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Home » Ambiente

Il clima è impazzito e ormai siamo a un passo dal baratro. Ma invertire la rotta si può

Immagine di copertina
Credit: AP Photo

Entro il 2050 le morti per il caldo estremo potrebbero quasi quintuplicare, senza contare il pericolo di nuovi virus e malattie. Così un report di Lancet punta il dito contro la negligenza di governi, aziende e banche. Ma è ancora possibile evitare il peggio. Ecco come

La crisi climatica è già anche una crisi sanitaria: e le cose potrebbero presto peggiorare se non verranno adottati provvedimenti urgenti per invertire la rotta a causa del riscaldamento globale. A lanciare l’allarme è il rapporto annuale della rivista scientifica Lancet, denominato “The Lancet Countdown on Health and Climate Change”. Secondo il report, dedicato per l’appunto a salute e cambiamenti climatici, le morti per il caldo potrebbero quasi quintuplicare entro il 2050.

S&D

Questo, a detta degli esperti, avverrà se non saranno intrapresi provvedimenti immediati per limitare laumento della temperatura sotto i 1,5°C. «La vita delle generazioni attuali e future è in bilico», hanno ammonito gli esperti. Condotto dall’University College di Londra, lo studio, che racchiude il lavoro di 114 esperti provenienti da 52 istituti di ricerca e agenzie Onu di tutto il mondo, tra cui l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e l’Organizzazione meteorologica mondiale (Omm), è stato realizzato a pochi giorni dal vertice mondiale sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite, la Cop28 in programma a Dubai fino al 12 dicembre.

Morti in aumento
Lo studio evidenzia come «la mancanza di azione nel contrastare il cambiamento climatico sta portando a perdite di vite umane e peggiori condizioni di vita». Secondo il rapporto, infatti, le morti legate al caldo tra le persone con più di 65 anni sono aumentate dell’85% negli ultimi dieci anni rispetto al precedente decennio. Solo in Italia, ad esempio, nel 2022 sono state registrate 18 mila vittime a causa del caldo estremo.

Le conseguenze dei cambiamenti climatici, inoltre, stanno impattando su sistemi essenziali come acqua, igiene e produzione alimentare mettendo a rischio la salute e la vita di milioni di persone, in particolar modo quelle più povere e aggravando ancora di più, così, le disuguaglianze globali. Le ondate di calore e la siccità sempre più frequenti, infatti, sono state responsabili di 127 milioni di persone in più che hanno sperimentato forme di insicurezza alimentare da moderata a grave in 122 Paesi nel 2021, rispetto ai dati annuali registrati tra il 1981 e il 2010.

Senza alcun intervento la situazione non potrà che peggiorare. Il report, infatti, sottolinea che, nel 2022, le persone sono state esposte in media a 86 giorni di temperature elevate pericolose per la salute. Questo senza considerare che il 2023 si avvia a essere l’anno più caldo di sempre con le temperature globali registrate che sono risultate essere le più calde degli ultimi 100 mila anni. Senza un’inversione di rotta, quindi, si potrebbe verificare un aumento di 4,7 volte in più di decessi legati al caldo entro la metà del secolo.

Non solo: il cambiamento climatico sta anche accelerando la diffusione di malattie infettive. Dal 1982, ad esempio, i mari più caldi hanno aumentato di 329 chilometri all’anno l’area della costa mondiale adatta alla diffusione del Vibrio, un batterio che può causare malattie anche mortali negli essere umani mettendo così a rischio 1,4 miliardi di persone per malattie diarroiche, infezioni gravi delle ferite e sepsi. Il report sottolinea che la minaccia è particolarmente elevata in Europa dove le acque costiere adatte al batterio sono aumentate di 142 chilometri ogni anno. Da non trascurare, poi, anche l’aspetto economico con gli effetti derivanti da eventi meteorologici estremi che hanno provocato, solo nel 2022, una perdita di 264 miliardi di dollari, il 23% in più rispetto al periodo 2010-2014.

Le accuse al fossile
Nel report gli studiosi puntano il dito contro la «negligenza» di governi, aziende e banche che «continuano a investire in petrolio e gas». Lancet, infatti, sottolinea come le 20 aziende più grandi al mondo del petrolio e del gas abbiano aumentato la loro produzione dall’anno scorso con il risultato che, la temperature media globale rischia di superare la soglia del grado e mezzo rispetto ai livelli preindustriali.

«Con 1.337 tonnellate di anidride carbonica emesse ogni secondo, non stiamo riducendo le emissioni abbastanza velocemente da mantenere i rischi climatici entro i livelli che i nostri sistemi sanitari possono affrontare. L’inazione ha un costo umano enorme e non possiamo permetterci questo livello di disimpegno. Ogni istante di ritardo rende il percorso verso un futuro vivibile più difficile e l’adattamento sempre più costoso e impegnativo», dichiara Marina Romanello, direttore esecutivo del Lancet Countdown all’University College di Londra.

Secondo gli autori dello studio, quindi, senza unazione di mitigazione decisa e rapida per affrontare le cause profonde del cambiamento climatico, la salute dell’umanità è gravemente a rischio. «Il mondo sta andando nella direzione sbagliata con continui investimenti e sussidi nel settore dei combustibili fossili e una scarsa priorità alla giusta transizione energetica», è uno dei passaggi fondamentali del report. Quello che è necessario, secondo gli esperti, è «un’azione urgente per il clima incentrata sulla salute» che possa portare l’economia globale verso un’economia a zero emissioni di carbonio, offrendo allo stesso tempo opportunità trasformative per migliorare la salute delle popolazioni mondiali attraverso un migliore accesso e una maggiore sicurezza energetica, aria più pulita, acqua potabile più sicura, diete e stili di vita più sani e città più vivibili.

Ma non è troppo tardi
Nonostante lo scenario catastrofico avanzato dallo studio, però, c’è ancora una speranza di poter invertire la rotta ed evitare il peggio.

Secondo Romanello, infatti, l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale a 1,5 °C, così come stabilito dagli accordi di Parigi, e di garantire, quindi, un futuro sano e prospero, sono ancora raggiungibili a patto che vi sia un’equa e rapida eliminazione dei combustibili fossili oltre che un’accelerazione sull’azione di mitigazione.

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