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Petrocelli: “Non mi dimetto. La Z nel tweet del 25 aprile? Una provocazione contro gli slogan neonazisti”

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La Z nel tweet sul 25 aprile? Una “provocazione contro la retorica Nato e gli slogan neonazisti“. Dimissioni? Assolutamente No. Questa la posizione del presidente della Commissione Esteri del Senato, Vito Petrocelli, che nonostante le dimissioni rassegnate da 20 senatori in segno di protesta contro le sue posizioni sulla guerra in Ucraina, considerate filo russe, non ha intenzione di rinunciare al ruolo.

S&D

“L’ultima parola spetta alla presidente Casellati. I senatori Garavini e Alfieri dicevano che la Commissione era bloccata, ma non era vero. Abbiamo approvato due ratifiche ancora il 3 maggio”, dice in un’intervista a Repubblica, in cui definisce il gesto dei senatori “pretestuoso”.  Secondo Petrocelli, contrario all’invio di armi in Ucraina, da condannare sarebbe piuttosto la riabilitazione del Battaglione Azov da parte di Kiev. “Lei sa vero, che Poroshenko ha riabilitato come eroe nazionale Stepan Bandera, il leader che combatté accanto ai nazisti durante la Seconda guerra? È come se l’Italia avesse rivalutato Mussolini”, dice. Zelensky “poteva annullare l’onorificenza, invece non l’ha fatto. Anzi ha inserito il Battaglione Azov nella guardia nazionale”.

“Non giustifico l’invasione – continua – ma capisco cosa vuol dire avere tutti gli armamenti Nato alle porte. L’Ucraina era un Paese fallito ed è stato tenuto in piedi dagli americani con questo espediente. Questo lo dicevano anche i miei colleghi M5S Manlio Di Stefano e Marta Grande nella scorsa legislatura”. Che adesso hanno cambiato idea. “Soprattutto Di Maio, che è diventato ultra atlantista, io sono fedele al nostro programma del 2018. Trovo l’escalation militare Usa uno schifo“, continua il senatore, escluso dalle chat e dalle riunioni del Movimento ma non ancora espulso ufficialmente. Se arriverà comunicazione, assicura, la accetterà “senza fare ricorso”.

Ma “Conte, per essere coerente, dovrebbe votare contro il decreto che invia le nuove armi”, osserva. E inoltre va sfiduciato Draghi, perché la guerra in corso “avvantaggia solo gli Usa”, aggiunge. Putin ha aggredito uno stato sovrano “ma sul Donbass l’Europa aveva chiuso gli occhi e pure l’Italia, quando un fotoreporter, Andy Rocchelli, è morto mentre lavorava lì”. La Russia “è una democratura, ma non per questo dev’essere criminalizzata”.

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