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Fratelli d’Italia, la notte elettorale che incorona Meloni: “Non siamo l’estrema destra, governeremo per il bene del Paese” | VIDEO

“Ma ti ricordi quando siamo nati, che ci ridevano in faccia?”. Anna e Massimiliano militano in Fratelli d’Italia dalla prima ora, da quando cioè Giorgia Meloni, in polemica con il Popolo delle Libertà per non aver indetto le primarie a cui si sarebbe candidata, decise di staccarsi e fondare il suo partito: era il 2012. I due iscritti si abbracciano a lungo, commossi, nel comitato elettorale di Fratelli d’Italia durante la notte che sancisce una vittoria in parte già annunciata con quasi il 28 per cento di voti secondo le prime proiezioni. Nel 2018 i punti erano stati 4. Nel 2013, Fratelli d’Italia non aveva superato la soglia di sbarramento in Senato.

Meloni emozionata commenta il risultato storico in una sala stampa gremita di giornalisti (per la metà della stampa estera) e di militanti in festa con toni rilassati e sereni, mai così distesi da quando ha iniziato ad arringare le folle sui palchi diventando “cintura nera di urla“, come lei stessa ha detto a un contestatore durante uno degli ultimi comizi della campagna elettorale. Ora non è più tempo di urlare, ma di mostrarsi pronti (come da slogan della campagna) e soprattutto all’altezza della responsabilità che il voto le consegna: governare il Paese.

Per farlo la leader di FdI batte sull’importanza di unire l’Italia, preservare gli interessi di tutti e non di una parte, ricostruire il rapporto tra cittadini e politica dopo il drammatico dato sull’affluenza (data al 56 per cento); ricorda i momenti più toccanti della campagna elettorale, ringrazia gli alleati di coalizione che “non si sono risparmiati”, lo staff, la famiglia e “tutti quelli per i quali io ci sono stata meno di quanto ci fossero per me”. “Quando questa notte sarà passata dobbiamo ricordarci che non siamo a un punto di arrivo ma un punto di partenza: se si vuole far parte della storia bisogna capire la responsabilità che si ha, perché l’Italia ha scelto noi”, dichiara.

Intanto i corrispondenti esteri, che costituiscono la metà del totale dei 500 giornalisti accreditati, guardano con allarme al dato politico e alle conseguenze che la vittoria di FdI potrebbe avere sulla gestione della crisi energetica, sul posizionamento dell’Italia all’interno dell’Unione Europea e sul futuro dei partiti che con Meloni condividono radici e valori ultraconservatori, mentre il premier ungherese Victor Orbàn è il primo a congratularsi per il risultato su Twitter. Ma per i dirigenti in sala, dal co-fondatore Ignazio La Russa a Guido Crosetto, dal capogruppo Francesco Lollobrigida all’ex presidente Fabio Rampelli, il racconto del pericolo incombente è solo una mistificazione.

“È una balla voler raccontare la destra come poco presentabile o capace, nessuno più di noi ha fatto la gavetta e conosce a menadito il territorio”, dice a Tpi Rampelli, uno dei dirigenti storici e capogruppo alla Camera durante la scorsa legislatura. “Abbiamo una cultura politica che si perde nella notte dei tempi, un pensiero filosofico e autori di riferimento alle spalle, progettualità e ricette su cultura e identità”, continua.

“Alla stampa estera bisognerebbe raccontare che siamo la destra, non l’estrema destra, esiste anche in Italia come in tutto il mondo e ha la stessa legittimità di governare come la sinistra. Lo abbiamo dimostrato nelle Regioni, nei comuni, nel governo della Nazione. Siamo un partito di persone che fa politica da decenni, da quando ha i calzoni corti”, ribadisce con la stessa intensità il presidente dell’Abruzzo Marco Marsilio, ricordando che l’estrema destra in ogni elezione “si è candidata contro Fratelli d’Italia”.

Anche per commentare gli equilibri interni alla coalizione e i risultati di Forza Italia e Lega, stimati a meno del 10 per cento, ci sarà tempo. “L’aspetto fondamentale che ci induce a festeggiare è dato dal fatto che il centrodestra ha vinto le elezioni, gli equilibri si andranno a determinare dopo”, aggiunge Rampelli. Adesso è il momento di godersi il riscatto, ricordare la strada fatta in 10 anni sulle note di “A mano a mano” di Rino Gaetano, che danno il senso di un percorso lento e faticoso, celebrare la storia. A non conoscerla affatto, anche ai corrispondenti stranieri la notte elettorale sembrerebbe solo una bella festa.

Alberto Pezzella ha contribuito alle riprese. 

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