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    “Con questi ritmi immunità di gregge non prima di settembre 2023”: lo studio della Fondazione David Hume

    Di Marta Vigneri
    Pubblicato il 1 Feb. 2021 alle 20:33

    Immunità di gregge, “Con questi ritmi non prima di settembre 2023”

    Per l’immunità di gregge dovremo aspettare fino a settembre 2023. È quanto emerge dal monitoraggio che la Fondazione David Hume realizza ogni settimana. “Le autorità politiche e sanitarie, in particolare il ministro Roberto Speranza e la sottosegretaria Sandra Zampa, hanno ripetutamente dichiarato che la campagna di vaccinazione serve a raggiungere la cosiddetta immunità di gregge. Per “immunità di gregge” si intende una situazione nella quale ci sono abbastanza persone vaccinate (e non in grado di trasmettere il virus) da portare la velocità di trasmissione del virus (Rt) al di sotto di 1, con conseguente progressiva estinzione dell’epidemia”, si legge nel comunicato diffuso dalla Fondazione.

    Ma quante settimane occorreranno per vaccinare un numero di italiani sufficiente a raggiungere l’immunità di gregge? A rispondere a questa domanda provvede l’indice DQP (acronimo di: Di Questo Passo), spiega lo staff della Fondazione, che stima il numero di settimane che sarebbero ancora necessarie se – in futuro– le vaccinazioni dovessero procedere “di questo passo”. All’inizio della quarta settimana del 2021 (lunedì mattina, 25 gennaio) il valore di DQP era pari a 355 settimane, il che corrisponde al raggiungimento dell’immunità di gregge non prima del mese di novembre del 2027. All’inizio della quinta settimana del 2021 (oggi, primo febbraio) il valore di DQP è pari a 138 settimane, il che corrisponde al raggiungimento dell’immunità di gregge non prima del mese di settembre del 2023.

    “Il valore del DQP è nettamente migliorato rispetto a quello della settimana scorsa (355 settimane, immunità di gregge a novembre 2027) ed è tornato ai livelli delle due settimane iniziali”, scrive la fondazione. Ma per raggiungere gli obiettivi enunciati dalle autorità sanitarie (immunità di gregge entro settembre-ottobre 2021), il numero di vaccinazioni settimanale dovrebbe essere circa il quadruplo di quello attuale (2 milioni la settimana, anziché 500 mila).  In una nota tecnica, la fondazione precisa inoltre che la previsione di raggiungere l’immunità di gregge entro settembre 2023 è basata sulle ipotesi più ottimistiche, e quindi va interpretata come il numero minimo di settimane necessarie. Più esattamente l’interpretazione dell’indice è la seguente: DQP = numero di settimane necessario per raggiungere almeno il 70 per cento degli italiani con almeno 1 vaccinazione.

    A partire dalla prima settimana completa dell’anno (da lunedì 4 a domenica 10 gennaio) la Fondazione Hume calcola settimanalmente il valore dell’indice DQP (acronimo per: Di Questo Passo). L’indice si propone di fornire, ogni lunedì, un’idea vivida della velocità con cui procede la vaccinazione, indicando l’anno e il mese in cui si potrà raggiungere l’immunità di gregge procedendo “di questo passo”. Il calcolo dell’indice si basa su 4 parametri: una stima del numero di italiani vaccinati necessario per garantire l’immunità di gregge; quante vaccinazioni sono state effettuate nell’ultima settimana (da lunedì a domenica); quante vaccinazioni erano state effettuate dall’inizio della campagna (1° gennaio 2021) fino alla settimana anteriore a quella su cui si effettua il calcolo; che tipo di vaccini verranno presumibilmente usati (a 2 dosi o a dose singola).

    Nella versione attuale l’indice si basa sulle ipotesi più ottimistiche sul funzionamento del vaccino e sull’andamento della campagna vaccinale. Più precisamente: i vaccini somministrati non solo proteggono i vaccinati dall’insorgenza della malattia, ma impediscono la trasmissione dell’infezione ad altri (immunità sterile); l’obiettivo è vaccinare il 70 per cento della popolazione (anziché l’80 o il 90 per cento, come potrebbe risultare necessario); sul mercato vengono introdotti vaccini per tutte le fasce d’età, compresi gli under 16 (i vaccini attuali sono testati solo su specifiche fasce d’età); ci si accontenta di vaccinare ogni italiano una sola volta, trascurando il fatto che, ove la campagna di vaccinazione dovesse prolungarsi per oltre un anno, bisognerebbe procedere a un numero crescente di rivaccinazioni.

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