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Home » Esteri

Elezioni in Myanmar, il partito di Aung San Suu Kyi verso la vittoria

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L'opposizione guidata da Aung San Suu Kyi ha già ottenuto 21 seggi in parlamento e si stima otterrà il 70 per cento dei voti. Il partito al governo ammette la sconfitta

Il Partito dell’unione per la solidarietà e lo sviluppo (Usdp) ha ammesso la sconfitta subita nelle prime elezioni libere in Myanmar dopo 25 anni.

L’opposizione, guidata dal premio Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi, sembrerebbe aver ottenuto il 70 per cento dei voti.

Il leader dell’Usdp Htay Oo ha infatti annunciato, in un’intervista rilasciata all’agenzia Reuters, che “abbiamo perso”.

La commissione elettorale non ha ancora diffuso i risultati ufficiali delle votazioni di domenica, che saranno noti nei prossimi giorni. Finora è stato però confermato che la Lega Nazionale per la Democrazia (Ndl) si è aggiudicato i primi 21 seggi in parlamento.

Alcune stime sulle percentuali di voti ottenute sono state rese note dal partito di Suu Kyi, che ha seguito le operazioni di scrutinio in tutti i seggi del Paese.

Le proiezioni dell’Ndl sulla base dei voti conteggiati fino a lunedì mattina indicano che il partito avrebbe ottenuto il consenso del 70 percento dei 30 milioni di birmani che hanno espresso una preferenza.

Inoltre il partito di Suu Kyi ha affermato di aver vinto 44 dei 45 seggi della camera bassa di Yangon e di aver ottenuto la maggioranza nelle quattro divisioni amministrative in cui i risultati delle votazioni sono già certi.

Se tali dati fossero confermati ufficialmente ciò significherebbe che la Lega Nazionale per la Democrazia otterrà la maggioranza di seggi in parlamento e si assicurerà la presidenza, avendo superato la soglia del 67 per cento dei consensi necessario. 

Win Htein, portavoce dell’Ndl, ha affermato che il partito ha ottenuto la maggior parte dei consensi nelle aree centrali del Paese e nelle grandi metropoli densamente popolate, raggiungendo l’80 per cento.

Tuttavia i gradimenti si riducono nettamente dal 60 al 50 per cento nelle aree abitate dalle minoranze etniche, specialmente nelle divisioni amministrative del Mon e del Karen. Mancano ancora nel computo i risultati di altri cinque stati.

Nella prima dichiarazione rilasciata dopo le elezioni, Aung San Suu Kyi ha detto alla folla radunata fuori dal quartier generale del suo partito che, anche se ancora non sono stati annunciati i numeri ufficiali, “penso vi siate fatti un’idea dei risultati”.

Ha poi diplomaticamente aggiunto che “È ancora presto per congratularsi per la vittoria. Vorrei ricordarvi che anche coloro che non hanno vinto devono accettare i vincitori ed è importante non provocare i nostri avversari per essere accettati in parlamento”.

Al di là dei risultati, restano alcuni limiti per la democrazia in Myanmar, un Paese che solo nel 2011 è uscito da mezzo secolo di dittatura militare con la creazione del primo un governo composto da civili, ma guidato da un partito di ex militari.

La costituzione, redatta dal Partito dell’unione per la solidarietà e lo sviluppo, prevede che il 25 per cento dei seggi in parlamento sia assegnato a militari.

Inoltre per la costituzione Aung San Suu Kyi non potrà diventare presidente, perché è vietato a chiunque abbia coniuge o figli di nazionalità straniera di guidare il Paese.

Tuttavia la leader ha dichiarato che guiderà il Myanmar stando “al di sopra del presidente” che sarà scelto dagli esponenti del suo partito.

Ma segni di un cambiamento nel Paese possono intuirsi dal titolo del quotidiano The Light of Myanmar, una testata legata al partito di governo Usdp, che oggi titola “L’alba di una nuova era”, che riflette il cambiamento che sta avvenendo in Myanmar negli ultimi anni.

Quelle che sono appena terminate sono state le elezioni più libere che si siano mai svolte nella nazione del sudest asiatico, grazie al monitoraggio di osservatori interni e internazionali, che le hanno valutate positivamente.

Molti, tra i 30 milioni di votanti, si sono recati alle urne per la prima volta. E si è trattata per la prima volta anche per Aung San Suu Kyi, da molti definita “mamma Suu”, che è vista dai birmani come la personificazione di quel sogno del Myanmar che è la democrazia.

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