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M5S, Beppe Grillo incontra l’ambasciatore cinese in Italia. Atteso anche Conte, ma l’ex premier dà forfait

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Il fondatore del Movimento Cinque Stelle ha incontrato oggi a Roma l'Ambasciatore Li Junhua

Il fondatore del Movimento Cinque Stelle, Beppe Grillo, ha incontrato oggi a Roma l’Ambasciatore cinese in Italia, Li Junhua, in un vertice a cui era atteso anche l’ex premier nonché futuro leader dei pentastellati, Giuseppe Conte, che non ha presenziato “per altri impegni”. La notizia, riportata dall’Adnkronos, ha provocato diverse polemiche nel mondo politico, anche all’interno della maggioranza che sostiene il Governo di Mario Draghi. Fonti citate dall’agenzia di stampa riferiscono di un “normale” incontro tra un rappresentante diplomatico di un Paese straniero ed esponenti politici italiani.

S&D

Eppure le reazioni non si sono fatte attendere, in primis da parte della presidente di Fratelli d’Italia (FdI), Giorgia Meloni. “In molti si chiedono perché Grillo accompagnerà oggi Conte dall’Ambasciatore cinese. La risposta è facile: per far ricevere al prossimo capo del M5S la benedizione di Pechino“, ha scritto Meloni su Facebook. “È la conferma di quello che abbiamo visto in questi anni al governo della Nazione: i grillini sono la quinta colonna del regime cinese in Italia”.

Accuse che arrivano anche dalla maggioranza. Alla leader di FdI ha infatti fatto eco il senatore di Forza Italia, Maurizio Gasparri. “Grillo di nuovo dai cinesi? Sarà una visita periodica per prendere evidentemente ordini”, commentaall’Adnkronos Gasparri, tra i primi a criticare Grillo durante la sua visita di due anni fa all’ambasciatore cinese Li. Anche la Lega si è fatta sentire. “Incontro inopportuno”, ha detto all’agenzia Adnkronos l’europarlamentare leghista Marco Zanni, “soprattutto con i ‘dubbi’ su Wuhan e soprattutto dopo che la Cina ha messo sotto sanzioni deputati europei tra cui il presidente del parlamento europeo”. Critiche anche dal presidente dei senatori di Italia Viva, Davide Faraone, che confronta l’esordio al G7 del premier Mario Draghi, che “rappresenta i valori dell’atlantismo e dell’europeismo al fianco di Biden” con la visita di Grillo all’ambasciata cinese.

Nessun commento finora da parte del leader della Lega, Matteo Salvini, che nel 2019 criticò aspramente il comico. “Sono colpito dai suoi incontri con l’ambasciatore cinese e i frequenti viaggi di Di Maio in Cina. E per contro, stanno zitti sulla situazione di Hong Kong“, affermò Salvini due anni fa in un’intervista al Corriere della Sera a meno di tre mesi dalla nascita del Governo Conte bis. Ancora nessuna dichiarazione nemmeno dal neo-presidente del Copasir, Adolfo Urso, che nel 2019 da vicepresidente dello stesso Comitato parlamentare si chiese: “chissà perché Beppe Grillo abbia ritenuto di rassicurare la Cina sulla tenuta del governo Conte, dopo l’incontro con Di Maio“.

Tra il 22 e il 23 novembre 2019, il fondatore del Movimento Cinque Stelle aveva infatti prima cenato e poi incontrato una seconda volta il diplomatico straniero, parlando di “un piacevole incontro”, a cui seguì un vertice tra Grillo e Luigi Di Maio. Il M5S ha da tempo buoni rapporti con Pechino e l’attuale ministro degli Esteri ne ha sempre sostenuto l’importanza.

Proprio due anni fa, l’Italia divenne il primo Paese membro del G7 ad aderire alla Belt & Road Initiative (BRI), la cosiddetta nuova Via della Seta. Almeno formalmente, Roma aderisce ancora al progetto con cui la Cina punta a migliorare i legami commerciali con altri Paesi del mondo, in particolare in Eurasia, senza però più stringere altri accordi negli ultimi mesi.

Con il nuovo Governo guidato da Mario Draghi infatti i rapporti con Pechino sembrano mutati. Dopo il decreto con cui lo scorso 31 marzo, Roma ha bloccato la vendita del 70 percento dell’azienda milanese produttrice di semiconduttori LPE ai cinesi della Shenzhen Investment Holdings, nelle scorse settimane l’Italia ha manifestato la propria contrarietà all’acquisizione di Iveco da parte del gruppo automobilistico cinese Faw, spingendo la holding Cnh, di proprietà della famiglia Agnelli, a interrompere i negoziati, e imponendo condizioni stringenti a un accordo di fornitura per la rete 5G tra Vodafone e la cinese Huawei.

La “svolta” impressa da Draghi alle relazioni con la Cina, celebrata anche dal Financial Times, non sembra aver scalfito i rapporti con Pechino del Movimento Cinque Stelle, che resta a tutt’oggi la principale forza in Parlamento a sostegno del Governo.

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