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Matrimonio egualitario, ius scholae, cannabis terapeutica, fine vita: cosa prevede il programma del Pd

Immagine di copertina
Il segretario del Partito Democratico, Enrico Letta. Credit: ANSA/FABIO FRUSTACI

Ius scholae, matrimonio egualitario, legge sul fine vita, uso terapeutico della cannabis. Sono le quattro proposte di rilievo che il partito democratico ha inserito nella bozza di programma su cui il segretario Enrico Letta ha relazionato oggi, sabto 13 agosto, nel corso dell’incontro della Direzione del Pd convocata per approvare il programma in vista delle elezioni. Il leader dei dem è deciso a portare avanti il lavoro sui diritti civili e le nuove regole sulla cittadinanza che è stato interrotto in Parlamento a causa dell’ostruzionismo della destra e della fine anticipata della legislatura. Ampliando soprattutto i diritti della comunità Lgbtq+ con l’introduzione del matrimonio egualitario. 44 schede tematiche che, come ha promesso Letta, verranno illustrate con “una proposta al giorno” nel corso della campagna elettorale.

S&D

I temi toccati dal programma “Insieme per un’Italia democratica e progressista” propongono una “visione del Paese” da qui al 2027 “impostata su tre pilastri: sviluppo sostenibile e transizioni ecologica e digitale; lavoro, conoscenza e giustizia sociale; diritti e cittadinanza”, si legge nella bozza di programma.

“Nell’ambito delle politiche di contrasto alle mafie e alla criminalità organizzata, riteniamo sia arrivato il momento di legalizzare l’autoproduzione per uso personale e fare in modo che la cannabis terapeutica sia effettivamente garantita ai pazienti che ne hanno bisogno”, si legge ancora nella bozza.

A stretto giro è arrivato via Twitter il plauso di Alessandro Zan: “Orgoglioso del pdnetwork che ha inserito il #matrimonioegualitario nel programma e ringrazio il segretario EnricoLetta per la fermezza sui diritti. Il modo migliore di rispondere al tentativo ridicolo della destra di queste ore di ripulirsi dalla loro più violenta omotransfobia”, ha scritto il deputato del Pd autore dell’omonima legge.

Sul lavoro il programma elettorale prevede un lungo elenco di interventi, come “zero contributi per le assunzioni a tempo indeterminato dei giovani fino a 35 anni”. In via di principio “dobbiamo dire basta al precariato, al lavoro povero e al lavoro nero”, si legge nel testo che conferma l’introduzione del salario minimo. Spazio anche allo smart working “anche ai fini di favorire le esigenze di conciliazione dei tempi di vita e lavoro, ridurre le emissioni di agenti inquinanti e di migliorare, nel contempo, la vivibilità dei centri urbani e rivitalizzare i piccoli borghi sempre più spopolati”.

“Lavoro, ambiente, diritti, sono i tre pilastri del nostro programma. Non un catalogo di promesse irrealizzabili senza sfasciare il bilancio dello Stato e tagliare sanità, scuola, previdenza, ammortizzatori sociali come fa la destra, ma proposte serie e concrete che puntano a fare dell’Italia un Paese più giusto, più verde, più unito, più capace di produrre e redistribuire, contrastando le diseguaglianze che colpiscono principalmente giovani e donne”, ha dichiarato Debora Serracchiani, capogruppo Pd alla Camera. “Noi – sottolinea l’esponente dem – partiamo da chi ha meno, da chi ha sofferto di più in questi ultimi anni a causa della pandemia e dell’aumento dei prezzi dell’energia e dell’inflazione. La destra vuole avvantaggiare i ricchi con la flat tax, noi ci occupiamo delle persone che portano avanti il Paese, giorno dopo giorno e mettiamo al centro il lavoro. Siamo l’unico Paese europeo in cui i salari sono scesi e non saliti negli ultimi 30 anni, perciò proponiamo una mensilità in più alla fine dell’anno grazie a una riduzione shock delle tasse sul lavoro”. “Noi – conclude Serracchiani – che siamo europeisti da sempre e non abbiamo bisogno di cancellare il nostro passato come fa la destra nella disperata ricerca di costruirsi una nuova immagine, sappiamo che la cornice della nostra visione e delle nostre proposte è l’Europa, patria di libertà, solidarietà, diritti sociali e civili e che credere nell’Europa è espressione di patriottismo, non il contrario”.

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