Icona app
Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Banner abbonamento
Cerca
Ultimo aggiornamento ore 13:03
Pirelli Summer Promo
Immagine autore
Gambino
Immagine autore
Telese
Immagine autore
Mentana
Immagine autore
Revelli
Immagine autore
Stille
Immagine autore
Urbinati
Immagine autore
Dimassi
Immagine autore
Cavalli
Immagine autore
Antonellis
Immagine autore
Serafini
Immagine autore
Bocca
Immagine autore
Sabelli Fioretti
Immagine autore
Guida Bardi
Home » Esteri

Sei mappe per spiegare le elezioni presidenziali statunitensi

Immagine di copertina

In quali stati hanno vinto più volte i democratici? Quali sono i feudi tradizionali dei democratici? E gli stati in bilico? Questa e altre curiosità sulle elezioni Usa

L’8 novembre i cittadini degli Stati Uniti saranno chiamati alle urne per scegliere il loro prossimo presidente tra la democratica Hillary Clinton e il repubblicano Donald Trump. A pochi giorni dalle elezioni, è ancora difficile sapere chi riuscirà a essere eletto tra i due, e saranno molti i fattori a poter influenzare il voto degli americani su un candidato o su un altro.

S&D

Per rendere più chiaro intorno a quali stati potrebbe essere decisa questa corsa elettorale, abbiamo realizzato una serie di mappe che raccontano numerosi fattori delle più recenti elezioni statunitensi.

Nel 2012 Barack Obama è stato eletto per un secondo mandato. In quell’occasione ha vinto in 26 stati e nel distretto di Columbia, e questa mappa sarà quella di partenza per le elezioni dell’8 novembre. Non si sa se Hillary Clinton riuscirà a ottenere un risultato migliore o peggiore rispetto a quello di Barack Obama, ma numerosi sondaggi hanno attribuito all’ex senatrice di New York la maggior parte degli stati vinti dal presidente degli Stati Uniti.

Molti di questi, infatti, sono stati storicamente democratici, altri sono stati tipicamente in bilico in cui Obama ha saputo avere la meglio. Le mappe successive spiegheranno meglio di che stati si tratta.

Abbiamo preso in esame le ultime tredici elezioni presidenziali degli Stati Uniti, dal 1964 al 2012. Questo non solo perché si tratta di un numero dispari di elezioni, ma anche perché il 1964 è stato l’anno in cui per la prima volta hanno votato tutti e cinquanta gli stati e il District of Columbia, il distretto dove si trova Washington, la capitale, che non è elevato al rango di stato.

Abbiamo dunque visto in ciascuno di questi stati quale dei due partiti è riuscito a vincere più volte, in modo da avere una sorta di “mappa ideale”, nei limiti degli spostamenti da uno schieramento all’altro degli elettori, delle presidenziali americane.

Come possiamo vedere, prendendo in considerazione i democratici (in quanto partito uscito vincitore alle scorse elezioni), vediamo come gli stati “blu” di questa mappa siano stati tutti vinti da Obama con la sola eccezione della West Virginia. Oltre a questi, Obama è riuscito a vincere in alcuni stati in passato vinti più volte dai repubblicani.

Questo per mostrare che, nonostante i numerosi mutamenti politici avvenuti nei 50 anni presi in esame, questa mappa si rivela ancora in gran parte valida.

Per comprendere ancora meglio quali di questi stati sono considerati più democratici, quali più repubblicani e quali invece sono in bilico, abbiamo preso poi in esame le ultime quattro elezioni presidenziali, quelle comprese tra il 2000 e il 2012, per vedere quale partito ha vinto più spesso in ciascuno dei cinquanta stati.

Abbiamo dunque diviso gli stati in cinque categorie: quelli in cui hanno vinto sempre i democratici, quelli in cui hanno vinto sempre i repubblicani, quelli dove i democratici hanno vinto tre volte su quattro, quelli dove i repubblicani hanno vinto tre volte su quattro, e quelli in cui i due partiti si sono equamente divisi le vittorie due volte a testa.

Neanche questo dato può dirci in modo esatto quali stati saranno i principali teatri dello scontro dell’8 novembre. Guardando la mappa, stati come la Virginia o il Colorado potrebbero sembrare stati in bilico, quando invece i sondaggisti risultano abbastanza concordi nell’assegnarli entrambi a Clinton, così come il New Mexico o l’Indiana possono sembrare anch’essi di difficile assegnazione, eppure sembrano destinati ad andare ai democratici il primo e ai repubblicani il secondo.

Alcuni stati, infatti, potrebbero aver cambiato schieramento perché è avvenuto al proprio interno un cambiamento politico o demografico che ne ha cambiato l’orientamento e il voto. Si tratta ad esempio del caso di Virginia e Colorado, un tempo roccaforti repubblicane e che dal 2008 vengono vinti con un margine abbastanza tranquillo dai democratici.

Per capire quali stati potrebbero essere assegnati in seguito a una lotta all’ultimo voto, abbiamo realizzato una mappa che mostra quali stati sono stati vinti, nelle ultime quattro elezioni, con un margine inferiore al 3 per cento, e quante volte questo è avvenuto in ciascuno stato.

Come vediamo, lo stato che per ben tre volte nelle elezioni tra il 2000 e il 2012 è stato protagonista di battaglie all’ultimo voto è stata la Florida, nel 2000 vinta da Bush su Gore per poco più di 500 voti, pari a meno dello 0,01 per cento.

Paragonando questa mappa a quella precedente, vediamo come stati quali la Virginia o il Colorado, vinti due volte per uno tra democratici e repubblicani nelle ultime quattro elezioni, non sono mai stati protagonisti di lotte all’ultimo voto. Questo per testimoniare il fatto che in queste aree hanno avuto luogo cambiamenti demografici e politici che hanno spostato il loro elettorato dai democratici ai repubblicani senza un periodo di transizione da stati in bilico.

Ma non esiste una regola che decide quali stati siano teatro di scontri all’ultimo voto. Il consenso consistente di un candidato può trasformare stati quali l’Oregon o l’Indiana, considerati oggi saldamente democratico il primo e repubblicano il secondo, in veri e propri stati in bilico.

Per chi votano tradizionalmente gli stati? Per dare un’idea più chiara possibile di quali siano le roccaforti dei due principali partiti, abbiamo evidenziato gli stati che tra il 1992 e il 2012 hanno votato in maggioranza sempre per lo stesso partito nelle elezioni presidenziali.

Sono stati che hanno resistito ai mutamenti politici e demografici avvenuti nei 20 anni presi in esame negli Stati Uniti, ma che possono trasformarsi in qualsiasi momento in stati in bilico. Risulta difficile pensare che oggi l’Alabama voti in maggioranza per i democratici e la California per i repubblicani, ma non possiamo escluderlo. Basta vedere nella mappa precedente come molti di questi stati siano in diversi casi stati decisi per pochi voti.

Nessuno stato può definirsi al sicuro per un partito quando uno dei candidati ottiene un consenso sopra ogni aspettativa. L’esempio più lampante è avvenuto nel 1984, quando Ronald Reagan vinse in 49 stati su 50, lasciando a Walter Mondale solo il suo stato, il Minnesota, oltre tutto per una vantaggio di appena lo 0,3 per cento, e il District of Columbia.

Qualora uno tra Clinton e Trump andasse oltre le aspettative, dunque, pur senza eguagliare Reagan può tranquillamente mandare a rotoli gli attuali equilibri tra i partiti nella mappa degli Stati Uniti.

Ti potrebbe interessare
Esteri / Regno Unito, due cavalli corrono liberi nel centro di Londra: almeno una persona ferita
Esteri / Esclusivo – Viaggio nell’Europa rurale, dove l’estrema destra avanza sfruttando il senso di abbandono
Esteri / Gaza: oltre 34.260 morti dal 7 ottobre. Israele richiama due battaglioni di riservisti da inviare nella Striscia. Cisgiordania, Idf: "Uccisa una donna palestinese che ha tentato di accoltellare alcuni soldati". Continuano gli scambi di colpi tra Tel Aviv e Hezbollah al confine con il Libano
Ti potrebbe interessare
Esteri / Regno Unito, due cavalli corrono liberi nel centro di Londra: almeno una persona ferita
Esteri / Esclusivo – Viaggio nell’Europa rurale, dove l’estrema destra avanza sfruttando il senso di abbandono
Esteri / Gaza: oltre 34.260 morti dal 7 ottobre. Israele richiama due battaglioni di riservisti da inviare nella Striscia. Cisgiordania, Idf: "Uccisa una donna palestinese che ha tentato di accoltellare alcuni soldati". Continuano gli scambi di colpi tra Tel Aviv e Hezbollah al confine con il Libano
Esteri / Gaza: oltre 34.180 morti. Hamas chiede un'escalation su tutti i fronti. Tel Aviv nega ogni coinvolgimento con le fosse comuni di Khan Younis. Libano, Idf: "Uccisi due comandanti di Hezbollah". Il gruppo lancia droni su due basi in Israele. Unrwa: "Impedito accesso ai convogli di cibo nel nord della Striscia"
Esteri / Gaza, caso Hind Rajab: “Uccisi anche i due paramedici inviati a salvarla”
Esteri / Suoni di donne e bambini che piangono e chiedono aiuto: ecco la nuova “tattica” di Israele per far uscire i palestinesi allo scoperto e colpirli con i droni
Esteri / Francia, colpi d'arma da fuoco contro il vincitore di "The Voice 2014": è ferito
Esteri / Gaza, al-Jazeera: "Recuperati 73 corpi da altre tre fosse comuni a Khan Younis". Oic denuncia "crimini contro l'umanità". Borrell: "Israele non attacchi Rafah: provocherebbe 1 milione di morti". Macron chiede a Netanyahu "un cessate il fuoco immediato e duraturo". Erdogan: "Evitare escalation". Usa: "Nessuna sanzione per unità Idf, solo divieto di ricevere aiuti"
Esteri / Raid di Israele su Rafah: ventidue morti tra i quali nove bambini
Esteri / Influenza aviaria, la preoccupazione dell’Oms per la trasmissione tra umani