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    Tamponi facili per i “vip”: in Basilicata la prima inchiesta giudiziaria

    Credit: Ansa foto
    Di Lara Tomasetta
    Pubblicato il 17 Lug. 2020 alle 18:37 Aggiornato il 17 Lug. 2020 alle 19:11

    La Procura di Potenza ha aperto una inchiesta su un presunto giro di corsie preferenziali per i tamponi da Covid nei confronti di soggetti “privilegiati”. Si tratta, a quanto risulta, della prima inchiesta giudiziaria avviata in Italia sui tamponi facili ai vip, sebbene – come documentato da TPI – situazioni analoghe siano state segnalate in diverse zone del paese. L’inchiesta dei pm, il procuratore capo di Potenza, Francesco Curcio, e il procuratore aggiunto Maurizio Cardea, rischia ora di provocare un terremoto politico in Regione.

    I filoni di inchiesta in Basilicata sono due e partono dalla morte di Antonio Nicastro, noto blogger potentino scomparso il 2 aprile scorso. L’uomo già 9 giorni prima del ricovero avvenuto il 22 marzo si era recato al pronto soccorso dell’Ospedale San Carlo di Potenza ed era stato rimandato a casa. Niente tampone per Nicastro, mentre per altri, senza sintomi ma evidentemente più “fortunati”, si era deciso di saltare la fila per l’accesso ai tamponi diagnostici.

    Nelle mani dei magistrati ci sarebbe una vera e propria lista dei presunti raccomandati (o favoriti) che “dal giorno 17 marzo 2020 e nei giorni successivi” sarebbero stati sottoposti al test per il Coronavirus. Si tratta di un numero ristretto di “vip” lucani.

    Quindi, in piena epidemia, l’urgenza di Nicastro veniva scavalcata da nomi più importanti. Stando a quanto ricostruito dagli inquirenti, inizialmente, il test per il giornalista sarebbe stato fissato soltanto per il 23 marzo. Ed è stato merito della denuncia pubblica di quanto stava avvenendo, e delle “sollecitazioni” rivolte a D’Angola e De lisa dal capo del dipartimento Salute della Regione, Ernesto Esposito, se è stato anticipato al 20.

    I carabinieri del nucleo di Pg presso il tribunale, guidati dal tenente colonnello Domenico Del Prete, hanno notificato ieri gli avvisi di garanzia al direttore sanitario dell’Asl, Luigi D’Angola, al direttore dell’Ufficio Igiene Pubblica Michele De Lisa e al medico della stessa unità Nicola Manno effettuando le perquisizioni di uffici (in via Torraca e via della Tecnica), abitazioni ed auto per disposizione del procuratore Capo di Potenza Francesco Curcio e dell’aggiunto Maurizio Cardea davanti a cui dovranno comparire lunedì prossimo per rendere interrogatorio.

    Per D’Angola e De Lisa si ipotizza il concorso in rifiuto di atti d’ufficio in relazione al fatto che dopo aver ricevuto, il 13 marzo, la richiesta di tampone da parte del medico di famiglia di Nicastro, negavano l’accertamento fino al 19 e in quella data lo disponevano per il giorno 23 per poi anticiparlo al 20 in seguito alle sollecitazioni arrivate dal direttore generale del Dipartimento Sanità della Regione, Ernesto Esposito.

    Come raccontato in questi mesi da TPI, segnalazioni analoghe sono giunte da diverse parti d’Italia: come non ricordare il caso dei tamponi ai calciatori riportato già lo scorso marzo, o le denunce relative proprio alla regione Basilicata, ne scriveva sempre da queste colonne Selvaggia Lucarelli. Non ultimi i casi di presentatori, giornalisti e politici che nei mesi più caldi della pandemia hanno potuto sottoporsi al test senza le lunghe attese previste per i cittadini “normali”. Dopo le inchieste giornalistiche, finalmente adesso qualcosa si muove anche a livello giudiziario.

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