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Great resignation: l’era dell’abbandono del lavoro “tossico”

Immagine di copertina

Il termine “Great Resignation” circola da almeno un anno, da quando Anthony Klotz, professore associato di management alla Texas A&M University, ha risposto ad un’intervista a Bloomberg affermando che “the great resignation is coming”. Rapidamente la frase si è diffusa e “great resignation” è ormai di utilizzo comune nelle università e negli istituti di indagine e di ricerca. Possiamo tradurlo come “Grandi Dimissioni” perché si riferisce all’attuale momento storico durante il quale si assiste a un significativo aumento delle dimissioni dal posto di lavoro.

S&D

Il fenomeno della Great Resignation

Da cosa si origina questo fenomeno e perché, in un periodo storico così complesso e privo di certezze finanziarie, le persone abbandonano il lavoro e stravolgono la propria vita? In che modo il fenomeno della Great Resignation influisce sul mercato del lavoro nostrano e globale? A tutte queste domande cercheremo di dare una risposta precisa e sintetica con la consapevolezza per cui solo il tempo potrà chiarirne l’effettiva portata.

Secondo lo studio “‘Great Attrition’ or ‘Great Attraction’? The choice is yours” di McKinsey il 40% dei lavoratori globali sono intenzionati a cambiare lavoro nei prossimi mesi e, quindi, ad abbandonare la propria posizione attuale in cerca di migliori condizioni. Nel nostro Paese, tra aprile e giugno 2021, sono state rilevate ben 500.000 dimissioni secondo quanto riportato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.

Perché c’è un aumento delle dimissioni?

Si tratta della naturale conseguenza di burnout, ricerca di posti di lavoro che preservino il benessere, desiderio di poter gestire la propria vita in modo più equilibrato e migliori condizioni economiche.
Complice la pandemia, le persone hanno intravisto un nuovo modo di vivere il lavoro e questo avrebbe cambiato in modo irreversibile ciò che i lavoratori si aspettano dalla propria azienda: sempre più le persone mirano al “saper essere” più che al “saper fare”.

Di conseguenza l’abbandono di un ambiente di lavoro “tossico”, come racconta Sloan nell’articolo “Toxic Culture Is Driving the Great Resignation”, che non consente di equilibrare impegno e vita privata o la cui retribuzione non sia vantaggiosa rispetto allo sforzo richiesto, diventa un vero e proprio fenomeno: queste condizioni di lavoro tossiche portano ad un effetto boomerang a cui solo le aziende più attente all’importanza del work place environment hanno saputo porre rimedio.

Cosa devono fare le aziende per reagire alla Great Resignation?

Non ci troviamo dinanzi ad una fase passeggera per la quale le persone si sono “impigrite” dopo aver avuto l’occasione di poter lavorare da casa.

Quello che si sta verificando è un vero e proprio fenomeno di massa che sta già causando difficoltà alle

aziende e che le obbligherà a cambiare, trasformarsi e concedere ciò che, fino ad oggi, è spesso mancato sul posto di lavoro: il benessere.

Ci riferiamo ad una serie di caratteristiche che rendono il posto di lavoro “abbandonabile”, anche a fronte di una guerra in corso e di una crisi pandemica. In certi contesti per le persone è preferibile rimanere disoccupati che continuare a lavorare a condizioni non più tollerabili per il proprio benessere psico-fisico.

Per capire il cambiamento e la sua portata occorre che le aziende comprendano che il mondo del lavoro è diventato un vero e proprio mercato dove le persone offrono i propri talenti ai migliori acquirenti.

A pesare sulla scelta del luogo di lavoro non c’è più solo lo stipendio perché contano molto anche le condizioni, ovvero l’elasticità organizzativa, l’adattabilità con il proprio stile di vita e alla presenza di strumenti e supporti (digital transformation) che favoriscano un clima lavorativo positivo, produttivo e appagante.

Rivolgendosi a esperti specializzati in questo nuovo ramo aziendale è possibile adottare soluzioni che favoriscano il work-life balance, ovvero l’equilibrio tra vita privata e vita lavorativa.

Si parla quindi di HR Transformation grazie agli strumenti digitali esistenti oggi le aziende possono favorire un ambiente di lavoro più flessibile e gratificante, capace di semplificare i processi aziendali e in cui lavoratori possano finalmente esprimere il loro pieno potenziale, diventare più produttivi e sentirsi parte attiva dell’azienda.

Si tratta dunque di adottare strategie di fidelizzazione, in cui non solo si viene scelti, ma si crei una relazione che duri nel tempo e che rispecchi i propri valori.

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