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Caso Amara, l’ex consigliere del Csm Davigo indagato a Brescia per rivelazione di segreto d’ufficio

Immagine di copertina
Piercamillo Davigo alla cerimonia di inaugurazione dell'Anno Giudiziario a Palazzo di Giustizia a Milano, 1 febbraio 2020. Credit: ANSA/Mourad Balti Touati

Piercamillo Davigo, ex consigliere del Csm ed ex pm del pool Mani pulite, è indagato nell’inchiesta di Brescia per rivelazione di segreto d’ufficio. Secondo quanto scrive il Corriere della Sera, l’inchiesta condotta dal procuratore capo di Brescia, Francesco Prete, riguarda la consegna a Davigo nell’aprile 2020 di alcuni verbali secretati resi tra il dicembre 2019 e il gennaio 2020 dal plurindagato avvocato Piero Amara, ex legale esterno Eni.

A consegnare i verbali di Amara a Davigo, all’epoca consigliere del Csm, sarebbe stato il pm Paolo Storari. In quei verbali, in formato word e non firmati, Amara avrebbe parlato dell’esistenza di una presunta associazione segreta denominata “Loggia Ungheria”, in grado di condizionare toghe e alti burocrati dello Stato. Le controverse affermazioni, per il pm Storari (anche lui indagato per rivelazione di segreto d’ufficio) andavano vagliate tempestivamente con una serie di iscrizioni nel registro degli indagati.

Sempre Storari avrebbe poi deciso di portare i verbali a Davigo per “autotutelarsi” dato che, a suo dire, i vertici dell’ufficio milanese avrebbero ritardato per mesi le iscrizioni. Su quanto riferitogli da Storari l’ex pm di Mani Pulite ne avrebbe discusso con almeno il vicepresidente del Csm Davide Ermini e il procuratore generale della Cassazione Giovanni Salvi.

Piercamillo Davigo, ex pm di Mani pulite e giudice di Cassazione, era consigliere Csm sino al pensionamento nell’ottobre 2020. L’11 maggio scorso in tv a Di Martedì (La7) Davigo spiegò che Storari gli aveva “segnalato una situazione critica e dato il materiale necessario per farmi un’opinione, dopo essersi accertato che fosse lecito. Io spiegai che il segreto investigativo, per espressa circolare del Csm, non è opponibile al Csm”.

Secondo Davigo il problema dell’impasse nella Procura di Milano era “che, quando uno ha dichiarazioni che riguardano persone in posti istituzionali importanti, se sono vere è grave, ma se sono false è gravissimo: quindi, in un caso e nell’altro, quelle cose richiedevano indagini tempestive”. L’ex magistrato ha aggiunto di ritenere “incomprensibile” la mancata iscrizione.

Leggi anche: Parla Luca Palamara: intervista video integrale al TPI Fest 2020 di Sabaudia

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