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    Coronavirus, in Italia fine quarantena a giugno e luglio? L’esperto Vespignani: “Non illudiamo la gente”

    Credit: ANSA/ANDREA FASANI
    Di Enrico Mingori
    Pubblicato il 5 Apr. 2020 alle 12:55

    Coronavirus, in Italia fine quarantena a giugno e luglio? “Impossibile”

    L’Italia alle prese con l’emergenza Coronavirus non può pensare di tornare alla normalità a giugno o luglio. L’avvertimento arriva da Alessandro Vespignani, 55 anni, fisico informatico, direttore del Laboratory for the modeling of biological and socio-technical Systems alla Northeastern University di Boston e considerato uno dei massimi esperti mondiali di epidemiologia computazionale.

    “Dobbiamo cominciare a dire agli italiani una verità scomoda”, dice Vespignani in una intervista al Corriere della Sera. “Mi rendo conto che è difficile farlo con un Paese praticamente in ginocchio, ma non possiamo illuderci di tornare alla completa normalità a giugno o a luglio”. Secondo l’esperto, in questa fase della lotta contro il Coronavirus l’Italia dovrebbe dotarsi di una “infrastruttura di controllo”: l’ esempio è quello della Corea del Sud. “Dovremo essere in grado di mantenere le cautele necessarie di distanza sociale, ma soprattutto di tracciare i casi positivi, eseguire i test per isolare le possibili persone infettate. Occorre essere in grado di fare i tamponi porta a porta”, sottolinea Vespignani.

     

     

    “Per un lungo periodo, per esempio, viaggiare non sarà più come prima”, spiega. “Dobbiamo mettere in conto che prima di entrare in un altro Stato saremo costretti a fare la quarantena, a fornire determinate garanzie sanitarie e così via”. Quanto al trend della pandemia in Italia, secondo l’esperto “non dobbiamo seguire i numeri giorno per giorno, ma almeno su base settimanale”. “In ogni caso la curva dell’ Italia è in frenata e sta cominciando la discesa, come si vede dai dati che arrivano dagli ospedali, dove si stanno liberando posti. E questa è la cosa importante”, dice Vespignani. Ma “non è il momento di rilassarsi”. “Dobbiamo, invece, insistere. Abbiamo davanti l’esempio della Cina. Lì il lockdown è durato tre mesi”.

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