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Alfonso Bonafede, chi è il ministro della Giustizia proposto da M5S e Lega

Immagine di copertina
Alfonso Bonafede, possibile nuovo ministro della Giustizia del governo M5S - Lega. Photo by Andrea Ronchini/NurPhoto

Nato in Sicilia a Mazara del Vallo il 2 luglio del 1976, Bonafede è avvocato presso il Foro di Firenze e dal 2013 è deputato pentastellato

Alfonso Bonafede

S&D

Il prossimo ministro di Grazia e Giustizia del governo Movimento 5 Stelle-Lega potrebbe essere Alfonso Bonafede, deputato pentastellato, eletto nelle elezioni del 4 marzo 2018 nella circoscrizione XII Toscana, e designato come possibile Guardasigilli dal capo politico del Movimento Luigi Di Maio. Qui gli aggiornamenti in diretta sul confronto tra i due partiti per la scelta del governo.

Chi è Alfonso Bonafede

Nato in Sicilia a Mazara del Vallo il 2 luglio del 1976, Bonafede è avvocato presso il Foro di Firenze, città in cui si è trasferito nel 1995, in uno studio autonomo.

Fino al 2002 ha collaborato con l’Università di Firenze come cultore della materia di Diritto Privato, per poi trasferirsi alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Pisa, dove ha conseguito il titolo di Dottore di Ricerca.

La sua attività politica ha inizio nel 2006, anno in cui entra a far parte del gruppo degli “Amici di Beppe Grillo” del Meet-up di Firenze.

Bonafede si candida sindaco di Firenze alle elezioni amministrative del 2009 per la Lista Civica Beppegrillo.it, ottenendo l’1,82 per cento dei voti.

Viene eletto deputato della Repubblica Italiana nella circoscrizione XII Toscana per il Movimento 5 Stelle alle elezioni politiche del 2013.

Nel corso di tutta la XVII legislatura ricopre il ruolo di Vicepresidente della Commissione Giustizia della Camera dei Deputati.

È inoltre uno dei 5 “giudici” membri effettivi del Collegio d’Appello interno alla Camera (cosiddetta “Autodichia”).

All’inizio della sua attività parlamentare scrive e deposita la proposta di legge che mira all’introduzione della “class action” in Italia, applicabile come strumento generale per tutti i cittadini e le imprese e non solo per i consumatori.

Nel 2013 è è primo firmatario della proposta di legge sul  divorzio breve.

Dal 2016 fornisce il suo supporto all’attività della giunta 5 Stelle nell’amministrazione di Roma Capitale.

Dallo stesso anno è responsabile della funzione “Scudo della Rete” nella piattaforma on line Rousseau.

Come deputato nella passata legislatura, Bonafede ha votato contro all’approvazione del Ddl penale, alla Riforma del Codice Antimafia e alla Legge di Bilancio 2018.

Alle politiche del 4 marzo 2018 è stato eletto alla Camera nel collegio uninominale di Firenze-Novoli-Peretola.

Chi è Giuseppe Conte

Alfonso Bonafede potrebbe quindi far parte, come ministro di Grazie e Giustizia, del governo M5s-Lega presieduto da Giuseppe Conte.

Giuseppe Conte, avvocato e ordinario di diritto privato all’Università di Firenze, era tra i nomi scelti da Luigi Di Maio nell’elenco dei ministri dell’eventuale governo Cinque Stelle.

Conte ha 54 anni, ed era stato indicato per ricoprire l’incarico di ministro della Pubblica amministrazione, deburocratizzazione e meritocrazia.

Si è laureato in Giurisprudenza presso l’Università “La Sapienza” di Roma (1988) con votazione 110/110 e lode. Tra il 1992 e il 1993 è stato borsista presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR).

Ha proseguito gli studi a Yale, negli Stati Uniti, a Vienna, Parigi, Cambridge e New York.

Nel corso della sua carriera accademica ha insegnato diritto civile e commerciale presso l’Università di Roma Tre, la Lumsa di Roma, l’Università di Malta e quella di Sassari.

Inoltre è condirettore della collana dell’editore Laterza dedicata ai “Maestri del diritto”.

Conte è membro del Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa, e ha presieduto la commissione speciale del Consiglio di Stato che ha “destituito” Francesco Bellomo, il consigliere finito nella bufera per i corsi per aspiranti magistrati conditi da avances, minigonne e “contratto” per le borsiste.

Ecco come potrebbe essere composto il governo giallo-verde:

Interni

Che il Viminale sia l’obiettivo di Matteo Salvini non è un segreto per nessuno. Il leader leghista ha già detto pubblicamente che vorrebbe “un ministro della Lega che si occupi di sicurezza e confini”, per bloccare gli sbarchi dei migranti sulle nostre coste.

Lo stop al business dei migranti è anche all’interno del programma di governo su cui le due forze politiche hanno trovato l’accordo.

Salvini al ministero degli Interni sarebbe inoltre la contropartita offerta da M5S ai leghisti in cambio della possibilità di esprimere un loro nome come presidente del Consiglio.

Resta da vedere se il presidente Mattarella acconsentirà.

Esteri

Il ministero degli Esteri potrebbe essere affidato a Giampiero Massolo, ambasciatore dalla lunga e ricca carriera, il cui nome era circolato anche come possibile premier.

Massolo, 64 anni, è presidente di Fincantieri e dell’Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi).

Massolo è stato già vicino alla nomina a ministro degli Esteri nel 2011, quando è diventato presidente del Consiglio Mario Monti.

Successivamente è stato nominato dallo stesso Monti direttore generale dei Servizi segreti.

Sviluppo economico/Lavoro

Durante un comizio a Teramo di ieri, 20 maggio, il leader M5s Luigi Di Maio ha detto che “al Movimento 5 Stelle andrà il Ministero per lo Sviluppo economico con dentro il ministero del Lavoro”.

Secondo le indiscrezioni di stampa potrebbe essere lo stesso Di Maio ad assumere la guida di questo “superministero”, che dovrebbe essere quello responsabile dell’introduzione del reddito di cittadinanza, punto chiave del programma M5s e inserito nell’accordo di governo.

Economia

All’Economia potrebbe andare Paolo Savona, economista cagliaritano classe 1936 gradito a Matteo Salvini.

Dopo l’inizio di carriera in Banca d’Italia, Savona è stato ministro dell’Industria e al riordino delle partecipazioni statali nel governo Ciampi.

Ha insegnato Politica economica ed è vicepresidente dell’Aspen Institute Italia.

Sin dal 1992 si è espresso in modo molto critico sui parametri di Maastricht, che sono secondo lui troppo rigidi e privi di base scientifica. Proprio queste idee in contrasto con i Trattati Ue potrebbero però far sì che Mattarella ponga un veto sul suo nome.

Sottosegretario a palazzo Chigi

Dovrebbe andare al leghista Giancarlo Giorgetti l’incarico che fu di Gianni Letta, di Luca Lotti e di Maria Elena Boschi.

Giorgetti era stato considerato come possibile premier del governo M5S-Lega nel caso in cui fosse stato il Carroccio a dover esprimere il nome, ma questa ipotesi sembra ormai tramontata.

Giorgetti attualmente è capogruppo per la Lega alla Camera dei deputati.

Agricoltura

Matteo Salvini ha già detto pubblicamente che quello all’Agricoltura è uno dei ministeri cruciali per la Lega.

Il prossimo ministro all’Agricoltura potrebbe essere Nicola Molteni, leghista lombardo considerato un possibile successore di Luca Zaia.

Molteni, classe 1976, è avvocato ed è stato eletto alla Camera nella scorsa legislatura, durante la quale ha fatto parte della commissione Giustizia.

Rapporti con il parlamento

Ai rapporti con il parlamento potrebbe andare l’avvocato Giulia Bongiorno, eletta con la Lega e considerata fino a qualche tempo fa candidata ideale per il ministero della Giustizia.

Bongiorno ha difeso Giulio Andreotti e Raffaele Sollecito. Non è gradita all’alleato di Salvini, Silvio Berlusconi, contro il quale ha lottato da presidente della commissione Giustizia sulle intercettazioni.

Infrastrutture

Quello delle Infrastrutture è un ministero chiave per M5S, che ha portato avanti le istanze dei No Tav in Val di Susa.

Per il ruolo di ministro potrebbe, secondo la stampa, essere scelta Laura Castelli, vicecapogruppo a Montecitorio e fedelissima di Di Maio.

Castelli ha condiviso la battaglia dei No Tav in prima linea e per questo potrebbe essere suo il nome indicato per il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.

Cultura

La bolognese Michela Montevecchi, insegnante, si occupa per il Movimento Cinque Stelle di cultura e istruzione. Potrebbe essere sua la poltrona di ministro della Cultura, anche se Montevecchi è ritenuta tra le voci meno ortodosse tra i pentastellati.

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