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“Non votate il decreto riaperture”: ministri leghisti imbarazzati dall’ordine di Salvini

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“Non votate il decreto riaperture”: Ministri leghisti imbarazzati dall’ordine di Salvini

La Lega sferra il primo vero colpo alla maggioranza di governo, astenendosi sul decreto aperture adottato ieri dal Consiglio dei ministri. È un ordine che arriva per telefono da Via Bellerio poco prima del voto: Salvini deve dare risposte ai ristoratori che non hanno spazi all’esterno per riaprire e valutano gli indennizzi insufficienti, crede necessario preparare la stagione estiva, punta a prolungare il coprifuoco alle 23 nonché concedere di più a bar e ristoranti. E ordina di astenersi.

S&D

Secondo le voci circolate nelle scorse ore, la sua indicazione sarebbe stata addirittura quella di votare contro il decreto, ma i Ministri leghisti alla fine si sono astenuti, nell’imbarazzo del centroavanti Giancarlo Giorgetti, legato a Draghi da un rapporto di fiducia, che fino a venerdì scorso, in cabina di regia, aveva fatto sperare che si potesse giungere a una mediazione insieme a Matteo Garavaglia. Anche Salvini prima del Cdm aveva rassicurato il premier, ma il cambio di rotta è stato repentino. Gli esponenti del Carroccio e nemmeno Forza Italia erano a conoscenza del suo ordine.

Il Pd, incredulo, protesta. “Su un decreto così importante non ci si può astenere”, dice il ministro per la Cultura Dario Franceschini. “Non si può andare alla guerra per il doppio turno serale dei ristoranti. Non possono cercare ogni volta di strappare un pezzetto in più”, commentano da Palazzo Chigi. Giorgetti, Garavaglia e Stefani hanno le mani legate e poco margine di manovra, bisogna fare come dice il partito. Oltre ad accontentare lo zoccolo duro del suo elettorato “aperturista”, Salvini gioca la sua partita con Giorgia Meloni da un lato e con il Pd dall’altro, perché vuole strappar loro visibilità sia all’opposizione che al governo. Intanto ai ministri leghisti resta solo la lotta, perché il resto dell’esecutivo è compatto sul decreto.

Il piano di Salvini diventerà più chiaro nelle prossime settimane: nel corso dei prossimi incontri si capirà se vuole sfilarsi dalla maggioranza o continuare a dare un colpo al cerchio e uno alla botte. Eppure l’astensione di ieri costituisce un particolare precedente. Il primo appuntamento importante è in Parlamento, dove la settimana prossima si voterà la mozione di sfiducia contro Roberto Speranza presentata daFratelli d’Italia. “Non vogliamo mettere in difficoltà la maggioranza”, assicura il capogruppo al Senato Romeo. Ma ad essere in difficoltà, per ora, sono i suoi Ministri.

Leggi anche: La Lega non vota il decreto riaperture, gelo di Draghi: “Prendiamo atto, è un precedente grave”
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