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Home » Cronaca

Autoreggenti e tacchi a spillo: bambina travestita da prostituta, bufera dopo il bambino col pigiama a righe

Immagine di copertina

Nel Napoletano, genitori hanno deciso di far travestire la bambina con abiti da prostituta. La denuncia del consigliere regionale dei Verdi Borrelli

Il Carnevale napoletano continua a stupire, in negativo. Dopo il bambino vestito da piccolo deportato in un lager nazista, arriva la bambina travestita da prostituta. Parlare di cattivo gusto sembra riduttivo, nel caso dell’episodio denunciato in provincia di Napoli.

Nella foto diffusa sui social proprio dalla madre e dal padre della bambina, si vede lei con calze autoreggenti, tacchi a spillo e un vestito rosso provocante, che le copre appena il busto, per nulla appropriato all’età della piccola. A denunciare il fatto è Francesco Emilio Borrelli, consigliere regionale dei Verdi.

Borrelli, nel corso di una trasmissione di Radio Marte, condotta da Gianni Simioli, ha affermato: “Nel napoletano il Carnevale sta diventando l’occasione per alcuni genitori di vestire i propri figli in modo estremamente discutibile. Dopo il bambino travestito da ebreo deportato giustificato dalla madre come una innocente goliardata a suscitare nuove polemiche è la bambina vestita da prostituta di cui i genitori hanno postato con orgoglio le foto su Instagram”.

E ha aggiunto ancora Borrelli: “Una scelta a nostro avviso non solo di pessimo gusto, ma anche diseducativa. Insomma ancora un travestimento fuori luogo e di pessimo gusto sbandierato sui social. La piccola, ovviamente, non ha nessuna colpa. La responsabilità di questa vergogna è dei genitori che troppo spesso ormai mettono in ridicolo i propri figli e sembrano usarli come giocattoli perdendo ogni senso della misura e del rispetto per la loro tenera età”.

Il caso del bimbo col pigiama a righe

Sempre per questo Carnevale 2019, a Napoli, un bambino è stato vestito con un pigiama a righe. Lo stesso del protagonista del film che porta lo stesso nome, deportato in un lager nazista durante la seconda guerra mondiale. Un costume che ha fatto discutere non poco.

A denunciare il fatto erano stati sempre Francesco Emilio Borrelli, insieme a Gianni Simiol: “Troviamo fuori luogo e di pessimo gusto che un dramma come la deportazione nei campi di sterminio nazisti possa diventare spunto per un travestimento di Carnevale”.

E ancora: “Possiamo affermare senza ombra di dubbio che vince il premio come peggiore maschera. Il piccolo, ovviamente, non ha nessuna colpa. La responsabilità di questa bruttissima immagine è dei genitori”. 

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