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    Centrosinistra, sveglia: per salvare la Lombardia va varato subito un Governo ombra

    Credits: Ansa/Matteo Corner

    Un'altra Lombardia è possibile, ma bisogna passare all'azione coinvolgendo anche associazioni, medici, giornalisti, urbanisti e semplici cittadini pronti a mettere le proprie competenze a disposizione di un progetto comune

    Di Lorenzo Zacchetti
    Pubblicato il 29 Mar. 2021 alle 10:47

    Per uscire dalla palude nella quale la Lombardia è precipitata a causa della crisi pandemica serve un salto di qualità. Denunciare ciò che non funziona è doveroso, ma non basta. Bisogna necessariamente passare dall’indignazione a una proposta alternativa, perché non si può dimenticare che la maggioranza in carica è più che legittimata dalla volontà popolare, che da 25 anni a questa parte si esprime invariabilmente a favore del centrodestra.

    È stato così anche in un momento politicamente persino più difficile di questo, ovvero quanto la Giunta Formigoni fu letteralmente spazzata via da una serie di scandali che portarono ad elezioni anticipate. Come finì, lo ricordiamo tutti: Bobo Maroni fece rivincere il centrodestra con il 42,81%, contro il 38,24% di Umberto Ambrosoli. Quest’ultimo era un candidato troppo milanese e troppo poco noto? Può darsi, ma cinque anni dopo, quando toccò al ben più conosciuto Giorgio Gori, la sconfitta fu ancora più netta: il sindaco di Bergamo prese il 29,10% dei voti, contro il 49,8% di Attilio Fontana, la cui fama allora era ben inferiore a quella di oggi (il terzo incomodo Dario Violi, del Movimento Cinque Stelle, si aggiudicò il 17,36%).

    Certo, oggi Fontana è ben conosciuto in tutta Italia, ma come la sua Regione non gode esattamente di un’immagine vincente. Infatti il centrodestra si sta già preparando alle elezioni del 2023 con l’avvento di Letizia Moratti, entrata in Giunta sia per sostituire Giulio Gallera che per pavimentare la strada verso un nuovo ciclo: il suo. Il piano funzionerà? Vedremo, ma intanto un’idea di futuro c’è, benché saldamente ancorata a idee e persone del passato.

    Nel campo progressista, ovvero nel centrosinistra allargato al Movimento Cinque Stelle, la nebbia è invece ancora fitta. Questo risuona come un campanello d’allarme a chi crede nella democrazia dell’alternanza, soprattutto se si guarda alle vicende nazionali, dove per la terza volta il PD è andato al Governo pur senza aver vinto le elezioni. Questo non solo non è indice di una democrazia sana, ma è anche un autogol: così infatti si fornisce un bell’alibi a chi ha il coraggio di dire che l’invocazione di un commissariamento della sanità lombarda rappresenterebbe l’ennesima “scorciatoia” adottata dal centrosinistra per andare al potere, invece che un semplice tentativo di salvare le vite dei cittadini lombardi.

    A prescindere dal fatto che sul commissariamento il Governo continua a nicchiare e il ministro Speranza ancora non ha ritenuto nemmeno di spiegarcene il perché, a livello locale è davvero urgente che si vari un Governo ombra che intanto indichi strade alternative a una maggioranza in evidente stato confusionale e che, in prospettiva, convinca i lombardi di poter essere un nocchiere più affidabile di quello odierno.

    Questo obiettivo dovrebbe essere il pensiero fisso del campo progressista, date le circostanze. La difficoltà nel passare alla fase propositiva è probabilmente frutto di molte concause. Non è facile trovare una personalità tanto radicale nei contenuti da segnare un’evidente discontinuità quanto moderata nei toni per non intimorire un elettorato storicamente diffidente. Non lo è nemmeno trovare l’amalgama sia tra le forze politiche dell’attuale opposizione, che tra le varie componenti interne: una corrente del PD, non troppo tempo fa, ha diffuso un appello nel quale sostanzialmente si invitava a seppellire l’ascia di guerra nei confronti di Regione Lombardia, in favore di uno spirito maggiormente “collaborativo”. Tenere insieme queste istanze con quelle di chi ogni giorno cerca di organizzare la protesta contro la Giunta Fontana non è la cosa più scontata del mondo.

    Tuttavia, se non si è capaci di superare questi ostacoli non si va da nessuna parte. Un buon modo per approcciare la questione sarebbe puntare sui contenuti, coinvolgendo per ogni area tematica non solo le forze politiche, ma anche le associazioni, i professionisti (penso ovviamente ai medici, ma anche a urbanisti, giornalisti, ecc…) e i comuni cittadini che credono nella necessità di voltare pagina e che sono disponibili a donare tempo, energie e competenze alla causa.

    Al di là delle ricette alternative sulle sanità, sulle quali basta consultare l’archivio di TPI per trovare proposte in abbondanza, i bisogni insoddisfatti sono davvero numerosi. Come si possono rilanciare le attività commerciali messe in ginocchio dal Covid-19? Quali sono le proposte alternative per garantire il diritto dei giovani a studiare in sicurezza, ma senza l’alienazione sociale che la didattica a distanza inevitabilmente comporta? E come si può far ripartire lo sport, finito in fondo alla lista delle priorità anche se tutti sono bravi a riempirsi la bocca col suo valore sociale? La lista potrebbe continuare a lungo: se un’altra Lombardia è possibile, lo si dimostri varando subito un Governo ombra che abbia il coraggio di proporre soluzioni alternative per questi problemi che, con tutta evidenza, questa maggioranza non riesce a risolvere.

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