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Non abbiate paura di disobbedire (di Ultima Generazione)

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La nostra protesta sembra folle ma chiede solo al Governo di fermare i sussidi ai combustibili fossili, che alimentano le cause degli eventi climatici estremi. Dovremmo arrabbiarci con la politica per non aver fatto nulla negli ultimi anni, non con chi manifesta. Su TPI l'appello di Ultima Generazione per la campagna "Non paghiamo il fossile"

Vedere case invase dall’acqua, le strade come fiumi, il terreno che cede davanti ai nostri occhi. In un attimo, siamo forzati ad abbandonare il finto senso di normalità che illude la nostra quotidianità, per sentire paura, impotenza, disperazione, e una dimensione atrocemente surreale.

L’alluvione in Emilia-Romagna è una strage preannunciata che ci trova impreparati. Resteremo impreparati se non ci impegniamo a tenere gli occhi aperti. Tragedie come quella che stanno vivendo i nostri concittadini ci fanno sgranare gli occhi e ammettere: «Siamo in pericolo, in qualsiasi momento gli effetti della crisi climatica possono stravolgere la mia mia vita». Eppure questi occhi sgranati tendono ad appesantirsi troppo in fretta.

Per abitudine e per paura del dolore che ci porta restare in contatto con quelle emozioni difficili. Con queste palpebre appesantite, le azioni di disobbedienza civile ci sembrano folli. Azioni che chiedono semplicemente al governo di interrompere i sussidi pubblici ai combustibili fossili. Sappiamo che questi finanziamenti ogni giorno alimentano le cause alla radice dell’aumento di eventi climatici estremi che stiamo vivendo.

Allora chiedo: ha senso bloccare delle persone che vanno al lavoro se questo può risparmiare alcune delle vite che perderemo? Ha senso prendere multe salate e rischiare il carcere se questo può ridurre il numero di persone che si ritroveranno sfollate? Cosa ci fa più paura? Subire impotenti questi eventi estremi o la disobbedienza civile? Ad oggi (22 maggio, ndr) sono 26mila le persone sfollate in Emilia-Romagna. Quante ancora prima di scegliere di agire?

Le azioni di disobbedienza civile fanno arrabbiare tante persone. Eppure quando abbiamo gli occhi realmente aperti alle stragi che possono colpirci da un momento all’altro, a farci arrabbiare ogni giorno sarà l’inazione del governo. Troviamo il coraggio di tenere gli occhi aperti, di accogliere il dolore abbastanza a lungo da porci queste domande e decidere come agire.

Mentre il terreno ci crolla attorno, è essenziale mantenere salde le fondamenta dei nostri valori e chiederci a chi dobbiamo la nostra lealtà. Ricordiamoci che nonostante le domande al centro dei dibattiti nei media cerchino di dividerci, noi siamo dalla stessa parte!

La maggioranza degli italiani vuole che il nostro governo smetta di fare gli interessi delle industrie fossili e si dedichi giorno e notte a mettere in sicurezza le famiglie italiane, a sostenere gli agricoltori per adattare le loro coltivazioni a un clima stravolto e a ottimizzare le infrastrutture per la gestione di acqua e energia.

Il nostro territorio sta cambiando, di conseguenza dobbiamo adattarci e cambiare anche noi. Finché la politica non seguirà la scienza, per noi cittadini adattarsi vorrà dire prenderci la responsabilità di riportare coerenza. Vorrà dire trasformare la nostra vita per metterla al servizio del cambiamento ed esigere assieme che il nostro governo faccia il suo lavoro. Ognuno di noi può portare un contributo prezioso. Non curiamo il nostro pezzetto individuale senza cercare il nostro posto in un progetto collettivo. Questo è il pensiero che ci ha portati all’emergenza di oggi.

Portiamo il nostro tassello ad un mosaico più grande. Lì la forza dei numeri avrà la possibilità di pretendere gli adattamenti necessari. L’unica costante nella vita è il cambiamento. Resistergli significa subirlo, e deperire passivamente. Sveglia cari concittadini, non abbiate paura di tenere gli occhi aperti. I mostri ballano mentre noi dormiamo.

Con amore e rabbia,
Ultima Generazione.

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