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Home » Politica

Statuto M5s, Conte al bivio: “Se non ottiene un plebiscito la sua leadership va già in crisi”

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Giuseppe Conte è sulle spine. Superato con difficoltà il delicatissimo snodo della riforma della giustizia, a livello di Movimento 5 Stelle in queste ore parte il primo vero voto dell’era contiana: oggi e domani si vota per il nuovo Statuto.

E qui si vedrà il vero peso politico di Giuseppe Conte all’interno del Movimento 5 Stelle. Inutile dire che quanto accaduto nelle ultime soleggiate ore domenicali non promette nulla di buono: il caos grillino con 40 pentastellati assenti al voto sulla riforma Cartabia del processo penale non promette nulla di buono.

I tabulati hanno registrano molte defezione targate M5S con il deputato pentastellato Alessandro Melicchio che vota sì insieme a FdI e Alternativa c’è. Non solo. Quaranta parlamentari grillini non hanno partecipato al voto e non mancano i big: tra loro ci sono il capogruppo in commissione Giustizia Eugenio Saitta, l’ex sottosegretario alla Giustizia Vittorio Ferraresi, l’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio Riccardo Fraccaro e l’ex ministra Giulia Grillo.

Insomma, Conte controlla o no il suo partito? Questa è la domanda che tutti si pongono, anche dalle parti di Palazzo Chigi. A questo punto, non sono pochi quelli che cominciano a pensare che le cose potrebbero non andare per il verso giusto per l’ex presidente del Consiglio in vista della votazione in programma oggi e domani sul nuovo statuto voluto da Giuseppe Conte.

Perché inevitabilmente sarà un voto anche sulla nuova leadership contiana. Che il documento di quasi 40 pagine preparato dall’ex premier sia approvato dalla Rete sulla nuova piattaforma Skyvote appare del tutto scontato. Meno scontato è che ottenga un plebiscito. Sono in molti a ritenere, contiani in primis, che per una vera “incoronazione” sia necessario superare almeno l’asticella del 70% dei consensi, sia ora che nei prossimi giorni quando si voterà per la presidenza vera e propria del Movimento. “Se almeno due grillini su tre non saranno d’accordo con il nuovo statuto e la nuova leadership sarà un problema” spiega un 5 Stelle di primo piano. Da qui la necessità di arrivare almeno al 70% di “si”.

Per la prima votazione servirà la maggioranza degli aventi diritto al voto. Ad averne diritto sono gli iscritti da almeno sei mesi (quindi prima del 2 febbraio 2021) con l’esclusione però di coloro che, negli ultimi 15 mesi non hanno fatto neanche un accesso alla precedente piattaforma (Rousseau).

La platea è ristretta ma il quorum è tutt’altro che scontato. In caso di mancata maggioranza degli iscritti si tornerà a votare il 5-6 agosto: il quorum, questa volta, sarà la maggioranza più uno dei votanti.

Quella che può apparire una semplice formalità numerica in realtà non lo è: “La forza di Conte all’interno del Movimento dipenderà proprio da quanti voti prenderà il nuovo statuto, con quanti voti verrà accettato dalla base” si spiega. È chiaro che sarà molto diverso se venisse approvato al primo turno superando l’asticella del 70% oppure se dovesse passare nella seconda tornata a maggioranza semplice.

E lo stesso Conte dimostra di esserne ben consapevole perché il vero obiettivo del leader in pectore è quello di cominciare con una forte maggioranza, cosa che lo renderebbe più forte sia all’interno del Movimento che nella maggioranza e nei confronti di Mario Draghi. Non è affatto un caso che da qualche giorno tutti i social dell’ex premier stiano rilanciando la Carta dei Valori del nuovo Statuto. «Noi siamo in ciò che crediamo», dice Conte nel filmato a supporto prima di elencare le priorità del M5S 2.0, dalla transizione ecologica alla giustizia sociale.

Ora vedremo se tutto questo basterà per essere il capo indiscusso dei 5 Stelle oppure se ci troveremo di fronte ad un leader fragile e “azzoppato” sin dall’inizio. Si tratterebbe infatti della seconda falsa partenza nel giro di poche settimane e rappresenterebbe davvero un grosso problema per l’aspirante leader politico.

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