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Home » Politica

Salvini sconfitto sul Green Pass: tace sui social e abbassa il capo con l’ala moderata

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Credit: Ansa foto

Dopo settimane concitate, il Consiglio dei ministri ha varato ieri il nuovo decreto anti-Covid. La linea emersa è quella del rigore e dell’obbligo del Green Pass da settembre sui mezzi di trasporto (esclusi quelli urbani e regionali) e soprattutto per il personale della scuola e gli studenti universitari. Il premier Mario Draghi ha commentato soddisfatto: “Penso che abbiamo fatto un buon lavoro e che ora si possa andare in vacanza contenti”.

S&D

Che questa possa rappresentare l’ennesima sconfitta per il leader della Lega Matteo Salvini lo si può evincere facilmente anche solo dando uno sguardo alle sue pagine social. Da giorni sui profili del leghista sono scomparsi riferimenti al Green Pass. Il leader dello stesso partito che nei giorni scorsi ha presentato quasi 1.300 emendamenti al decreto Covid del 22 luglio – manifestando così il proprio dissenso all’estensione dell’uso del certificato verde – ha affollato i propri canali con immagini di animali, video di campagna elettorale a Roma e l’immancabile lotta all'”invasione” dei migranti. Sul Green Pass tutto tace. Nemmeno un post microscopico per commentare l’approvazione del decreto. E così, per uscire dal gorgo della sua stessa propaganda, detta alle agenzie una nota per rivendicare ciò che di fatto è già stato stabilito.

Chi invece non tace sono i leghisti più ostili al provvedimento. È il caso del deputato Claudio Borghi, uno dei partecipanti alle manifestazioni contro il certificato: “Il decreto se confermato è intollerabile. Non sarà certo l’aver salvato le colazioni negli alberghi a compensare oscenità come la mancata esenzione per i minorenni e l’obbligo per la scuola e per gli studenti. Ho fatto il possibile ma ho perso. Mi scuso con tutti voi”, scrive su Twitter.

E non solo. L’aver ceduto alla parte moderata della Lega – tra cui Giorgetti – lascia lo scontento soprattutto tra gli elettori del “Capitano”. Eloquenti in questo senso sono i commenti a margine dei post. “Invece di pescare notizie sui gattini..oltretutto datate..parlaci di attualità..tipo greenpass..i ragazzi andavano lasciati fuori..vergogna!”, scrive un utente sotto un video di un gattino pubblicato solo 7 ore fa sulla pagina Facebook di Salvini. “Ma che gattino, dopo lo schifo che è successo oggi uscite dal governo e di corsa. Non potete appoggiare Draghi con il Green Pass esteso ovunque e immigrazione a go go. Iniziamo a togliere il sostegno al banchiere, sperando che altri seguano (Forza Italia e qualche 5 Stelle in primis)”, scrive un altro. E così i fan del Carroccio storcono il naso di fronte all’ennesima accettazione del decreto così com’è.

Che Salvini, contrario all’inizio sia all’obbligo vaccinale sia al Green pass, avesse cambiato rotta, costretto ad ammorbidirsi sulla scuola, lo si era intuito anche dalle ultime sue dichiarazioni, in cui era sparito il tema degli insegnanti. Ha parlato piuttosto di alberghi, trasporti e prezzi più bassi per i tamponi, dicendo che erano queste le richieste portate al tavolo dalla Lega.

“Nessun Green Pass o limitazione per colazioni, pranzi e cene in albergo per i clienti delle strutture; nessun Green Pass o limitazione (almeno per tutto agosto) – dice il leader della Lega – per i mezzi di trasporto, treni, autobus, navi ed aerei; garanzia di scuola in presenza per tutti i bambini, nessuno escluso; possibilità per tutti di utilizzare tamponi rapidi e gratuiti, antigenici e salivari”.

Questa ennesima sconfitta porta la firma dell’ala moderata del partito e conferma di fatto ciò che Marco Antonellis aveva anticipato sempre su queste colonne, riportando le parole di un big del partito di via Bellerio: “Salvini non è più l’uomo solo al comando ma ci sono due linee politiche distinte e differenti. Da quando Mario Draghi si è insediato alla guida del governo Giancarlo Giorgetti ha preso il largo e nella Lega si è venuta a creare una vera e propria diarchia tanto che sempre più spesso i parlamentari si vanno a “confessare” da GG anziché confrontarsi con il capo partito”.

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