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    Covid, il monito di Draghi: “I sussidi finiranno e a pagare saranno i giovani. La politica non deve aggiungere incertezza a incertezza”

    Di Lara Tomasetta
    Pubblicato il 18 Ago. 2020 alle 13:21 Aggiornato il 18 Ago. 2020 alle 22:59

    “Ai giovani bisogna dare di più: dopo la catastrofe della pandemia bisogna affrontare la fase difficile e disseminata di insidie della ricostruzione, che dovrà essere improntata alla flessibilità, al pragmatismo, ma anche alla trasparenza. E i giovani vanno messi al centro di ogni riflessione per rimettere in moto i loro percorsi formativi”. L’ex presidente della Bce Mario Draghi dedica ai giovani e all’amicizia tra i popoli il suo accorato discorso di apertura dell’edizione 2020 del Meeting di Rimini.

    A distanza di 11 anni, Draghi è tornato sul palco riminese e ha spiegato che, dopo il dramma della pandemia, ora bisogna concentrarsi sulle nuove generazioni e mettere la loro formazione al centro.

    Un discorso, quello dell’ex governatore della Banca d’Italia, che cade proprio nei giorni in cui il destino di molti giovani studenti sembra ancora non trovare definizione, con i dubbi e i contrasti su una possibile riapertura delle scuole a settembre e il caos derivante da un nuovo aumento dei casi Covid.

    L’ex presidente della Bce per i mesi della pandemia ha scelto la linea del silenzio, ma ora è tornato a farsi sentire, utilizzando i toni risoluti e decisi che in molti hanno rimpianto in questo tempo. La decisione con cui seppe affrontare la crisi dell’Unione Monetaria Europea, per il suo “whatever it takes” pronunciato in occasione di un discorso il 26 luglio del 2012 alla Global Investment Conference di Londra, lo hanno reso negli anni il candidato più richiesto per una probabile corsa al Colle, nonostante egli stesso si sia più volte svincolato da tale possibilità. Il discorso di oggi tuttavia sembra aprire in questa direzione.

    Per Draghi i giovani vanno messi al centro di ogni riflessione, anche per rimettere in sesto il Paese dopo la scure della pandemia, a partire dai sussidi che molti Paesi europei, tra cui Germania, Francia e Italia, hanno garantito all’economia.

    “In questo susseguirsi di crisi, i sussidi che vengono ovunque distribuiti sono una prima forma di vicinanza della società a coloro che sono più colpiti, specialmente a coloro che hanno tante volte provato a reagire. Servono a sopravvivere, a ripartire. Ai giovani però bisogna dare di più: i sussidi finiranno e resterà la mancanza di una qualificazione professionale, che potrà sacrificare la loro libertà di scelta e il loro reddito futuri”. “Il rischio”, ha detto Draghi, “è quello di una distruzione di capitale umano di proporzioni senza precedenti dagli anni del conflitto mondiale”.

    “Dobbiamo accettare l’inevitabilità del cambiamento con realismo e, almeno finché non sarà trovato un rimedio, dobbiamo adattare i nostri comportamenti e le nostre politiche”, ha aggiunto Draghi. “Ma non dobbiamo rinnegare i nostri principii. Dalla politica economica – ha aggiunto – ci si aspetta che non aggiunga incertezza a quella provocata dalla pandemia e dal cambiamento. Altrimenti finiremo per essere controllati dall’incertezza invece di esser noi a controllarla. Perderemmo la strada”. “Nelle attuali circostanze il pragmatismo è necessario”, ha proseguito l’ex presidente della Bce.

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