusa due inchieste. Una, andata in onda il 14 gennaio con il titolo “Mafia a tre teste”, riporta le dichiarazioni di un pentito di Camorra, Nunzio Perrella, che parla di un presunto legame tra il padre della presidente del Consiglio e il boss camorrista Michele Senese, con cui avrebbe avuto un incontro a Nettuno nel 1992. Un testimone che sarebbe già stato considerato inattendibile. L’altro servizio, intitolato “La Russa Dynasty”, risale all’8 ottobre e contiene le dichiarazione dell’ex colonnello dei carabinieri, Michele Riccio, che ha detto di aver saputo da un suo informatore che Cosa nostra, nel 1994, avrebbe dato indicazione di votare per Forza Italia e per Antonino e Vincenzo La Russa.

“Due servizi giornalistici per alcuni versi speculari finalizzati a colpire indirettamente degli esponenti politici, dove in uno c’è un pentito giudicato inattendibile dai magistrati che dopo decenni tira in ballo una persona deceduta, e quindi non in grado di controbattere”, riporta la nota del gruppo di FdI. “Per di più si sceglie di non dare conto al pubblico dell’inattendibilità dei testimoni intervistati, forse perché altrimenti verrebbe giù tutto l’impianto del teorema messo in piedi”.

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