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    Per Prodi i responsabili ci sono già: “Conte vada in Aula, i voti li trova”

    L'ex premier Romano Prodi Credits: ANSA

    Parla il Professore: "Questa crisi si deve risolvere in Parlamento, e Conte potrebbe ottenere la fiducia"

    Di Veronica Di Benedetto Montaccini
    Pubblicato il 14 Gen. 2021 alle 13:02

    “Per la prima volta sono molto preoccupato. Non è una semplice dimissione, è il Paese intero che si dimette”, a parlare è l’ex premier Romano Prodi, che ipotizza la sua road map per la crisi di governo in un’intervista a Radio Rai.

    “Questa storia mi fa tristezza – dice il Professore – Renzi tratta il governo come un suo gioco. Questo è un momento importante, abbiamo il Recovery Fund che sono una quantità di soldi enorme, la Libia, i profughi nella vicina Bosnia, dobbiamo prepararci per il G20 che è importantissimo. Che cosa vuol dire questa crisi?!”.

    “Come se ne uscirà? Il governo delle buone intenzioni non si può più fare, non è più l’epoca e quello che serve non è un governo tecnico. Secondo me questa crisi si deve svolgere per forza di fronte al Parlamento, come ho fatto anche io per ben due volte. Sapendo bene di essere sconfitto, ma la democrazia è questa. Tra l’altro, secondo i miei calcoli, penso che se Conte andasse in Aula, potrebbe andargli anche bene per la fiducia”. 

    “Il governo diventa grande se pensa in grande. E se mette all’ordine del giorno il futuro e non il passato”, aveva già detto l’ex premier questa mattina sul ‘Messaggero’.

    Una strada, per il Professore, è sicuramente preclusa, quella di un esecutivo di unità nazionale: “Non mi sembra una via perseguibile, le tensioni e gli insulti crescono sempre, invece di calare”.  Cosa, invece, si dovrebbe fare? “Ci vorrebbe un partito che indicasse due o tre punti di larghissimo interesse popolare, aprisse un grande dibattito nazionale su questi e si rimettesse così in sintonia con il Paese”, suggerisce.

    L’ex presidente del Consiglio non si sottrae a una riflessione sul ritorno in scena di Clemente Mastella, che innescò la fine del Prodi II, come potenziale organizzatore di una ‘scialuppa di salvataggio’ dell’attuale esecutivo: “Forse vorrà riparare al malfatto. Dio, come diceva il Manzoni, perdona tante cose per un’opera di misericordia”. Tutt’altro discorso per Fausto Bertinotti: “Perdonabile? No, perchè auto-eliminandosi ha reso inutile perfino il perdono”.

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