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    La mano di Mattarella sul Governo Draghi: “Tre ministri sono stati scelti dal Colle”

    Di Redazione TPI
    Pubblicato il 13 Feb. 2021 alle 10:32 Aggiornato il 13 Feb. 2021 alle 10:46

    Una lista dei ministri varata in sostanziale autonomia da Mario Draghi, ma con qualche sollecitazione dal Colle. Sarebbe questo lo scenario dietro alla designazione dei ministri del nuovo esecutivo, secondo quanto riportato da Ugo Magri in un retroscena pubblicato sulla Stampa.

    Sebbene Mattarella abbia lasciato al premier incaricato mano libera nella scelta della squadra (riservandosi poi, come ovvio, di approvare o meno la lista definitiva), il Colle non avrebbe comunque giocato un ruolo marginale nella composizione del nuovo Governo.

    In particolare, sarebbero stati tre i nomi “caldeggiati” dal Capo dello Stato: si tratta di due riconferme rispetto alla squadra di ministri del Governo Conte e di una new entry. Innanzitutto, per Mattarella era importante la riconferma di Luciana Lamorgese al ministero dell’Interno e di Lorenzo Guerini al ministero della Difesa.

    Due ministri che, nell’opinione di Mattarella, hanno lavorato bene e che meritavano un posto anche nell’esecutivo Draghi, per garantire continuità su una serie di dossier che vanno dall’immigrazione alla sicurezza.

    Infine, secondo quanto scrive Ugo Magri, non “ci vuole chissà quale immaginazione per scoprire che la scelta di Marta Cartabia ha radici lontane, risale agli anni in cui l’attuale presidente della Repubblica e la neo-ministra della Giustizia sedevano insieme alla Corte costituzionale”. Era una tra le scelte più delicate, quella sul ministro della Giustizia, dopo le numerose polemiche sulla figura dell’ex Guardasigilli Alfonso Bonafede.

    A parte questi tre nomi, dunque, “tutte le altre designazioni sono arrivate da Draghi, il quale ha puntato su una squadra dove alle donne (8 su un totale di 23 dicasteri) è garantita un’ appena dignitosa presenza, e ai cosiddetti tecnici viene affidata l’ intera gestione del Recovery Fund: scelta palesemente finalizzata a garantire che i grandi investimenti sul futuro del Paese vengano definiti da persone capaci, senza essere piegati a finalità politico-clientelari”.

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