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Sanremo 2022, le pagelle della terza serata del Festival

Immagine di copertina
Credit: Ansa

Sanremo 2022, le pagelle della terza serata del Festival

SANREMO 2022 PAGELLE – Per la prima volta abbiamo ascoltato nella stessa serata tutte le 25 canzoni in gara del Festival. A votare il pubblico da casa attraverso il televoto, oltre alla giuria Demoscopica 1000. Una serata impreziosita dall’elegante intelligenza e dall’ironia di Drusilla Foer, che domina il palco dell’Ariston nei panni di co-conduttrice, scelta azzeccatissima da parte di Amadeus e piacevole scoperta per molti. Super ospite Cesare Cremonini, vero pezzo da 90, con un medley dei suoi tanti successi, mentre Roberto Saviano ricorda nel suo monologo l’anniversario delle stragi di Capaci e via D’Amelio. I nostri giudizi sulla terza serata del Festival, ricordando – come avrebbe detto Mario Brega – che “sta mano po esse fero e po esse piuma”.

S&D

Drusilla Foer 8 – Le bastano pochi minuti per prendersi il palco e fare più e meglio delle due co-conduttrici che l’hanno preceduta in questo Festival, Ornella Muti e Lorena Cesarini. Ci voleva poco, in effetti. Il personaggio di Gianluca Gori, poco noto al grande pubblico, dimostra personalità, classe, raffinatezza. Autoironica quando – prima conduzione “en travesti” del Festival – indossa i panni di Zorro. “Io alle 11 e mezza vado a letto”, come fai a non amarla? A tratti sembra lei la vera padrona di casa e Amadeus il valletto. Prezioso il monologo su diversità e unicità. Meritava quest’opportunità.

Cesare Cremonini 9 – Quando arrivano quelli bravi davvero la differenza si vede e si sente. Propone un medley dei suoi più grandi successi, e sono parecchi. Ci regala un quarto d’ora di karaoke. Pop ai massimi livelli. Una hit dopo l’altra, e lui è un performer straordinario. Ci fa respirare l’aria dei concerti, che tanto ci manca. Non era mai stato a Sanremo, è valsa la pena aspettare. Altra categoria.

Giusy Ferreri 5 – Sembra quasi non veda l’ora di scappare via dal palco dell’Ariston. La parte con il megafono è la scena di questo Sanremo più “memata” e virale sui social. Il brano è piuttosto retrò, non una hit come quelle a cui ci ha abituato negli ultimi anni grazie a collaborazioni di successo. Una buona interpretazione, ma il pezzo non spicca mai il volo.

Highsnob e Hu 7 – La versione “discount” dei Coma_Cose, ma rispetto al primo ascolto la canzone è decisamente più orecchiabile. I due artisti si abbracciano non solo fisicamente, ma anche vocalmente. L’urban che si lega al pop. “Abbi cura di te” racconta una storia comune a tanti di noi. Loro la interpretano con autenticità.

Fabrizio Moro 5,5 – Moro ha sempre quell’espressione felice di chi ha deciso di farla finita buttandosi da un ponte. E anche musicalmente questa “Sei tu” dà l’impressione di un brano già sentito, perfettamente nel suo repertorio, pure troppo. Usato sicuro, ma il rischio a lungo andare è di annoiare il pubblico. Inoltre ricorda da vicino “Che sia benedetta” di Fiorella Mannoia.

Aka7even 5,5 – Un brano leggero e senza troppe pretese, che si rivolge chiaramente al suo pubblico, quello dei più giovani. L’ex concorrente di Amici lo esegue con tanta energia e trasporto, e va premiato almeno per lo sforzo. Testo inconsistente.

Massimo Ranieri 6,5 – Dopo le inaspettate incertezze vocali della prima serata, Ranieri si presenta sul palco assai più a fuoco. Un brano che arriva da lontano, come i migranti di cui ci parla. E mentre lo sentiamo cantare, ci sembra di vederli. Teatrale e struggente.

Dargen D’amico 7,5 – “Fottitene e balla”. Tormentone che ti entra in testa e non esce più. Già vi vedo a cantarla quest’estate in spiaggia dopo il terzo Spritz. Un tributo alla dance anni Novanta che si mescola al rap in un mix irresistibile. E tutto l’Ariston si alza in piedi e balla. Ora però voglio i suoi occhiali.

Irama 6,5 – Canzone gradevole, una ballad romantica all’apparenza lontana dal tradizionale mondo di Irama. Il testo è deboluccio, ma in radio può funzionare. Il look è da rivedere: dopo aver sfoggiato un centrino al posto della maglietta (di quelli belli all’uncinetto come li faceva mia nonna), oggi non va molto meglio, anche a livello tricologico. Filippo spinge molto sull’esibizione, può finire nelle zone alte della classifica.

Ditonellapiaga e Rettore 7,5 – Quanta chichichichimica tra Donatella e Margherita. Una coppia all’apparenza improbabile, ma che funziona parecchio e confeziona un tormentone leggero e divertente, con un testo a tinte “hot” che non guasta. Due grandi performer, un mito come Rettore. C’è però il rischio che quel ritornello così martellante finisca per stancare.

Mahmood e Blanco 8,5 – Hanno già vinto loro? Da qui a sabato la domanda che ci faremo è: “Chi potrà scalzarli dal gradino più alto del podio?”. La canzone è una bomba. Moderna ed emozionante. Il lato migliore del pop contemporaneo. Loro si mangiano il teatro e hanno già registrato numeri da record sulle piattaforme di streaming. Due voci riconoscibili che si fondono alla perfezione, in un’armonia che esalta entrambi. La voce candida e il falsetto di Mahmood, la forza carnale di Blanco, che a 18 anni sembra essere nato per stare su un palco. E poi quanto è bello vedere due uomini che si guardano negli occhi e cantano una canzone d’amore. Brividi davvero.

Michele Bravi 6 – Il brano è delicato e ha un bell’arrangiamento. Stile Bravi, ma questo talentuoso ragazzo ha cantato cose migliori, come “Il diario degli errori” o “Mantieni il bacio”. Sincero ed emozionante nell’esibizione, bel testo, è uno di quei pezzi che possono crescere con il passare degli ascolti. Mezzo punto in meno per il look.

Rkomi 6 – In radio può funzionare, e i numeri di Spotify di queste ore lo dimostrano. La sua performance continua a non convincere fino in fondo. Come cantavano un po’ di anni fa Morandi, Ruggeri e Tozzi: “Si può dare di più”. Serata no.

Gianni Morandi 7 – A Gianni non si può non voler bene. Jovanotti confeziona per lui un pezzo leggero e da ballare, sul solco del tormentone di questa estate “L’allegria”. A 77 anni l’eterno ragazzo di Monghidoro canta, corre e salta sul palco dell’Ariston, mentre io a 30 appena compiuti fatico ad alzarmi dal divano. Funziona parecchio, e il pubblico lo celebra con un meritato applauso. Terzo nella classifica di stasera. Tutt’altro che boomer.

Tananai 4 – Con tutto l’affetto per il ragazzo che è anche simpatico, diciamo che forse 24 canzoni invece di 25 erano sufficienti. Sfortunato ad avere qualche problema con il microfono, ma sia il pezzo che la sua interpretazione non arrivano alla sufficienza.

Elisa 8,5 – Una dea sul palco dell’Ariston. 21 anni fa lo vinse, quest’anno torna al Festival ed è probabilmente l’unica cantante che può provare a contendere il trionfo al duo Mahmood e Blanco. O accontentarsi di un meritatissimo secondo posto, come quello ottenuto in questa terza serata. La sua voce melodica e angelica si fonde perfettamente con la musica, il tutto esaltato dall’orchestra e dal controcoro. La canzone italiana ai massimi livelli.

La rappresentante di lista 8 – “Ciao ciao” è la canzone che più spesso, durante la giornata, mi capita di canticchiare inconsapevolmente. Il duo queer – dopo il successo di “Amare” con cui si sono fatti conoscere dal grande pubblico lo scorso anno a Sanremo – porta un tormentone intelligente e scanzonato. Ironia e teatralità, anche nel look da Sposa Cadavere. Funk anni ’80 furbo che cattura. Possono salire sul podio.

Iva Zanicchi sv – I giganti non si possono giudicare, tanto meno da parte del sottoscritto. Per i più giovani Iva è quella di “Ok il prezzo è giusto”, ma sarebbe estremamente riduttivo. Stiamo parlando di una delle voci più belle della musica italiana, forse l’unica che per decenni ha potuto rivaleggiare con Mina. 82 anni e non sentirli, porta il suo stile senza voler strafare. Il brano è polveroso, con un testo audace per una signora della sua età.

Achille Lauro 5 – Quando sei costretto a stupire ogni volta, non è facile inventarsi sempre qualcosa che faccia esclamare “wow” a chi ti guarda. È il caso di Achille Lauro che torna per l’ennesima volta al Festival, ma “Domenica” è più debole di altri suoi brani sanremesi. Una Rolls Royce 2.0 piuttosto sgasata. Dopo le polemiche per essersi “battezzato”, stasera fa tremare le attempate signore in prima fila sbottonandosi i pantaloni, con la manina che scende verso mete pericolose. Bravo a creare quell’attesa che da un momento all’altro possa succedere qualcosa.

Matteo Romano 7 – Visino da adolescente, ma tanta grinta sul palco. Un bel ritornello, e un brano che unisce gli stili classici del cantautorato italiano alle melodie più moderne. Lui ci crede tanto e si esibisce con la leggerezza dei 19 anni. Migliora con il passare degli ascolti, nonostante qualche banalità nel testo.

Ana Mena 4 – Canzone neomelodica che fa tanto “Il castello delle cerimonie”, sarebbe potuto essere un discreto tormentone trash estivo. Peccato che siamo solo a febbraio. Bruttina.

Sangiovanni 6 – Pop senza troppe pretese ma assai orecchiabile, testo non indimenticabile. Strizza l’occhio al suo pubblico, consapevole di quanto sia seguito e amato. Molto simile ad altri suoi brani, come Malibù. Comfort zone.

Emma 7 – Emma mette in scena tutta la sua tecnica vocale, la grinta e il suo spirito da combattente, accompagnata dalla fidata Francesca Michielin come direttrice d’orchestra. Non uno dei suoi pezzi migliori, ma con la sua interpretazione compensa ogni lacuna.

Yuman 6,5 – La classifica per lui è deficitaria, mentre “Ora e qui” è assolutamente godibile. Una ventata di soul e musica black. Il brano non ha particolari picchi, ma questo ragazzo canta con credibilità e una passione raffinata. Merita di più.

Le vibrazioni 5,5 – Vibrano poco in questo Sanremo, con un pop-rock che non lascia il segno. Senz’altro non fra le migliori produzioni della band. Ci si aspettava di più da Sarcina e company, peccato.

Giovanni Truppi 7 – Mentre tutti puntano tanto sul look per sorprendere e far parlare di sé, lui si presenta con una semplice canotta nera. Di fatto in questo Festival è un alieno. Un testo poetico non facile da apprezzare a pieno, specie all’una passata. Ma già essere sul palco più nazionalpopolare d’Italia per un cantautore non esattamente mainstream come Truppi è una vittoria.

Noemi 6,5 – Il tocco di Mahmood in questo brano si sente. Noemi ha cantato cose più forti, come “Glicine”, ma il brano funziona e migliora ad ogni ascolto. Non una canzone di facile interpretazione, ma lei ne esce benissimo grazie alla sua voce e alla tecnica sopraffina.

Sono quasi le due, buonanotte.

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