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    Draghi a Tripoli ringrazia la Libia per i “salvataggi” dei migranti in mare

    Di Giulio Alibrandi
    Pubblicato il 6 Apr. 2021 alle 13:23 Aggiornato il 7 Apr. 2021 alle 18:09

    Draghi a Tripoli ringrazia la Libia per i “salvataggi” dei migranti in mare

    Il presidente del Consiglio Mario Draghi ha espresso “soddisfazione per quello che la Libia fa per i salvataggi” dei migranti in mare, affermando che “il problema non è solo geopolitico è anche umanitario”. Durante la sua prima visita ufficiale all’estero, Draghi ha aggiunto che l’Italia presta aiuto e assistenza alla Libia nel salvataggio dei migranti e che “è uno dei pochi, forse l’unico paese che continua a tenere attivi i corridoi umanitari”.

    Nel corso di una conferenza stampa congiunta con il nuovo primo ministro libico Abdul Hamid Dbeibah, il capo del governo italiano ha affermato che il problema dell’immigrazione non nasce solo sulle coste del paese nordafricano ma riguarda anche i suoi confini meridionali, aggiungendo che l’Unione Europea “è stata investita del compito di aiutare il governo libico anche in quella sede”.

    All’inizio del suo intervento, Draghi ha dichiarato che questo è un “momento unico” per ricostruire l’antica amicizia tra Libia e Italia dal momento che “c’è un governo di unità nazionale legittimato dal Parlamento che sta procedendo alla riconciliazione nazionale”, aggiungendo che “un requisito essenziale per procedere con la collaborazione è che cessate il fuoco continui”. Draghi ha affermato che l’ambasciata italiana è stata l’unica a rimanere aperta durante la lunga guerra civile seguita alla caduta del regime di Muammar Gheddafi nel 2011.

    Draghi ha definito il suo incontro con Dbeibeh “straordinariamente soddisfacente” affermando di aver discusso di “cooperazione in campo infrastrutturale, energetico, sanitario e culturale”. “L’Italia aumenterà le borse di studio per gli studenti libici e l’attività dell’Istituto di cultura italiano. Si vuole fare di questa partnership una guida per il futuro nel rispetto della piena sovranità libica”, ha detto.

    Sottolineando come ci sia “voglia di fare, voglia di futuro, voglia di ripartire e in fretta”, Draghi ha anche detto che sono state riavviate “le commissioni miste in campo finanziario per il recupero dei crediti storici e dei crediti recenti”.

    Dbeibeh, insediatosi meno di un mese fa, ha messo in evidenza “il ruolo molto importante” dell’Eni “per la Libia e ha auspicato “un aumento della collaborazione tra Italia e Libia nel settore dell’elettricità e dell’energia, già prevista nell’accordo di amicizia”. Dbeibeh ha detto che il governo ha “molto interesse in una collaborazione strategica con l’Italia” che preveda anche una “cooperazione sanitaria”.

    Riguardo l’immigrazione, il primo ministro libico ha dichiarato che rappresenta una “sfida comune” che l’Italia e la Libia si stanno trovando ad affrontare. “Una questione che non riguarda solo la Libia, che è un Paese di passaggio, e neanche solo l’Italia. È un problema europeo e internazionale”, ha detto.

    La Libia volta pagina?

    Dopo anni di guerra civile, culminata nell’offensiva contro Tripoli lanciata l’anno scorso dall’Esercito nazionale libico della Libia orientale, guidato da Khalifa Haftar, lo scorso ottobre in Libia è stata raggiunta un’intesa per un cessate il fuoco permanente, con la mediazione delle Nazioni Unite. Il 15 marzo ha prestato giuramento il nuovo governo di Abdul Hamid Dbeibah, che dovrà guidare la transizione fino alle elezioni del prossimo 24 dicembre.

    Negli ultimi cinque anni, le autorità libiche hanno intercettato in mare e riportato in Libia oltre 66.000 migranti, dove, secondo quanto denunciato da organizzazioni internazionali, sono sottoposti a detenzioni arbitrarie e rischiano di subire torture, violenze sessuali e di essere ridotti in schiavitù.

    Secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM), da inizio anno almeno 237 persone hanno perso la vita lungo la rotta tra la Libia e l’Italia, che tra il 2014 e il 2020 è costata la vita di 17.400 persone.

    A gennaio il Comitato per i diritti umani delle Nazioni Unite ha giudicato l’Italia responsabile del mancato salvataggio di un’imbarcazione naufragata nel 2013, in cui morirono almeno 200 persone tra cui 60 bambini.

     

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