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    App Immuni, circola una finta mail che fa scaricare un virus informatico

    Il file malevolo rimanda a sito fasullo della Federazione Ordini dei Farmacisti Italiani (Fofi)

    Di Donato De Sena
    Pubblicato il 1 Giu. 2020 alle 12:51 Aggiornato il 1 Giu. 2020 alle 12:57

    App Immuni, finta mail fa scaricare virus

    L’arrivo sugli store digitali della nuova app Immuni si è trasformata in occasione per diffondere un virus informatico. L’Italia sembra infatti investita da una campagna di file malevoli e uno di essi verrebbe diffuso proprio attraverso una finta mail riguardante l’applicazione anti-Coronavirus per il tracciamento dei contatti, disponibile da oggi pomeriggio.

    Ad esporre il problema è un avviso datato 25 maggio di Cert-Agid, la struttura del governo che si occupa di sicurezza informatica. Come riportato circola un virus denominato FuckUnicorn che diffonde un ransomware, ovvero un virus che prende in ostaggio i dispositivi e poi chiede un riscatto, con il pretesto di far scaricare un file denominato proprio Immuni. Si diffonde attraverso una mail che invita a cliccare su un sito fasullo che imita quello del Fofi, la Federazione Ordini dei farmacisti italiani.

    “Al fine di rendere credibile il download – si spiega – il file malevolo (IMMUNI.exe) è stato ospitato su un dominio creato ad arte per replicare i contenuti della Federazione Ordini Farmacisti Italiani (FOFI.it). Il nome dominio scelto per clonare il sito ufficiale è simile a quello reale, con la lettera ‘l’ al posto della ‘i’ (da fofi a fofl)”. E ancora: “Il ransomware scaricabile dal sito fake è un eseguibile rinominato ‘IMMUNI.exe’ che una volta eseguito mostra una finta dashboard con i risultati della contaminazione Covid-19. Nel frattempo il malware provvede a cifrare i file presenti sul sistema Windows della vittima e a rinominarli assegnando l’estensione “.fuckunicornhtrhrtjrjy”. In fine mostra il classico file di testo con le istruzioni per il riscatto: il pagamento di 300 euro in bitcoin per liberare i file cifrati”.

    Il Cert-Agid ha spiegato di aver “già allertato i comparti di pertinenza”.

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