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Home » Cronaca

Minorenni reclutati per macinare soldi. Quel business immorale che la stampa italiana esalta

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Investitori che trovano altri investitori: catene di Sant'Antonio dell'e-commerce gestite da giovani (spesso giovanissimi) col mito del guadagno facile. La stampa italiana negli ultimi tempi non solo non ha indagato su queste pratiche, ma le ha in qualche modo incentivate, esaltandone i protagonisti. La nostra inchiesta

Tra le altre, si fa strada online una catena di Sant’Antonio che impone ad ogni investitore di trovare altri investitori, ai quali cedere il cerino prima di scottarsi. Il tutto avviene reclutando minorenni, facendo leva sulle ambizioni degli under 18 – facilmente frustrate dal mercato del lavoro italiano – per macinare profitti. Ma il problema, in questo caso, è a monte: alcuni giornali, consapevolmente o meno, esaltano questo modello di business e i suoi protagonisti, contribuendo pesantemente ad alimentarlo. Ci sono insomma delle bolle mediatiche, pericolose almeno quanto quelle immobiliari, che eleggono a casaccio alcuni giovani “re dell’e-commerce”, sulla base di un’autoproclamazione e nessuna verifica o dato comprovato: così, più che di fronte ad un articolo di giornale ci troviamo davanti ad una profezia che si auto-avvera.

S&D

Perché l’attività di questi fenomeni del mercato digitale inizia ad espandersi, o in alcuni casi perfino ad esistere, solo dopo che la stampa ha estratto dal cilindro un coniglio che fino a quel momento non esisteva. Cosa c’è di peggio di un modello sociale che si basa esclusivamente sul successo economico? Una testata che spaccia per esemplare la storia di un sedicenne che guadagna genericamente “migliaia di euro al mese” la cui principale aspirazione è trasferirsi a Dubai “per pagare meno tasse”.

Ma partiamo dall’inizio. Maggio 2020, la rivista Millionaire pubblica un’intervista al “maestro delle vendite online”, al secolo Luca Valori. In contemporanea, “il nuovo volto del business” finisce anche sulle pagine di Forbes. Luca Valori chi? 24 anni, è nato in Lussemburgo da genitori italiani ma vive a Dubai dove guadagna 30/40 mila euro al mese occupandosi di “vari business”, che detta così sembra un ramo specifico di investimento e invece corrisponde solo al “varie ed eventuali” delle assemblee di condominio, il più amato dei punti all’ordine del giorno di chi ha poche idee e pure confuse. Attore in una versione minore degli Intoccabili, scopriamo che il Valori pensiero è molto profondo: perché una casa possa definirsi tale non può mancare una piscina nel salotto, “come è ovvio che sia”.

Tuttavia, il punto non riguarda solo un modello – di business e di vita – che la stampa osanna acriticamente, il punto è cercare di stabilire se e in quale modo la stampa finisca con l’alimentare questo tipo di attività commerciale e avvantaggiare, più o meno deliberatamente, questi “fenomeni”. Grazie a Ninjalitics, proviamo quindi ad analizzare l’account Instagram di Luca Valori, ovvero il suo principale strumento di lavoro. Il grafico ci mostra come le impennate sul numero di follower corrispondano esattamente ai periodi in cui i media si interessano a lui: tra il 2 maggio e il 1 giugno, Valori guadagna circa 22mila follower, parallelamente all’uscita in edicola dei numeri di Millionaire e Forbes che raccontano le sue gesta.

I due articoli si assomigliano sotto diversi punti di vista: prima di tutto colpisce la tempistica che vede due grandi riviste dedicarsi a Valori nella stessa uscita mensile, senza che almeno in apparenza ci sia una novità – potremmo dire una notizia – che motivi la scelta editoriale. In altre parole: perché per la stampa il ragazzo diventa di punto in bianco uno dei massimi esperti a livello mondiale di e-commerce? In secondo luogo si tratta in tutti e due i casi di articoli non firmati, anche se nella versione digitale – che entrambi pubblicano in differita rispetto all’uscita in edicola – la firma che compare su Millionaire è quella della “Divisione Marketing e Promotion”. Entrambi gli articoli possono essere definiti a tema libero: come nel famoso argomento a piacere del liceo, Valori dice in sostanza quello che vuole senza che il giornalista medi il suo racconto o fornisca dati obiettivi ai lettori (ad esempio sugli utili?).

E infatti le due interviste, anonime – che assomigliano ad una terza, pubblicata su un sito minore – sono nella sostanza identiche (“Raccontaci la tua storia” / “Come è iniziato il tuo percorso?”; “E nel futuro? Quali aspirazioni può ancora avere nel cassetto un talento così precoce?” / “Quali i tuoi progetti per il prossimo futuro?”). Infine, ancora una volta solo su Millionaire, in calce al pezzo vengono riportati i contatti dell’intervistato, sito internet e mail, in maniera come minimo inusuale per un articolo di giornale, molto più consueta quando si tratta del comunicato di un ufficio stampa. Ma la storia non finisce qui perché l’account social di Valori ha registrato un nuovo balzo in avanti anche molto più di recente, quasi quattro mesi dopo gli articoli usciti su Millionaire e Forbes. In particolare la curva dei suoi followers è tornata magicamente ad impennarsi in data 20 agosto, con 3mila nuovi contatti in 24 ore.

Cosa è successo? Casualmente proprio il 20 agosto Valori viene citato da uno dei suoi studenti come mentore, in un articolo comparso sulla Nuova Sardegna. Già, gli studenti. Il grande non detto, la grande falla nel racconto di Millionaire e Forbes, riguarda il fatto che Valori non fa profitti solo grazie al dropshipping del quale tutti gli articoli parlano (in estrema sintesi vende prodotti online, senza possederli materialmente nel proprio magazzino, limitandosi a fare da tramite tra il fornitore e il consumatore) ma anche grazie ai corsi di formazione. Percorsi personalizzati attraverso i quali insegna come trasformare Instagram in un business (euro 497), come avviare un brand di successo (euro 597), come avviare un negozio online in dropshipping in 24 ore (euro 397).

Che non si tratti di un dettaglio o di un’attività residuale ma della sua principale fonte di profitto diventa particolarmente chiaro se si seguono le tracce dei famosi studenti: praticamente tutti, a loro volta, affiancano all’attività fantasma di e-commerce, stage, lezioni frontali, webinar, attraverso i quali insegnano ad altri studenti – dei quali diventano mentori – come guadagnare “migliaia di euro al giorno” online. “A 16 anni è il re dell’e-commerce””; “Uomo d’affari a 16 anni grazie alle vendite online, il successo di un giovane sassarese”. Nell’arco di cinque giorni, tra il 20 e il 25 agosto, il quotidiano sardo più diffuso nel Nord dell’isola, dedica due articoli a Davide Scardaccio, che ogni mese fattura – che ve lo dico a fare – “diverse migliaia di euro”.

Anzi, gli articoli sono tre, perché il 26 agosto sul giornale online compare anche un breve commento che fa il bilancio delle visualizzazioni realizzate grazie ai primi due pezzi: è boom, con 291mila lettori e 3 milioni e mezzo di persone raggiunte, ai quali vanno sommati 7.500 “mi piace” e 1.000 commenti, quelli su Scardaccio sono gli articoli più letti nella storia del sito della Nuova. Il ragazzo ha 16 anni ed è sassarese. Appena maggiorenne, dichiara alla Nuova Sardegna, si trasferirà in America o a Dubai, “dove si pagano meno tasse”.

Ho contattato gli autori dei due articoli pubblicati dalla Nuova Sardegna. Giovanni Dessole, che ha firmato il primo e acceso i riflettori sulla vicenda, accetta subito molto gentilmente di parlare con me: è arrivato a Scardaccio perché conosce uno zio del ragazzo. Incuriosito, ha sentito il sedicenne al telefono che gli ha spiegato in cosa consista il suo lavoro. Scardaccio gli parla di “numeri importanti”, Dessole gli chiede se parli di queste cifre “per stuzzicare l’attenzione di qualcuno” ma lui conferma che è tutto vero. Il collega comunque non è in grado di specificare più nel dettaglio l’ordine di grandezza degli utili, si tratta sempre e solo di “cifre importanti, dell’ordine di migliaia e migliaia di euro, ma non ho visto i riscontri, devo dirti la verità, perché ho scritto una storia più che un approfondimento e non ho sentito l’esigenza sul momento di verificarla. Avevo comunque lo zio che mi confermava il tutto. Per me – conclude – era una storia surreale ma carina, quella di un ragazzino che si sa muovere con questa destrezza sui social”.

Ma in apertura del suo pezzo scrive anche che il sassarese “è diventato un piccolo caso a livello nazionale”, senza che a dire il vero nessuno fino a quel momento ne abbia mai sentito parlare e senza che esista un minimo indizio delle sue imprese al di fuori della cerchia familiare. Con il collega Luigi Soriga, invece, scambio solo qualche messaggio. A differenza di Dessole, Soriga è un redattore della Nuova e incontra Scardaccio di persona. In maniera ancora una volta inconsueta, alla fine del suo pezzo inserisce una sorta di glossario (cosa sono il dropshipping, i social mediamanager, Amazon Fba e il Day trading) che sembra una piccola guida per aspiranti maghi. Chiedo anche a lui come si possa definire “uomo in affari” un sedicenne che non potrebbe nemmeno avviare un’attività di impresa: “Business man è definito sulla base che ogni mese fattura 10 volte ciò che io e te guadagniamo insieme. E mi tengo basso. Comunque penso che la partita Iva sia del padre”.

Pensi o ne sei sicuro? Non hai visto, gli domando, documenti che attestino lo stato di salute dell’attivita? Ti basi solo sul racconto del protagonista? “Conosci il dropshipping? Conosci l’affiliate marketing? – risponde lui, come se avesse acquistato uno dei corsi di Luca Valori e fosse alla ricerca di un discepolo – Se hai un’infarinatura su questi businnes sai anche che 30k (trentamila euro, ndr) al mese non sono nulla. E sai anche che la maggior parte di chi fa queste attività pubblica le dashboard, perché l’autorevolezza è data dai risultati”. Appunto, i risultati. Le dashbord delle quali parla Soriga altro non sono che i pannelli di controllo dei negozi online che questi geni dell’internet fotografano a riprova del loro successo. Non c’è mai un ente terzo a certificarlo, possiamo sempre e solo affidarci ai loro screenshot e alla loro buona fede.

Ma i dati effettivi continuano in realtà ad essere un mistero, l’unità di misura sembra essere la stessa dell’Ingegner Cane, “Millemila!”, “migliaia di euro”, “dieci volte tanto quello che guadagni tu”, ma quanto guadagno io? Coi tempi che corrono anche la paghetta di un bimbo potrebbe essere di gran lunga superiore alle entrate di un disoccupato. E su questo dato si apre un ennesimo scenario per niente indagato: in epoca di lockdown, di cassa integrazione e calo generale dei fatturati, il lavoro da casa diventa un’esca formidabile. Anche i non addetti ai lavori sanno che per le grandi compagnie tecnologiche (Amazon, il più famoso negozio online, in testa) il Covid è stato una manna dal cielo. Con le persone costrette tra quattro mura e magari alle prese con la crisi economica innescata da quella sanitaria, Valori e compagnia vincono facile pescando tra i giovanissimi, ragazzi che probabilmente pensano di poter aiutare i genitori a risollevare in poco tempo i disastrati bilanci familiari.

Non stupisce affatto, in quest’ottica, che la Nuova Sardegna abbia realizzato un numero altissimo di visualizzazioni grazie alla storia di Davide: in un contesto di fortissima incertezza economica e grande preoccupazione per il futuro, è ovvio che la storia di un ragazzino capace di invertire la rotta segnata dalla pandemia colpisca i lettori, li coinvolga, li commuova e li faccia sognare. Ma siamo sicuri che il compito sociale della stampa sia quello di fornire mangime per l’immaginazione? Ecco, appunto, come nel caso di Valori, anche nel caso di Scardaccio l’operazione mediatica della Nuova non è stata neutra ma ha prodotto degli effetti misurabili, a differenza delle entrate del ragazzo.

Nei giorni in cui viene attenzionato dalla stampa locale, Davide conquista infatti più di 4.500 nuovi follower in soli 5 giorni: si potrebbe ribattere che non sono poi tanti (o che sono 10 volte quelli che seguono me) ma se si considera che partiva da 4.300 ed è arrivato a superare i 9.000, direi che li ha raddoppiati di botto, con uno schiocco delle dita del quotidiano. Perché se è vero che la stampa italiana non gode più della totale fiducia di molti lettori da un pezzo, è anche vero che per moltissimi altri continua ad essere un punto di riferimento autorevole e credibile. Anche quando non lo meriterebbe. Si potrebbe tuttavia anche dire, come millantano i fenomeni di sopra, che il numero di follower sui social non incida sui loro fatturati. Il ritornello infatti è sempre lo stesso: lavorano tutti con influencer da milioni di seguaci che tuttavia, per questioni di privacy, non possono mai essere citati; lavorano con grandi aziende che per via degli accordi di riservatezza non possono essere nominate; non è grazie ai loro account personali, seguiti regolarmente da un bacino penoso di utenti, che hanno costruito il loro impero.

Ciò nonostante anche Scardaccio, come il suo mentore Valori, dichiara alla Nuova Sardegna che “ora fa consulenze a 500 euro l’ora”. E così anche tutti gli ex studenti, in sequenza, finiscono in definitiva con l’insegnare ad altri come fare i soldi, perché possano insegnare ad altri come fare i soldi. Senza che la stampa osi domandarsi e domandare: come trovi i tuoi allievi? Come in un meccanismo di scatole cinesi, provare a risalire la catena è fatica sprecata. Scardaccio è uno degli studenti di Valori, che indica come mentore Big Luca (De Stefani), altro giovane italiano espatriato negli Emirati Arabi che si è autonomamente incoronato “Riferimento Italiano per la pianificazione strategica di piani marketing online per liberi professionisti e PMI”.

Anche mister Big, avendo la pazienza di approfondire, avrà a sua volta frequentato il corso di un altro dio del digitale. E così all’infinito. Perché c’è ancora un altro dato, che non emerge dalla cronaca giornalistica: come all’Università della Vita, le lezioni di questi mentori non finiscono mai, terminato un corso ne devi iniziare un altro, e poi un altro. Infatti tutti, curiosamente, indicano nella scelta di abbandonare “il peggiore errore che possa essere commesso da un giovane che si affacci a questo mondo”. Scrive ad esempio Soriga, nell’intervista a Scardaccio: “Ci riesce uno su mille, gli altri vivacchiano e abbandonano”. Lo ripetono come un mantra anche tutti gli altri: se non riesci non devi lasciar perdere, significa solo che devi studiare di più, acquistare un corso di livello superiore o qualche altra ora di consulenza.

L’unico, in un sussulto di dignità, a dichiarare in uno degli innumerevoli video che guadagnare 30mila euro al mese è impossibile, è Big Luca. Mentre Valori, nell’ultima clip pubblicata su Youtube spiega “come fare 1000k online da minorenne”. Anche questo intervento è uno degli effetti collaterali degli articoli comparsi sulla Nuova Sardegna: il 26 agosto Valori cavalca l’onda di Scardaccio per lanciare un messaggio ad altri under 18: “Potete pure volergli bene ai vostri genitori, e non stimarli e non ascoltarli. La miglior soluzione, in quel caso, è uscire fuori o andare a vivere completamente da soli, ma avere le loro pressioni e la loro influenza negativa, tossica, h24…. perché molte persone non se ne capacitano che un genitore può influenzare, dicono “vabbè, io sono in camera, faccio le mie robe”, non è così. Perché stare nella loro casa, h24, poi vi installate una serie di paradigmi in testa, veramente inconscia, che poi diventa tossica e non va assolutamente bene, l’unica soluzione è andare fuori, uscire e tagliare il cordone ombelicale”.  Sempre che “i vostri genitori non siano degli imprenditori, non siano intraprendenti, e vi ascoltino”.

Risalire la catena è impossibile, si può solo spezzare, a cominciare da una presa di coscienza da parte della stampa che dovrebbe avere molta più cura nella scelta delle notizie da trattare e dei modelli da esaltare invece di mettere in piedi il circo e subito dopo azionare il tritacarne: a proposito che fine ha fatto Matteo Achilli, quello che nel 2016 era “l’enfant prodige del business nostrano”, quello che fatturava “500 mila euro all’anno”, “lo Zuckerberg italiano”?

Leggi anche: 1. Giornalismo trash? Toglietevi quella puzza sotto il naso: il caso Briatore-Covid ci riguarda tutti

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