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    Coronavirus, lo studio sui Paesi che hanno riaperto le scuole: i bambini si infettano raramente

    Di Carmelo Leo
    Pubblicato il 27 Lug. 2020 alle 11:45 Aggiornato il 27 Lug. 2020 alle 11:52

    Coronavirus, bambini si infettano raramente: studio su riapertura scuole

    È uno degli argomenti più dibattuti in Italia, in vista della possibile riapertura delle scuole a settembre: è sicuro far riprendere le lezioni e far tornare gli studenti in classe o bambini e ragazzi rischiano di contagiarsi a vicenda facendo poi scoppiare nuovi focolai di Coronavirus una volta rientrati a casa dalle loro famiglie? Uno studio pubblicato su Science sembra tranquillizzare amministratori e genitori, visto che da quanto risulta in alcuni dei Paesi che hanno già riaperto le scuole, i bambini più piccoli si infettano raramente e altrettanto sporadicamente riescono a portare il Covid-19 in casa, infettando i familiari.

    Lo studio in questione riguarda le riaperture in Sud Africa, Finlandia e Israele. E i risultati sembrano molto incoraggianti anche per l’Italia, al punto da spingere nei giorni scorsi Otto Helve, un infettivologo pediatra della Finlandia che ha studiato a fondo il problema, ad affermare che “tutti quelli che hanno riaperto le scuole hanno potuto constatare che i benefici sono molto maggiori dei rischi”.

    Bisogna però a questo proposito fare delle distinzioni a seconda dell’età degli studenti. I bambini più piccoli, infatti, come già anticipato hanno poche possibilità di contrarre il virus, mentre i ragazzi delle superiori rischiano un po’ di più. Tre studenti su 10 (e 4 insegnanti su 10) hanno già gli anticorpi, dunque hanno avuto contatti con il Covid. Quelli che si ammalano però, precisa Science, di solito contraggono una forma lieve della malattia. La nota rivista scientifica, inoltre, auspica a una regola unica in tutta Europa (cosa che non avviene, al momento) sul distanziamento sociale tra i ragazzi.

    Anche sull’uso delle mascherine esiste qualche remora: i ragazzi le trovano insopportabili e tendono a toccarle un po’ troppo spesso, rischiando di vanificare l’effetto-scudo dal Coronavirus. L’ideale, dunque, sarebbe mantenere l’obbligo solo quando è impossibile mantenere le distanze, almeno per gli studenti più grandi. Sui rischi della nascita di nuovi focolai nelle comunità, partendo da un contagio a scuola, Science ha cercato di raccogliere più dati possibili nei vari Paesi. Gli esempi di Danimarca, Olanda, Finlandia, Belgio e Austria spiegano che le possibilità sono molto basse, mentre i casi di malattie gravi tra gli insegnanti sono davvero pochi, con un’eccezione sola, quella della Svezia, che non ha mai chiuso gli istituti.

    Lo studio di Science non ha l’obiettivo di affermare che i bambini non si ammalano mai di Coronavirus, ma che la possibilità di un ritorno del Covid-19 a causa della riapertura delle scuole è comunque bassa. Secondo la rivista, dunque, i vari Paesi (compresa l’Italia) hanno molto più da guadagnare che da perdere dalla ripresa delle lezioni. Anche perché, come affermato dal dottor Munro, pediatra di Southampton, tenere i bambini lontani dalla scuola è un rischio anche per la loro salute: fanno meno attività fisica, dormono male, hanno problemi nutrizionali, depressione, ansia e senso di isolamento sociale.

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