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Retroscena TPI – Nel M5S si prepara la scissione dei ribelli: “C’è spazio a sinistra”

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“Il malcontento all’interno del M5S è a livelli altissimi. Diventando sempre più partito e sempre più centrista, il Movimento ha lasciato un grande spazio vuoto. Che potrà essere colmato da una nuova iniziativa politica, finalmente più a sinistra dei 5S“, spiegano a TPI fonti vicine al Movimento. E questo suona come l’ennesimo terremoto, in giorni complicati per i pentastellati per diversi motivi.

S&D

Prima di tutto gli scontri interni sul Mes e quella lettera firmata da una fronda che vede “il fondo salva-stati come il peggior errore storico”; poi la maxi consulenza da poco meno di due milioni e quattrocentomila euro lordi incassati negli ultimi tre anni dalla Philip Morris che imbarazza la Casaleggio Associati e – in ultimo, non per decibel di rumore creato, ma solo in ordine di tempo – la scissione dal Movimento da parte di quattro europarlamentari, gli “ambientalisti” Ignazio Corrao, Piernicola Pedicini, Eleonora Evi e Rosa D’Amato che con ogni probabilità andranno a finire tra le fila dei Verdi.

“Una minoranza schiacciata”

Sia a livello europeo, sia a livello nazionale si percepisce una grande tensione delle minoranze all’interno del Movimento. Per capire le divergenze in Ue basta vedere le percentuali di voto per questioni sociali, ambientali ed economiche: per l’80 per cento delle volte una parte dei 5S in questi anni si è distaccata dal Movimento e ha votato con i Verdi. Percentuali che di solito ottengono solo europarlamentari appartenenti allo stesso gruppo, che lasciavano presagire una divisione interna.

L’ultimo spartiacque è stato quello degli Stati Generali, atteso da molti come il momento della verità, del cambio di marcia che poi però ha lasciato solo molto amaro in bocca. “Di Maio e il cerchio magico si sono arroccati ancora di più nel loro fortino, mentre le opinioni dal basso e i leader come Di Battista non sono stati ascoltati – dicono le nostre fonti – in quei giorni è apparso chiaro come il Movimento non avesse limiti nello snaturarsi pur di rimanere ‘di governo’. Ma sono tante le persone che non ci stanno, è da un anno che si vive in condizione di separati in casa. E questo verrà fuori: le minoranze schiacciate si stanno organizzando“.

Il Mes e le crisi di identità

La crepa più grande è sicuramente quella sul Mes, sulla quale il Movimento ha una vera e propria crisi di identità. I più contrari al Mes dicono a TPI: “Si tratta di uno strumento che andava totalmente riformato. Chi approva oggi il Mes, si è ammorbidito per ragioni di governo, non certo di idee. Ma dov’è la linea rossa? Il Mes era un elemento programmatico su cui la posizione dei Cinque Stelle doveva restare la stessa che era stata dichiarata. Così non è stato”.

Questione di leadership

Per quanto riguarda la discussissima leadership, nelle ultime settimane abbiamo assistito ad un innamoramento bipartisan nei confronti di Di Maio. “Un leader vero”, “è cresciuto molto”, “promosso a pieni voti”: dal dem Bettini all’economista di Forza Italia Brunetta, in tanti hanno fatto il loro endorsement per il ministro degli Esteri.

Ma tra chi si sta staccando, o si è già staccato dal Movimento, e sogna una nuova forza politica invece “Di Maio è stato parte del problema dell’implosione del M5S, e visto come ha tenuto a prendersi i successi, dovrebbe anche caricarsi sulle spalle tutte le ultime crisi”.

Le decisioni, sempre secondo fonti vicine al Movimento, “le prende sempre il solito cerchio magico, che ha una gestione monarchica. Sempre gli stessi, senza mai un confronto. Le scelte le prendono sempre le stesse persone, che sono tutte al governo peraltro: Di Maio, Bonafede, Fraccaro, Spadafora. Questi sono. Ma neanche un partito al 2 per cento è gestito così!”.

Beppe Grillo in questo contesto ha perso terreno e la sua verve poco è servita a far contare la sua opinione nelle ultime nomine o negli Stati generali.

Un nuovo partito?

La cosa che distingueva il M5S dagli altri partiti era che al posto di procedere con istituzioni intermedie e centrali, c’erano dei processi partecipati attraverso la democrazia diretta. “Dal momento che è stato deciso di abbandonare questa linea – spiegano ex Cinque Stelle – non è stata però costruita una struttura da partito che la bilanciasse, controllasse e garantisse il buon funzionamento. Insomma, il M5S si è ritrovato a fare il partito, senza quei meccanismi democratici tipici di un partito. Ecco, bisogna ripartire da qui per un progetto nuovo“.

La voce che serpeggia nella minoranza è che “c’è già da tempo uno spazio per un partito diverso che riprenda quei principi e quelle basi tradite dal Movimento. Quella novità anti establishment che aveva occupato il M5S oggi è di nuovo libero. E sicuramente non lo può prendere il Pd, non lo può prendere Forza Italia, né tantomento la destra. Con tutte le energie raccolte dai delusi dei Cinque Stelle si può creare qualcosa di molto positivo, con entusiasmo“.

A quanto pare molti degli scontenti sono vicini ad Alessandro Di Battista, “ma per ora continuerà il suo percorso nel Movimento, non sarà il leader dei ribelli insomma. Poi, in futuro, chi può dirlo…”.

Leggi anche: 1. Di Maio a TPI: “Candidatura Raggi a Roma molto probabile” / 2. Retroscena TPI – Pd e M5S lavorano per un accordo alle comunali di Roma (senza Virginia Raggi)

3. L’improvviso innamoramento bipartisan per Di Maio: da Brunetta a Bettini, tutti gli ultimi endorsement al ministro pentastellato / 4. PhilipMoralisti: sul M5S l’ombra di quel finanziamento da Big Tobacco a Casaleggio

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