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    Governo Conte appeso a un filo. Mes, lavoro, ministri: l’intesa tra i partiti è lontana

    Di Anna Ditta
    Pubblicato il 2 Feb. 2021 alle 08:15

    Il tempo sta per scadere. Oggi, martedì 2 febbraio, il presidente della Camera Roberto Fico si recherà al Quirinale per riferire al capo dello Stato l’esito della consultazioni che ha tenuto negli scorsi giorni. Dopo l’ultimo tavolo di confronto tra le forze della maggioranza uscente, previsto dalle 9 alle 13 di oggi, nel pomeriggio la terza carica dello Stato si recherà dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella per chiarire se ci sono le condizioni per formare un nuovo governo politico guidato da Giuseppe Conte o da un altro esponente indicato dai partiti (qui le ultime notizie sulla crisi).

    Ma l’esito del mandato esplorativo di Fico appare ancora incerto. Ieri dal confronto sono emerse numerose divergenze, che riguardano sia i nomi sia i punti del programma. La bozza d’accordo non c’è ancora, né è detto che si trovi qualcuno disposto a firmarla. Infatti, come scrive Maria Teresa Meli sul Corriere, Pd, 5 Stelle e responsabili “temono che, una volta ufficializzato quel documento, Iv possa dire: bene, avendo un programma, chiunque potrà guidare il nuovo governo, non necessariamente Conte”. E invece sul nome del premier né i dem né i pentastellati intendono cedere.

    Il governo Conte si allontana: le richieste di Renzi sui nomi

    A complicare la trattativa sono le richieste avanzate ieri dal leader di Italia Viva Matteo Renzi, che punta a un cambio nei ministeri chiave dell’Economia, della Giustizia e degli Esteri. Il segretario Pd Nicola Zingaretti, tuttavia, ha “blindato” il ministro Roberto Gualtieri (con il sostegno dei vertici Ue e di Confindustria) e M5S è disposto a cedere solo sul Guardasigilli.

    Ma Renzi non si è fermato qui, e avrebbe chiesto, oltre alla testa del commissario straordinario Domenico Arcuri, anche quella del presidente dell’Inps Pasquale Tridico e di quello dell’Anpal Domenico Parisi, entrambi sostenuti dall’ex capo politico Luigi Di Maio.

    Dal suo punto di vista, il leader di Iv teme che il minirimpasto faccia apparire la crisi di governo “come un giro di poltrone”, come scrive Annalisa Cuzzocrea su Repubblica, e questo smentirebbe le continue dichiarazioni di Renzi sul fatto che non sono i ministeri a interessargli.

    Dal Mes al lavoro, lo scontro sui temi

    Per quanto riguarda il programma, l’ex premier spinge soprattutto per il ricorso al Mes per le spese sanitarie, che potrebbe strappare come conquista ai grillini. Ma al tavolo di Fico, il capogruppo M5s Davide Crippa ha rifiutato anche l’ipotesi dell’utilizzo di una parte del Fondo salva-stati, sollevando una “pregiudiziale politica” sullo strumento e rivendicando il peso del Movimento come gruppo più numeroso.

    Altro terreno di scontro è incrociato tra la delegazione del M5S e i renziani è il lavoro, e in particolare il reddito di cittadinanza. Il Pd interviene con tre proposte (ammortizzatore unico, parità salariale, piena occupazione femminile) lasciando intendere che il ministero, oggi in quota Cinque Stelle, potrebbe andare ai dem.

    Di fronte a queste chiusure reciproche, la strada per il Conte-ter si fa più impervia e, alla fine, Renzi potrebbe ottenere quello che, secondo alcuni retroscena, sarebbe il suo vero obiettivo: far nascere un governo istituzionale guidato da Mario Draghi o da un’altra figura di alto profilo istituzionale, in grado di ottenere la fiducia con il sostegno di Forza Italia. Per Mattarella, nel caso di un mancato accordo, potrebbe essere l’unica scelta possibile.

    Leggi anche: 1. [Retroscena/M. Antonellis] A Renzi non è bastato aver fatto cadere il governo, vuole umiliare il Pd e chiede 4 ministeri /2. Conflitto d’interenzi (di Giulio Gambino) /3. Quel rapporto con il principe d’Arabia Saudita: la crociata di Renzi sui servizi ora diventa sospetta (di Luca Telese) /4. Quella chiamata di Giuseppe Conte alla Cartabia 

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