Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Menu
  • Politica
  • Home » Politica

    Dissidenti M5s, possibile un gruppo in parlamento col simbolo Italia dei Valori

    Credit: Ansa foto
    Di Lara Tomasetta
    Pubblicato il 19 Feb. 2021 alle 08:47 Aggiornato il 19 Feb. 2021 alle 15:26

    Nel Movimento 5 Stelle tutto potrebbe cambiare a breve. E qualcosa, in effetti, sta già cambiando. Dopo il voto di fiducia al Senato sul nuovo governo Draghi e i 15 senatori pentastellati espulsi per il voto contrario, ora potrebbe nascere un nuovo gruppo parlamentare con Italia dei valori. È l’ultima suggestione di alcuni dissidenti del Movimento 5 Stelle al Senato. L’annuncio dell’espulsione da parte del reggente Vito Crimi ha spalancato la strada alla scissione. A questi 15 vanno aggiunti – peraltro – quelli che ieri sera hanno detto no alla Camera al governo Draghi (16 contrari, 4 astenuti, 2 in missione e 12 che non hanno risposto alla votazione: totale 34) come Pino Cabras, Andrea Colletti, Jessica Costanzo, Paolo Giuliodori, Alvise Maniero, Rosa Menga, Rosa Alba Testamento, Giovanni Russo, Michele Sodano, Maria Laura Paxia e Andrea Vallascas, ma anche un big come Alessio Villarosa. “Lavoreremo – hanno annunciato – per costruire un’alternativa a un governo del ‘tutti dentro’ e dell’austerità. L’alternativa c’è”.

    E questa volta potrebbe essere una fuoriuscita di massa, organizzata con l’approdo presso altri lidi. Serpeggia la tentazione di bussare alla porta dell’Idv, oggi guidato da Ignazio Messina dopo l’addio del fondatore Antonio Di Pietro.

    “Sì, ci sono stati contatti con alcuni parlamentari ‘dissidenti’ del M5S per creare un nuovo gruppo al Senato. Mettere a disposizione il simbolo dell’Idv per finalità meramente tecniche non ci appassiona. Di contro, se c’è un progetto politico nuovo partendo da idee e valori condivisi, da parte nostra c’è una collaborazione piena”. Conferma all’Adnkronos Ignazio Messina, segretario dell’Italia dei Valori. “Chi mi ha cercato? Si dice il peccato ma non il peccatore. Se è stato Lannutti? Con Lannutti c’è una vecchia amicizia, ma questa è un’altra cosa”, risponde.

    “Le espulsioni – osserva Messina – sono state una decisione drastica. La scelta di appoggiare Draghi non dico che è contro natura ma sicuramente è stata difficile da digerire per molti grillini. Sull’autorevolezza di Draghi c’è poco da dire ma le espulsioni sono una soluzione estrema”.

    L’indiscrezione, però, ha già provocato ripercussioni nei corridoi della Camera. “Un nuovo gruppo di opposizione avrebbe pieno di diritto di chiedere le presidenze delle commissioni di garanzia”, spiegano da Fratelli d’Italia che avrebbe potuto ottenerle tutte, essendo finora l’unica opposizione tra Camera e Senato. Si parla di Copasir e Vigilanza Rai, non proprio cose di secondo piano, che vengono presiedute da un esponente dell’opposizione.

    Beppe Grillo dice che “i grillini non sono più marziani”, che ora è il tempo di governare con chi governa, nel nome della ’Perseveranza’, proprio come il nome della nuova sonda su Marte. Ma i dissidenti scalpitano e Alessandro Di Battista – chiamando a raccolta i suoi, domani, tramite il social Instagram – ha già ribattezzato “sana e robusta opposizione” la fronda degli scontenti. Uno scenario che se realizzato potrebbe erodere anche i posti di sottogoverno destinati agli stellati se in tanti – troppi – decidessero, nelle prossime ore, di lasciare la casa madre grillina. Facendo scendere il M5s a numeri vicini a quelli della Lega e facendo così passare le poltrone contendibili da sottosegretari da 13 a 11. Una scissione davvero molto costosa.

    Leggi anche: 1. Sorpresa, Draghi starebbe pensando di tenere per sé la delega ai servizi e 4 sottosegretari (i partiti nel panico) 2. Il Pd cambia linea: difendere Draghi? Scordatevelo. Faremo presente ogni cosa che non ci piace 3. Forza Italia: la creatura di Silvio Berlusconi dilaniata tra sovranisti e antisovranisti 
    4. Fratoianni invita Zingaretti e il M5S a costruire l’alleanza per le amministrative: “Lavoriamo da domani” 5. Se nel Pd le donne contano davvero, adesso un ministro uomo deve dimettersi e lasciare il posto a una collega (di Luca Telese) 6. Donne del PD, ora basta: sfondiamo le porte che altrimenti resteranno chiuse (di Monica Cirinnà
    Leggi l'articolo originale su TPI.it
    Mostra tutto
    Exit mobile version