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    Covid, il piano del Governo: lockdown o coprifuoco alle 21 se i contagi non calano in 7 giorni

    Di Carmelo Leo
    Pubblicato il 23 Ott. 2020 alle 08:33

    Covid, lockdown o coprifuoco alle 21 se contagi non calano in 7 giorni

    Il Governo pensa già oltre l’ultimo Dpcm emanato per far fronte alla risalita dei contagi da Covid in Italia e, se le cose nei prossimi giorni non dovessero migliorare, è pronto a un’ulteriore stretta. L’esecutivo si è dato una deadline di una settimana: se entro 7 giorni nuovi casi e pazienti deceduti continuassero a crescere – dimostrando l’inefficacia (o almeno la tardività) degli ultimi provvedimenti – il premier Giuseppe Conte dovrà fare un passo in più. In che direzione? Al momento, le alternative sono due: una più cauta (e quindi preferita dal presidente del Consiglio) e una più drastica. Nel primo caso, infatti, si potrebbe prevedere un coprifuoco esteso a tutta Italia già a partire dalle 21. Nel secondo caso, si realizzerebbe lo spauracchio lockdown generalizzato, con possibilità di uscire da casa soltanto per andare a scuola o al lavoro, dunque limitando al massimo le “attività non essenziali”.

    La decisione sarà presa in base al monitoraggio della curva epidemiologica e al numero di terapie intensive occupate. Sono questi, i numeri del Covid in Italia, i parametri che verranno utilizzati per stabilire la forza dei nuovi provvedimenti. In seno al Governo intanto convivono due anime: quella del premier, contrario a un lockdown nazionale, e quella del ministro della Salute Roberto Speranza, che spinge invece per una chiusura anche breve, di due settimane, per dare respiro al sistema sanitario nazionale.

    Nel frattempo, per oggi è previsto un incontro Stato-Regioni per concordare eventuali nuove chiusure. Si lavora anche all’elenco delle attività “non essenziali”, quelle dunque che potrebbero essere fermate se i contagi non tornassero a calare. Altri punti all’ordine del giorno, per l’esecutivo, sono il potenziamento delle attività ospedaliere territoriali e degli strumenti a disposizione dei medici di base, la stesura dell’accordo per la somministrazione dei test rapidi anche da parte dei medici di base e nelle farmacie, il rinforzamento del contact tracing. E, ovviamente, l’assunzione di nuovi operatori che effettueranno test e tamponi e informeranno gli italiani sulle procedure.

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