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    Coronavirus, il vero dato per capire l’andamento dell’epidemia potrebbe essere quello dei ricoveri

    Credits: ANSA/FILIPPO VENEZIA

    La tesi di Giovanni Amelino-Camelia, professore ordinario di Fisica teorica all'università Federico II di Napoli

    Di Carmelo Leo
    Pubblicato il 25 Mar. 2020 alle 08:15 Aggiornato il 25 Mar. 2020 alle 08:38

     

     

    Coronavirus Italia, il numero di ricoveri può essere utile a capire l’epidemia

    L’Italia che affronta l’emergenza Coronavirus contando i morti e vedendo aumentare a dismisura i contagi (ma anche i guariti) si interroga su quale sia tra questi il dato più utile per capire l’andamento dell’epidemia: una possibile risposta, in questo senso, arriva stamattina da Giovanni Amelino-Camelia, professore di Fisica teorica all’università Federico II di Napoli che invita tutti a guardare con più attenzione al numero di ricoveri. In un intervento sulle colonne di Repubblica, infatti, Amelino-Camelia offre uno spunto originale, che si discosta dall’opinione dominante secondo cui il dato più importante è il numero di tamponi effettuati nel nostro Paese.

    “L’indicatore che personalmente sto usando maggiormente per analizzare l’evolversi dell’epidemia – spiega il professore – si basa sulla crescita percentuale giornaliera del numero totale di casi che hanno richiesto un ricovero ospedaliero. Lo ritengo utile perché è indipendente dal numero di tamponi effettuati e gli studi medici fin qui condotti suggeriscono che ci sia una diretta proporzionalità tra numero di contagiati e numero di casi che richiedono il ricovero ospedaliero“.

    Partendo quindi dall’assunto che il numero di contagi e il numero di ricoveri siano direttamente proporzionali, Amelino-Camelia suggerisce che “l’incremento percentuale giornaliero del numero [noto!] dei ricoveri ospedalieri è uguale all’incremento percentuale giornaliero del numero [ignoto!] dei contagi”. Facendo questo calcolo su dati reali, secondo il professore due settimane fa si registrava una crescita giornaliera dei ricoveri del 20 per cento, mentre negli ultimi giorni il dato è sceso al 9 per cento. Ovviamente è concesso un margine di errore, soprattutto perché capita – soprattutto nelle zone con più contagi e quindi più sotto stress a livello ospedaliero – che un paziente da ricoverare non venga ricoverato per mancanza di posti.

    “La verità che sto cercando – conclude il professore su Repubblica – sta da qualche parte tra la sovrastima e la sottostima, e sapere che sta lì già è qualcosa, già di per sé è una piccola ma significativa verità. E’ interessante che combinando due soli indicatori relativamente semplici si arrivi ad un quadro già piuttosto informativo. Combinandoli si conclude che le misure adottate dal governo hanno portato a ridurre la velocità di espansione dell’epidemia dal 20 per cento giornaliero di due settimane fa ad un valore attuale che, combinando i due indicatori, si stima essere tra il 9 e il 12 per cento, con una chiara tendenza in ulteriore miglioramento. Questa piccola verità è sufficiente a farmi dire “iorestoacasa” con ancor più convinzione. Sta funzionando, ma c’è ancora un importante pezzo di strada da fare’”.

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