Aumentano le persone che scelgono di non festeggiare il Natale in famiglia: “Non è egoismo ma strategia di sopravvivenza”
Il fenomeno del Natale no contact si fa strada anche in Italia
Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi: così recita un proverbio o detto popolare che dir sì voglia che, però, non sembrerebbe essere più attuale. Secondo quanto rivela La Repubblica, infatti, il numero di persone che scelgono di festeggiare il Natale con i propri genitori o parenti è in aumento. Il fenomeno, denominato Natale no contact, negli Stati Uniti già riguarda circa una persona su sei. Ma si sta facendo strada anche in Italia. Come scrive il quotidiano, infatti, con l’hashtag #nocontact sui social si possono trovare diverse testimonianze di chi, per scelta, decide di tenersi lontano dalla propria famiglia.
“Pensavo di odiare il Natale, invece il problema era trascorrerlo con i miei” è la testimonianza di una content creator di 42 anni che Repubblica ha raccolto. “Se rompi con un partner tossico, tutti ti dicono che fai bene. Se rompi con un genitore che ti manipola o ti controlla, sei un figlio ingrato. Se questo comportamento lo avesse avuto un fidanzato o un’amica, lo avrei bloccato subito. Con un genitore invece ti senti obbligata a resistere”. Elisa Stefanati, psicoterapeuta Emdr esperta in terapia familiare, ha spiegato il fenomeno: “Il no contact è l’interruzione- temporanea o permanente- dei rapporti con la famiglia d’origine. Si tratta di un fenomeno in crescita soprattutto tra i giovani adulti”.
E ancora: “Le festività amplificano il disagio: riunioni forzate, aspettative, domande su lavoro, coppia, figli. Non è una festa, diventa un esame. Arrivare al no contact è una scelta molto dolorosa, accompagnata da sensi di colpa. Scatta quando una persona sente minacciate la propria libertà, autonomia o crescita”. I casi più frequenti riguardano “storie di maltrattamenti, abusi psicologici, comunicazione manipolatoria, famiglie rigide o ipercontrollanti”. Tuttavia, secondo l’esperta, “l’evitamento del conflitto tout court non è evolutivo. Prima andrebbe tentato un dialogo autentico. Solo quando questo è impossibile, proteggersi dagli altri, genitori compresi, diventa necessario”.