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Il nuovo sindaco-medico di Chieti che ha sconfitto la Lega senza parlare d’odio

Immagine di copertina

In un'intervista a TPI, Diego Ferrara, medico di base e neo primo cittadino del capoluogo abruzzese, spiega come è riuscito a ottenere una storica vittoria in un comune amministrato dal 1993 quasi ininterrottamente dalla destra e da militanti dell'ex Movimento Sociale Italiano

Il neo sindaco di Chieti Diego Ferrara a TPI: “Ecco perché ho vinto”

Il neosindaco della città di Chieti, Diego Ferrara, lunedì scorso è stato eletto a sorpresa, al ballottaggio, per la coalizione di centrosinistra, con il 55,8% dei voti. Persino il segretario del Partito Democratico Nicola Zingaretti si è sentito in dovere di chiamarlo personalmente, allindomani delle elezioni, per dirgli che aveva fatto un miracolo”. Il suo avversario che era in vantaggio al primo turno, Fabrizio Di Stefano, politico di lungo corso investito a dicembre scorso da Matteo Salvini in prima persona della candidatura a sindaco, era stato dato per vincente fin dall’inizio, quasi senza partita. Invece, è stato sconfitto non soltanto dagli elettori del suo avversario, ma dai suoi stessi elettori: fra il primo e il secondo turno di votazioni ha perso, infatti, circa 2.000 voti.

S&D

Cosa è successo? Com’è possibile che la città di Chieti, feudo di una destra da sempre dichiaratamente legata a un mai rinnegato fascismo, amministrata dal 1993 a oggi quasi ininterrottamente – con la sola eccezione di una consiliatura – da militanti dell’ex Movimento Sociale Italiano, abbia voltato le spalle al delfino locale di Matteo Salvini?

diego ferrara

Fra quel dicembre dell’anno scorso in cui il leader nazionale della Lega presentava il suo candidato come sicuro vincente – facendo il suo ingresso trionfale in un cinema cittadino, mentre Pavarotti tuonava “All’alba vincerò” – e la tornata elettorale dell’autunno 2020, si è messa di mezzo nientemeno che una pandemia mondiale che ha cambiato tutto. Prima di tutto “ha cambiato le priorità delle persone e ciò che si aspettano che un politico di riferimento debba rappresentare per loro”, dichiara Diego Ferrara a TPI. “Forse è questo l’elemento che i politici come Matteo Salvini non hanno ancora capito. L’epoca della politica gridata, dei proclami che puntano alla paura e all’odio, sta finalmente tramontando. Le persone hanno avuto paura sì, moltissima, in questi mesi; ma le loro paure sono state diverse da quelle proclamate e propagandate da questa destra. Hanno avuto paura non dell’arrivo di pochi immigrati, bensì di ammalarsi, e hanno avuto paura delle conseguenze che questa pandemia avrebbe avuto e potrà ancora avere sulla loro vita e sulla vita di tutti. Per questo, adesso, desiderano essere soprattutto rassicurate e protette dagli eventi esterni e dalle insidie. Credo che la società non ami più voler vedere un nemico su cui accanirsi, ma che abbia bisogno di figure capaci di prendersi cura della collettività.”

Secondo Ferrara, è stato probabilmente anche per effetto di queste nuove esigenze intervenute nei sentimenti e nei pensieri di tante persone che il suo profilo di medico del territorio – noto e stimato nella città di Chieti da circa 40 anni – ha assunto le sembianze del possibile uomo giusto al posto giusto, nel momento giusto. La sua elezione rappresenta, su scala locale, un segnale di possibili cambiamenti in corso nelle esigenze e nei paradigmi di pensiero di molte persone.

“L’anno particolare e unico che stiamo vivendo ha già cambiato le nostre vite e il nostro modo di pensare. Nel mio lavoro l’ho visto in prima persona, e vedo anche la paura, in questi stessi giorni, che possiamo ripiombare violentemente nel clima del lockdown; un’esperienza che ha annichilito la parte più fragile della società italiana, molto più di quanto possiamo percepire”, commenta. “Come medico di famiglia, il mio bacino di utenza è composto da tanti ultra-settantenni: posso dire che almeno la metà dei miei pazienti sono disperati all’idea della solitudine che li aspetta in caso di nuovo lockdown. Quanto all’altra metà, sono persone che hanno subito un grave danno cognitivo. Perché, checché se ne dica, la socializzazione per le persone anziane è fondamentale. E specialmente le persone borderline, magari già interessate da principi di Alzheimer o demenza senile, dal punto di vista cognitivo hanno vissuto in questi mesi un grave decadimento.”

Durante i mesi di marzo e aprile 2020, racconta Ferrara, “con alcuni miei colleghi medici abbiamo dato vita a una specie di collettivo di solidarietà, per continuare a portare medicinali alle persone più anziane che a causa del virus erano rimaste completamente isolate; perché i figli erano a loro volta rimasti bloccati in altre città, o perché le badanti in diversi casi erano tornate nei loro Paesi, per paura. Abbiamo rappresentato l’unica speranza per persone di 80, 90 anni, che stavano vivendo l’esperienza della clausura completamente sole. Queste stesse persone, oggi, temono il possibile ripresentarsi della situazione: sono molto vulnerabili. E hanno bisogno, perciò di qualcuno in cui poter credere e di cui potersi fidare. Non di qualcuno da odiare”.

Quando il 6 agosto scorso, per la seconda volta in pochi mesi, Matteo Salvini è tornato a Chieti per tenere un comizio in sostegno del suo candidato Di Stefano, tutti i riferimenti che ha fatto alla pandemia sono stati strumentali ad attaccare gli immigrati e le politiche sull’immigrazione, come da solito copione. “Questo Paese è quello che tiene sotto sequestro gli italiani e intanto fa sbarcare migliaia di balordi che vengono in Italia a riportare il virus che gli abruzzesi avevano sconfitto”, così aveva dichiarato sul palco della Villa comunale, per poi proseguire con invettive contro gli immigrati buone per tutte le stagioni. “Ne ho le palle piene di clandestini che vengono in Italia, non abbiamo bisogno in Abruzzo di questa gente qua”, e ancora “il governo è complice degli scafisti e dei trafficanti”.

diego ferrara
Il comizio di Matteo Salvini a Chieti

Le “migliaia di balordi” non erano in realtà altro che pochissime decine di persone tenute isolate e sotto controllo, grazie all’adozione di quei protocolli di sicurezza fin dall’inizio deprecati da grossa parte della destra. “Se non è stato un negazionista a parole, Salvini si è comportato da negazionista del virus in molte manifestazioni”, segnala Diego Ferrara. “Ricordiamoci quante volte è andato in giro senza mascherine, tutti i selfie fatti in barba a ogni misura di sicurezza; alla fin fine, però, si può dire che alla sua retorica si è prosciugato il pozzo. Continuare a battere sugli immigrati non è più conveniente”, e sicuramente parlare di sbarchi in una città in cui la presenza dell’immigrazione è molto al di sotto della media nazionale ed è rappresentata nella stragrande maggioranza da rumeni e albanesi, significa imporre al proprio pubblico un argomento di propaganda, invece che mostrarsi consapevole di quali temi riguardino realmente il concreto della vita cittadina.

Proprio dal punto di vista della realtà concreta, la sfida che aspetta il neosindaco del capoluogo teatino non è affatto semplice. La sua coalizione di centro-sinistra ha vinto anche perché la destra, così come avvenuto anche nella vicina Avezzano, si è divisa e addirittura lacerata in conflitti intestini violenti che, come spesso avviene in politica e non soltanto a livello locale, avevano tutto il sapore di rese dei conti personali. Ferrara ha dalla sua l’esperienza di consigliere comunale di minoranza nella passata amministrazione, guidata da un altro ex militante del Movimento Sociale Italiano, Umberto Di Primio, primo cittadino di Chieti dal 2010 a oggi. “Fino a ieri, essere consigliere di minoranza in un comune come questo significava essere non un avversario, bensì un nemico politico”, commenta. “Il clima di odio e lacerazione ideologica è sempre stato molto forte nella politica di questa città, ma a mio avviso un’altra delle novità, nell’epoca che stiamo vivendo, è la necessità di mettere avanti la collaborazione e la cooperazione sulla divisione. Anche fra persone che la pensano in modo diverso, laddove la distanza culturale e ideale non rappresenta un abisso”.

Con questo spirito si appresta a guidare un Consiglio comunale che, anche per effetto degli apparentamenti pre-ballottaggio con altre liste, vedrà una maggioranza composta da persone di ogni età, uomini e donne di scuole politiche diverse, per alcuni aspetti anche divergenti, “ma con l’impegno comune di portare a casa, ogni giorno, qualcosa di buono per la città. Allo scopo, e come impegno di civiltà, proporrò uno streaming dei consigli comunali: in modo che le persone possano vedere con i loro occhi in che modo lavoriamo, e partecipare direttamente della loro amministrazione.”

Fra le prime cose in programma, per Ferrara c’è l’attivazione di una cabina di regia per una comunicazione trasparente e tempestiva relativa alle misure di sicurezza sul Coronavirus. “Da oggi divento sindaco, ma rimango un medico di base: il mio dovere è continuare a mettermi nei panni dei miei pazienti, delle persone anziane disperate. La mia candidatura si proponeva di rappresentare in primo luogo l’esigenza di ascolto di chi è più indietro nella società, e sul nostro territorio sono gli anziani, i disabili, le persone malate. Per questo ho già avuto un incontro con il prefetto e con il manager della ASL per attivare un programma di informazione continua della cittadinanza su come stanno le cose, e per incoraggiare tutti ad adottare le metodiche di salvaguardia, con unattenzione particolare alle scuole. Ho già creato una rete per renderci tutti partecipi in tempo reale di quello che potrà accadere.”

La prima preoccupazione di Ferrara è infatti che “se quest’inverno dovesse ripresentarsi una situazione analoga a quella di marzo 2020, potremo rivivere ciò che è già accaduto, perché navighiamo tutti a vista, in assenza di regole precise: sia dal punto di vista terapeutico, sia nella gestione dei pazienti. In questo frangente, ognuno di noi fa del suo buon senso l’arma vincente. Per quanto mi riguarda ha funzionato fin qui, spero che continui a funzionare ancora.”

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