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Home » Cronaca

Cospito, la Consulta apre allo sconto di pena: “Illegittimo il divieto di attenuanti”

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Si va verso uno sconto di pena per Alfredo Cospito, l’anarchico al 41 bis in sciopero della fame. A stabilirlo è la Corte Costituzionale, facendo cadere la norma che avrebbe vincolato la Corte d’assise d’appello di Torino a condannarlo necessariamente all’ergastolo per l’attentato alla Scuola allievi carabinieri di Fossano.

S&D

La Corte ha dichiarato illegittimo il quarto comma dell’articolo 69 del codice penale “nella parte in cui vieta al giudice di considerare eventuali circostanze attenuanti come prevalenti sulla circostanza aggravante della recidiva di cui all’art. 99, quarto comma, cod. pen., nei casi in cui il reato è punito con la pena edittale dell’ergastolo”, spiega una nota della Consulta. Secondo la Corte, “il carattere fisso della pena dell’ergastolo esige che il giudice possa operare l’ordinario bilanciamento tra circostanze aggravanti e attenuanti previsto dai primi tre commi dello stesso art. 69. Conseguentemente, il giudice dovrà valutare, caso per caso, se applicare la pena dell’ergastolo oppure, laddove reputi prevalenti le attenuanti, una diversa pena detentiva”.

La pena “rigida” dell’ergastolo chiesta dalla Cassazione ai giudici di Torino dovrà invece tenere conto delle circostanze attenuanti. Piena soddisfazione per il legale di Cospito Rossi Albertini che di fronte alla Corte d’Assise d’Appello di Torino aveva proposto la questione di costituzionalità della pena rigida dell’ergastolo, non sottoposta ad alcuna attenuante.

L’anarchico Cospito, ricoverato nel reparto carcerario dell’ospedale San Paolo di Milano, sta scontando due condanne. La prima a dieci anni per la gambizzazione di Adinolfi. La seconda a venti per i pacchi bomba. Resta un’ultima costola, relativa all’attentato alla scuola allievi carabinieri di Fossano messo in atto con due ordigni artigianali temporizzati per esplodere in due fasi successive: il primo avrebbe dovuto attirare le vittime nell’agguato, il secondo colpire. L’accusa è strage politica e vale l’ergastolo. La questione era al vaglio della Corte costituzionale proprio per valutare la “lieve entità” da inquadrare nel bilanciamento tra aggravanti e attenuanti.

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