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    Coronavirus, a Napoli al via la sperimentazione di un nuovo farmaco

    Si tratta dell'eculizumab per il trattamento della polmonite causata dal Covid-19

    Di Antonio Scali
    Pubblicato il 9 Apr. 2020 alle 09:22 Aggiornato il 9 Apr. 2020 alle 09:41

    Coronavirus, a Napoli al via la sperimentazione del farmaco eculizumab

    Gli ospedali di Pozzuoli, Ischia, Frattamaggiore e Giugliano hanno avviato la sperimentazione di un nuovo farmaco contro il Coronavirus: si tratta dell’eculizumab ed è un anticorpo monoclonale prodotto con la tecnologia del Dna ricombinante già utilizzato contro alcune malattie rare come la sindrome emolitico uremica atipica e l’emoglobinuria parossistica notturna.

     

     

    Questo farmaco servirebbe a contrastare l’insorgere della polmonite interstiziale, una delle conseguenze del contagio da Covid-19. La terapia basata su questo medicinale è già in fase di test in Francia, ma negli ospedali napoletani la sperimentazione è stata avviata su 20 pazienti, vale a dire il maggior numero di casi al mondo su cui si sta provando questo farmaco nella speranza di ottenere risposte positive. Il lavoro degli ospedali campani è monitorato da un centro di ricerca di Boston, in America.

    Nei prossimi giorni verranno pubblicati su prestigiose riviste scientifiche i risultati di questi primi studi. Tra i firmatari delle ricerche anche tre primari del Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli (La Schiana): Francesco Diurno, primario della Terapia Intensiva, Fabio Numis, primario della Medicina d’Urgenza, e Gaetano Facchini, primario dell’Oncologia.

    Da quel che si sa finora, l’eculizumab non combatte direttamente il Coronavirus, ma agisce sulla risposta infiammatoria polmonare, quindi sulla polmonite virale interstiziale. A differenza di un altro farmaco testato, il tocilizumab, agisce a monte del processo infiammatorio, e quindi potrebbe bloccare i sintomi prima che si manifestino in modo grave.

    Questa sperimentazione con l’eculizumab prevede tre fiale a settimana, per un massimo di quattro settimane. La terapia sembra poter dare qualche speranza, considerato che due giovani pazienti trattati negli ospedali napoletani con questo farmaco sono usciti dalla terapia intensiva per essere trasferiti nel reparto di degenza ordinaria.

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